Governo Letta, il rimpasto di allontana. Ma Renzi detta le condizioni

L’UNICA MINISTRA CHE DOVREBBE ESSERE ‘SBARELLATA’ E’ NUNZIA DI GIROLAMO. LA DIFFICILE ‘NAVIGAZIONE’ DEL NUOVO CENTRODESTRA DI ALFANO

di Carmelo Raffa

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Letta, che fino ad ieri sembrava convincersi che l’unico modo per rimanere all’impiedi era quello di proporre un rimpasto dopo essere sceso a più miti consigli datigli da Matteo Renzi eviterà di accelerare il percorso e attenderà il risultato delle indicazioni che il Partito Democratico adotterà durante i lavori della Direzione Nazionale fissata per giovedì 16 gennaio. Quindi, per il momento, non presenterà le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al fine di ricevere un nuovo incarico per costituire un Governo Letta bis con il sostegno del PD, dell’UDC, dei Montiani di Scelta Civica, del nuovo partito di Alfano Nuoco centrodestra democratico e di alcuni autonomisti.

Matteo Renzi ha riaffermato che il Partito Democratico non chiederà il rimpasto, ma una verifica programmatica che impegnerà il Governo ed il Parlamento su determinati punti. In particolare, nei giorni scorsi il segretario del PD, con un messaggio via Twitter, ha affermato: “Abbiamo messo in campo tre ipotesi di legge elettorale e chiesto a tutti di chiudere. Ora il lavoro. L’Italia ha tutto per farcela, ma dobbiamo rompere l’incantesimo. Qui c’è un sommario con le prime azioni concrete del Jobs Act: obiettivo creare posti di lavoro. Come? Partendo da riduzione delle oltre 40 forme contrattuali per andare verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato, eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio, eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico, riduzione del 10% dell’Irap per le aziende, legge sulla rappresentatività sindacale”.

Se i fatti confermeranno le enunciazioni non ci saranno grosse sorprese per il proseguo della squadra di Governo con una probabile vittima sacrificale che porta il nome di Nunzia De Girolamo, sotto pressione da parte del PD e dei mass media per le vicende legate allo scandalo Asl di Benevento.
Uscirebbero indenni, invece, Annamaria Cancellieri sostenuta dal Presidente della Repubblica e l’Economo Fabrizio Saccomanni che oltre al gradimento di Napolitano annovera il sostegno da parte del Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.
Gli alfaniani accetteranno che si sacrifichi sull’altare delle regole morali solo Nunzia De Girolamo? Se ciò avvenisse senza crisi di Governo mostrerebbero un segno di profonda debolezza a meno che, tenendo presente che la presunta forza elettorale dei parlamentari Ncd risiede prevalentemente in Sicilia e nel Sud Italia, pongano prioritariamente le esigenze legittime di questi territori. Forse sarà l’unica volta nella storia che possono dimostrare di essere determinanti al riguardo.
Alfano, tra le altre cose, deve fronteggiare l’offensiva, nei riguardi del suo Partito, di Renzi, che non ha intenzione di concedere spazio al Nuovo centrodestra democratico. Cosa, questa, che rende sempre più problematica la ‘navigazione’ del Ministro degli Interni e del suo movimento politico.
Per questo motivo ci permettiamo di insistere con Alfano,  affinché punti sulla defiscalizzazione totale sulle nuove assunzioni da effettuare in Sicilia e nelle aree depresse del Paese. In questo modo verrebbero assunti migliaia di giovani che con trenta ore settimanali percepirebbero mille euro netti al mese. Contemporaneamente le Imprese toglierebbero dalla propria mente la possibilità di espatriare.

 


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