Il senato cittadino, dopo due sedute deserte, ha adottato la variante per trasformare in sede stradale due pezzi di terreno. Che non compaiono nel piano di lottizzazione approvato dalla Regione. Una cementificazione che ha avuto ripercussioni a livello politico
Gravina, residence da costruire fa traballare la maggioranza Sindaco ai consiglieri: «Rischiamo di finire in aule giudiziarie»
Via Milanese, a Gravina, si prepara a ospitare un residence, un parcheggio e una strada pubblica. C’è una parte di terreni però che appare e scompare. Appare nella documentazione del Comune e scompare nel piano di lottizzazione per cui la Commissione regionale ha già certificato la non necessità di sottoporre il progetto alla valutazione ambientale strategica (Vas). Ovvero la verifica di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sullo sviluppo di un territorio. È il caso di due particelle catastali, la 2224 e la 2225. Entrambe – a cui si aggiunge una terza, la 805, questa sì valutata dalla commissione regionale – identificate come zona turistico-ricettiva e adesso destinate a diventare sede stradale pubblica. O, almeno, queste sarebbero le intenzioni del Consiglio comunale che martedì scorso ha approvato la variante urbanistica. In un Comune, quello di Gravina, già provato dalla proliferazione di complessi residenziali che – secondo le elaborazioni Ispra sui dati del sistema nazionale di protezione dell’ambiente del 2020 – ha consumato il 50 per cento di suolo. In Sicilia è secondo solo a Isola delle Femmine (53,7 per cento).
Nell’area di oltre 13mila metri quadri, verrà realizzato un residence per 71 inquilini con sei edifici, appartamenti di 80 metri quadri e una strada a due corsie. Si prevede la costruzione a carico del privato e la conseguente cessione di aree verdi attrezzate e parcheggi per una superficie di oltre 8000 metri quadri. Il lotto residuo – di circa 5000 metri quadri potrà essere edificato successivamente mediante intervento diretto prevedendo la cessione al Comune del 40 per cento della sua superficie. «La zona sarà servita da tutte le opere di urbanizzazione primaria: viabilità pubblica, acquedotto ed energia elettrica – si legge tra le caratteristiche del piano – La rete fognaria non è presente: lo smaltimento dei reflui avverrà tramite reattori biologici e pozzi perdenti nello strato superficiale del terreno». Così nella strada che collega via Etnea al quartiere San Giovanni Galermo, da anni al centro degli interessi di imprenditori e costruttori, oltre a una palestra e un centro sportivo, sorgerà un’altra palazzina. Sempre nella stessa zona, anche se i tempi non sono chiari, dovrebbe essere realizzato pure il nuovo palazzetto dello Sport, destinato a ospitare i campionati regionali di pallavolo e di pallacanestro. L’appetibilità dell’area tra via Valle Allegra e via Milanese, è dimostrata anche dalla variante che nel 2019 ha dato il via libera alla realizzazione di 28 alloggi. Cemento su cemento, dunque, sembra il leitmotiv del Comune di Gravina.
«Non c’è alcun profilo di illiceità nel piano di lottizzazione – dice il sindaco Massimiliano Giammusso a MeridioNews – perché nel piano regolatore vigente, non approvato dalla nostra amministrazione, le zone sono indicate come edificabili». Rimangono quelle due particelle per cui si richiede il cambio di destinazione. «Al momento la variante è stata adottata dal Consiglio comunale – replica l’ufficio Assetto e utilizzazione del territorio del Comune – adesso tutta la documentazione rimarrà depositata in segreteria, poi andrà alla Regione che procederà con i controlli». E, se è il caso, anche con la procedura di valutazione ambientale, è la posizione del Comune. «È strano che non sia stata eseguita – fanno sapere gli uffici regionali – anche perché, come per molti altri Comuni che hanno piani regolatori vecchi, quello del Comune di Gravina risale al 2007 e non è mai stato sottoposto a Vas perché approvato prima della normativa». Le perplessità, dunque, non mancano.
In merito all’esclusione a Vas, stando alla documentazione del progetto, la decisione è arrivata in seconda battuta. In un primo tempo, infatti, la commissione tecnica specialistica dell’assessorato regionale al Territorio si era espressa diversamente, sottolineando la necessità di sottoporvi il progetto. Il 5 novembre 2020 la Regione ha emanato il decreto con cui conferma il parere della Cts. Il giorno dopo uno dei privati che ha richiesto di costruire, acquista la parte di terreno non presente nel piano di lottizzazione. Ventiquattro giorni dopo, il Comune presenta richiesta di riesame alla luce dei pareri espressi dal Genio civile e dalla Soprintendenza. Il 10 febbraio 2021 arriva l’esito del riesame: la Cts esprime parere favorevole ed esclude l’assoggettabilità a Vas di tutte le particelle del piano di lottizzazione. Tutte, tranne la 2224 (acquisita il 6 novembre, giorno dopo il decreto di assoggettabilità) e la 2225 (intestata ai privati già dal 2014).
A un anno dalla pronuncia della Regione, il tema ha mandato in tilt il Consiglio comunale. L’adozione della variante non è stata da subito condivisa da tutti e sono servite tre sedute anche con momenti di polemica. Come nel caso del diverbio tra due consiglieri nell’ultima seduta, la seconda consecutiva rinviata per mancanza del numero legale: «Non accettiamo la sospensione e abbandoniamo l’aula», aveva detto Alfio Nicosia, consigliere comunale all’opposizione di Insieme per Gravina, prima di andare via da solo. In un’aula quasi deserta il silenzio era stato interrotto dalla replica della consigliera di maggioranza Patrizia Costa. «Dopo avere disertato l’aula il giorno prima – commenta Nicosia – è stata lei a chiedere la sospensione di 15 minuti e poi ha accusato me di avere contribuito al mancato raggiungimento del numero legale». A non presentarsi alla seduta del giorno prima era stata la maggior parte dei consiglieri a sostegno del sindaco.
Una maggioranza che traballa, dunque, al punto da spingere il primo cittadino – con un messaggio su Whatsapp – a invitare i consiglieri a presentarsi avvertendoli, in caso contrario, del rischio di finire nelle aule giudiziarie. «Devo purtroppo ricordarvi – si legge nel messaggio – che se per sbaglio dovesse arrivare un ricorso, l’unica difesa per il Comune è quella di citare personalmente in giudizio tutti e 16 i consiglieri comunali per dare a ognuno di loro la possibilità di chiarire la propria posizione, siano essi presenti, assenti, favorevoli, contrari o astenuti». L’invito pare sia stato accolto. Nella seduta successiva la maggioranza, nonostante qualche defezione – colmata dai voti favorevoli dei consiglieri del gruppo misto Stefano Longhitano e Tommaso Maltese – si è presentata e si è arrivati all’approvazione della variante che vedrà gettare altro cemento in un territorio in cui le abbondanti piogge, in presenza di poche aree verdi che possano assorbire le acque piovane di tutti i paesi etnei, hanno già procurato un morto. Che, forse, avrebbe potuto essere evitato con il completamento dei lavori per il canale di gronda. Ma questa è un’altra storia.