Non sono bastati gli incontri e gli appelli per scongiurare l’isolamento delle isole minori della Sicilia. Scatta da oggi lo stop ai collegamenti annunciato nei giorni scorsi da Ustica Lines, che punta il dito contro la Regione siciliana. Secondo la compagnia, infatti, il Governo Crocetta «non solo ha messo un fornitore di un servizio essenziale nelle condizioni di non poterlo eseguire, ma non si assume neanche le responsabilità del proprio operato».
La guerra tra la Regione siciliana e la compagnia di navigazione stritola i lavoratori, 400 in tutto per i quali lo spettro del licenziamento è vicino, ma rischia anche di dare un colpo durissimo alla stagione turistica negli arcipelaghi siciliani alla vigilia dell’estate. L’azienda lamenta il mancato pagamento delle somme che le spettano per i servizi resi nell’ultimo anno. In particolare, è l’accusa di Ustica Lines, l’Amministrazione targata Crocetta, avrebbe versato solo il 50 per cento di quanto dovuto per i servizi resi nell’ultimo anno. E la certezza del pagamento del saldo non ci sarebbe, almeno secondo la compagnia.
«Ad oggi la Regione siciliana – spiegano dalla società – continua a non volere stipulare i contratti, nemmeno alle condizioni da essa stessa indicate e si trincera dietro dichiarazioni, come quelle rese dall’assessore Pizzo (alle Infrastrutture, ndr), che da un lato sono smentite dal Registro italiano navale, e, per quanto riguarda la richiesta di Iban dei dipendenti dell’Ustica Lines, non meritano neanche di essere commentate perché ciò rappresenterebbe un’offesa all’intelligenza di tutti».
Il punto per Ustica Lines è questo. «La Regione ritiene (non si sa in base a quali valutazioni) di avere essa stessa commesso errori nel bando aggiudicato e di dover operare una riduzione del 15%». L’Ustica Lines, «senza entrare nel merito e solo per evitare le conseguenze della sospensione dei collegamenti», invece, chiede che si firmino i contratti e la Regione paghi l’85% di quanto dovuto, «rinviando ad un successivo contradditorio, anche dinanzi all’Autorità giudiziaria, la verifica dell’infondatezza e dell’illegittimità della pretesa riduzione».
Insomma, per la compagnia di navigazione «è chiara la pretestuosità dell’atteggiamento dell’Ente, che irresponsabilmente ha deciso di privare le comunità isolane di un servizio indispensabile e vitale e di acuire ulteriormente la crisi economica e sociale del territorio siciliano».
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