Hilton Capomulini, interrogazione alla Camera del M5s «Cantiere bloccato. Che ne è stato dei 7mln a Item?»

Che fine ha fatto l’Hilton Capomulini? Ma soprattutto dove è finita la prima tranche dei 24 milioni di euro che il governo Renzi ha destinato per l’impresa turistica dello sceicco Hamed Ahmed Bin Al Hamed? A chiederselo è il Movimento 5 stelle, con un’interrogazione alla Camera rivolta alla ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi. Il caso del complesso turistico ex Perla Jonica, con il passare dei mesi, ha attirato l’attenzione non solo di chi ha guardato al progetto per le potenzialità occupazionali, ma anche di chi inizia a temere che la scelta dello Stato possa essere stata avventata.

«È arrivato il momento di vederci chiaro – dichiara la deputata Giulia Grillo, prima firmataria del testo -. Nonostante le somme destinate, infatti, il cantiere dei lavori risulta essere fermo da novembre 2015, a seguito peraltro, di notevoli ritardi nei pagamenti alle aziende che hanno realizzato gli interventi». A operare per conto dello sceicco è la Item srl, che nell’estate 2014 si aggiudicò il complesso dopo una lunga disputa giudiziaria. A seguito dell’acquisto, l’amministratore delegato Salvo La Mantia definì il futuro resort come «il complesso convegnistico-alberghiero più grande del Mediterraneo», con ricadute anche sull’economia locale. A partire dai 400 posti di lavoro che sarebbero stati creati, e sulla cui gestione intervennero anche il Comune di Acireale e il deputato regionale Nicola D’Agostino.

Da allora, però, di tempo ne è passato. I lavori nel cantiere della frazione acese sono bloccati. Rendendo di fatto praticamente impossibile l’inaugurazione entro il 2016, così come annunciato due anni fa. Il progetto Item rientra tra i 24 contratti di sviluppo che Renzi presentò nel luglio 2014 a sostegno dello sviluppo, specialmente del Mezzogiorno. Tramite Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, si decise di contribuire con oltre 24 milioni di euro a fondo perduto, pari a poco meno del 50 per cento dell’investimento totale. 

Ed è proprio ai doveri di Invitalia che si richiama nell’interrogazione presentata a Montecitorio: «Il decreto del Mise prevede a cura dell’agenzia la verifica dell’affidabilità tecnica, economica, e finanziaria delle imprese proponenti – si legge – della sostenibilità finanziaria del programma di sviluppo, con riferimento alla capacità delle imprese di sostenere la quota parte dei costi delle immobilizzazioni previste dal programma di sviluppo non coperte da aiuto pubblico».

A operare nel cantiere è stata la Volteo Energie spa, società a cui la Item ha affidato i lavori. Un contratto «chiavi in mano» da 47 milioni di euro, che avrebbe dovuto portare all’intera «ristrutturazione del complesso, comprendendo l’albergo, le palazzine, il centro congressi, il ristorante e gli impianti sportivi». Recentemente, però, il Tribunale di Catania, chiamato in causa dalla società di La Mantia, ha emesso un provvedimento, a firma della giudice Mariapaola Sabatino, con cui si intima alla Volteo Energie di restituire a Item tutte le aree di cantiere in suo possesso. A seguito di quel pronunciamento La Mantia aveva annunciato di essere alla ricerca di altre società capaci di dare ampie garanzie in termini di affidabilità. 

A intervenire nella questione è anche la deputata regionale del M5s Angela Foti: «Che fine hanno fatto i 7 milioni di euro che sarebbero già arrivati ad aprile 2015 e che la società ITEM avrebbe girato alla Volteo Energie Spa?», chiede l’onorevole. «La Item al momento denota una mancata trasparenza, che con il Movimento 5 Stelle, non è più possibile permettersi», conclude Grillo.


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