La società, apparsa sulla scena pubblica nel 2014 per ristrutturare il complesso Perla Jonica grazie anche ai fondi di uno sceicco, ha ottenuto il concordato preventivo. Ultimo atto di una storia che sembrava potesse essere diversa
Hilton Capomulini, debiti di Item ben oltre le aspettative Continua il lavoro del commissario giudiziale del tribunale
Ben oltre la trentina di milioni di euro che da tempo circola negli ambienti imprenditoriali siciliani e non solo. La massa debitoria a carico della società dello sceicco Hamed Ahmed Bin Al Hamed è ben più corposa di quello che si immaginava. A lavorarci da mesi è l’avvocato Antonio Scribano, nominato dal tribunale di Catania commissario giudiziale dopo la domanda di concordato preventivo depositata da Item Capomulini. L’impresa è controllata dalla Item Holding, società che nel 2014 si affacciò nel panorama siciliano con la promessa di trasformare la vecchia Perla Jonica in un hotel di lusso della catena Hilton. L’operazione puntava in un colpo solo a fare della frazione acese di Capomulini una località d’élite nel Mediterraneo, rilanciando anche il turismo congressuale e – va da sé – l’occupazione locale. Tra maestranze nella fase di ristrutturazione dell’immobile e personale addetto all’accoglienza.
A sostenere quella scommessa erano i fondi dell’emiro ma anche più di 24 milioni di fondi pubblici messi sul tavolo da Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo delle imprese all’epoca guidata da Domenico Arcuri. Conosciuto dai più per la nomina a commissario del governo per la gestione dell’emergenza Covid-19. Sei anni fa, invece, Arcuri ha preso atto della volontà dell’allora governo Renzi di finanziare 24 progetti per lo sviluppo imprenditoriale, soprattutto del Mezzogiorno. Tra le idee più apprezzate ci fu proprio quella di Item, all’epoca amministrata dal catanese Salvatore La Mantia. Tutto ciò, però, si è rivelato il prologo di una storia che ha preso una piega totalmente diversa da quella immaginata e il cui finale deve ancora essere scritto.
La richiesta di concordato preventivo arriva alla fine di un lustro in cui i lavori nel cantiere sono andati avanti a singhiozzo, con lunghissimi stop e la sensazione crescente che le cose fossero più complicate di quello che si pensava. O meglio, si sperava. I primi problemi si sono avuti con l’esperienza di Volteo Energie spa, scelta da Item come general contractor. La società il cui core business è legato al settore delle rinnovabili, nel 2016, è finita coinvolta in un’inchiesta su una presunta distrazione dei fondi, tra i quali proprio quelli gestiti da Invitalia e diretti alla realizzazione dell’Hilton a Capomulini. Nello specifico, gli inquirenti ritennero che buona parte della prima tranche di sette milioni arrivata nelle casse di Volteo fossero stati usati per altri fini. Tra i quali anche l’acquisto di una foresteria a Londra.
Quasi un anno prima della notizia dell’indagine, la Item aveva risolto il contratto con Volteo, assicurando però di essere in condizioni di garantire i tempi previsti per la realizzazione dei lavori. «La Item è ben determinata a rispettare le tempistiche che si era inizialmente prefissata. Sono già in corso degli accordi con altre società che danno ampie garanzie di affidabilità e serietà», fu il commento dopo il ben servito a Volteo. La situazione, tuttavia, non è cambiata neanche quando l’appalto è stato affidato a Inso spa, società del gruppo Condotte che, per alcuni mesi, partì spedita con l’affidamento in subappalto ad alcune imprese locali ma che poi ha rallentato fino a tirare il freno a mano.
A rimetterci, con il passare del tempo, sono state le ditte che hanno concretamente operato dentro al cantiere. I cui crediti nei confronti del general contractor sono via via lievitati così come i debiti nei confronti dei fornitori. È il 2017, quando le imprese siciliane chiedono al tribunale di congelare i beni di Inso, mentre da Item arriva l’ennesima rassicurazione sulla sostenibilità finanziaria dell’operazione grazie allo sceicco. Una presenza che, a volte, ha avuto la funzione di esorcizzare i timori di uno stallo senza fine, ma che finora non ha portato a nulla di concreto.
E così mentre c’è chi – come Ance – da tempo chiede che l’impresa, nel senso letterale, venga affidata a un consorzio di ditte locali, dalle parti di piazza Verga si attendono i primi effetti dell’insediamento del commissario giudiziale. Alla presa d’atto dei debiti che gravano su Item dovrà seguire, infatti, il piano di rientro da sottoporre ai creditori. Tra questi ultimi non solo le imprese edili locali, ma anche istituti di credito come Monte dei Paschi che a Item ha concesso un finanziamento di circa 27 milioni di euro.