Governo alle corde: la maggioranza lo tradisce quattro volte Finanziaria amara per Musumeci, tra dissidi e franchi tiratori

Il governo Musumeci bissa la debacle del mattinova sotto altre due volte in Aula: sono quattro gli scivoloni della maggioranza nell’arco della seconda giornata di lavori per l’approvazione della Finanziaria. Complice ancora una volta il voto segreto, prima sulla norma dell’articolo 17 che autorizzava la spesa di 5,1 milioni, cinque dei quali destinati ai lavori di completamento degli allacciamenti dei bacini dei torrenti Serieri e Scioltabino al serbatoio della diga Olivo, nei pressi di Piazza Armerina, nell’Ennese, e centomila euro per la definizione dell’accordo di bonario componimento finalizzato al superamento del contenzioso tra la Regione e il gruppo di cooperazione territoriale europea Grct ArchiMed. La sconfitta per l’esecutivo è stata addirittura più pesante delle due precedenti bocciature, con 34 voti a favore dell’emendamento e 21 contrari, con la maggioranza, che annoverava in Aula 31 esponenti sui 55 presenti al momento del voto, a cui mancano dunque dieci voti

Una disfatta che questa volta non lascia indifferente l’assessore al Bilancio, Gaetano Armao, che pure aveva chiesto un voto di responsabilità per «un articolo che punta a evitare danni all’erario». Dopo l’esito del voto, che ha sancito lo stralcio del comma, Armao ha chiesto la sospensione dei lavori per un confronto con la Ragioneria generale: «Sarà necessario rimpinguare il fondo contenziosi della Regione con altri venti milioni di euro – dice – L’ipotesi transattiva messa nero su bianco dalla norma non è più coperta finanziariamente, quindi è necessario aumentare il fondo». Risorse che andranno cercati da altri capitoli di Bilancio. Una reazione non gradita dalle opposizioni, che contestano la possibilità dell’Ars di avallare contenziosi strettamente relativi al governo regionale. 

Meno pesante (28 a 20) il secondo ko, avvenuto nelle more dell’articolo 19, su un emendamento del Movimento 5 Stelle che mirava a sopprimere il comma sei, che andava a risolvere una questione di conflitto normativo che riguarda le aziende che si sono riconvertite per la produzione di dispositivi di protezione dal Covid come mascherine e igienizzante. L’Assemblea aveva stanziato per queste nella Finanziaria 2019 20 milioni di euro, ma l’Irfis si era trovata a dovere respingere molte domande perché la norma approvata due anni fa non prevedeva la cumulabilità del finanziamento con altri con altri contributi e il governo ha ritardato a predisporre gli appositi decreti di attuazione. Ma è poco dopo che la macchina si inceppa definitivamente, con il governo che rischia addirittura la quinta sconfitta di fila

Oggetto del contendere la norma che regola la necessità delle aziende che hanno a che fare con la Regione a esibire il Durc, Documento unico di regolarità contributiva, nelle transazioni con l’ente, tanto in entrata quanto in uscita. La discussione si infiamma, con lo scontro che coinvolge anche parti della maggioranza e lo stesso presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè, in uno scambio di battute polemiche con l’assessore Toto Cordaro. Alla fine si rischia il voto, ma Miccichè decide di chiudere i lavori e rinviare tutto a domani, con una giornata che si prospetta piuttosto tesa e lunga su tutti i fronti, con l’attesa per il maxiemendamento che presenterà il governo e che di fatto potrebbe riscrivere per intero grosse parti della legge di stabilità. 

Intanto oggi il governo ha incassato il sì all’articolo 15, che riguarda tutto l’aspetto del fronte dell’antincendio, nonostante le grosse carenze riscontrate tra le righe. Cordaro ha rassicurato sulla copertura delle somme relative alla prevenzione e al contrasto degli incendi fino a fine luglio, «dopodiché servirà una variazione di bilancio per coprire l’intero anno», parole che hanno scatenato non poche polemiche, anche perché all’appello mancano 70 milioni per la forestazione. Triplicato lo stanziamento per la Protezione civile, che passa da uno a tre milioni: «Quest’estate le difficoltà con gli incendi ci hanno messo alle corde – spiega Armao – Abbiamo dovuto affittare mezzi e cercare risorse che non c’erano. Questi tre milioni servono per avere una copertura in caso di emergenza».


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