Tra via Adelia, via Sabato Martelli Castaldi, via Nazario Sauro e via Damiano Chiesa c'è uno spazio enorme. In cui quarant'anni fa sarebbe dovuto nascere il Centro direzionale del quartiere e che adesso è solo un'area incolta. Ora annerita dal fuoco che l'ha devastata in poco più di qualche ora. Guarda foto e video
Vasto incendio a Cibali, in fiamme ettari di terreno Fuoco minaccia case: «È esploso tutto in mezz’ora»
«Queste sono tragedie: c’è solo da capire che queste sono tragedie». I residenti di via Adelia portano secchi d’acqua nel terreno di fronte alle loro abitazioni. L’area è quella del Centro direzionale Cibali: circa 18 ettari tra via Sabato Martelli Castaldi, via Nazario Sauro e via Damiano Chiesa, in cui si dovevano fare parcheggi, uffici e spazi commerciali e di cui, in trent’anni, è rimasto solo uno spazio pieno di sterpaglie. Che oggi, con temperature che sfioravano i quaranta gradi, hanno preso fuoco. Di intero non è rimasto quasi niente: solo un’enorme distesa annerita con alcuni focolai ancora accesi e decine di uomini che provano a spegnerli: polizia, vigili del fuoco, protezione civile. Semplici cittadini coi tubi attaccati ai rubinetti di casa. «Noi abbiamo fatto le segnalazioni al Comune – dichiara una residente – lo abbiamo detto che doveva essere pulito, ma hanno fatto lo spiazzale e se ne sono andati».
La zona di cui parla la donna, in via Adelia, non è chiaro di chi sia. «La dovevano espropriare ma poi non lo hanno fatto – dice ancora – Ma è passato un sacco di tempo». Tutta l’area è invasa dal fumo, i pompieri saltano da un muretto per entrare nella scìara, un paio di agenti di polizia passano tubi dell’acqua dalla terrazza della casa dove l’anziana vive con suo marito. Quando scende dalla scala a chiocciola che dà accesso al tetto, un poliziotto grida all’anziano: «La prossima volta che bussa la questura, lei apra – gli dice – Se avesse aperto subito un poco di questo si poteva evitare». Intanto si sentono un paio di piccole esplosioni: forse tubi di lacca, bombolette spray, o camere d’aria di vecchi copertoni abbandonati. «È esploso tutto in mezz’ora – commenta l’anziano, che dalla terrazza non vuole scendere – è scoppiato un po’ più in là, verso Nesima, e ha preso a poco a poco anche qua. Io sono preoccupato perché qua c’ho i tubi del gas».
Le forze dell’ordine lo tranquillizzano. «Chiudetevi a casa», urlano dalla protezione civile a chi assiste al grosso incendio dai balconi. I focolai sembrano spegnersi, ma riprendono a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. C’è una recinzione fai da te che delimita un’area all’interno della quale stanno cinque cavalli. Tre sono piuttosto in forma, uno si muove molto lentamente, un altro è piuttosto magro. «Che male potevano fare i cavalli qua in questo spazio? – afferma l’uomo che dice di esserne proprietario – Al limite si mangiano l’erba e tengono pulito». «Invece di metterci a chiacchiera – gli risponde un altro poliziotto, tagliando corto – Andiamo a spegnere l’incendio, altrimenti non finiamo più». Una signora scende portando secchi. Un gruppo di ragazzini gridano: «Ma ora arriva a casa? Ce ne dobbiamo andare?».
Chi teme per la sua abitazione, pur essendo piuttosto lontana dal rogo, è un’altra donna che vive al termine di via Adelia. «Io non mi ero accorta di niente», spiega davanti alla porta di casa, al pianterreno. Di fronte a lei c’è uno slargo di terra dove passeggiano i primi tre cavalli dell’uomo incontrato prima. «Ho due chihuahua – continua la signora – A un certo punto si sono fermati sul letto e hanno cominciato a tremare. Mi hanno avvertito così della situazione di pericolo: sono uscita e ho visto il fumo e il fuoco. Mi sono preoccupata». In realtà lei di preoccuparsi non ha motivo e le fiamme si avvicinano alle case ma senza toccarle.