Gli incredibili privilegi dei parlamentari italiani (in carica e in pensione)

Giuseppe Pisanu (Pdl), da 38 anni in Parlamento, ha già incassato 5,5 milioni di euro. Tiziano Treu (Pd), dopo 16 anni, si è ‘beccato’ 2,34 milioni di euro. Poi ci sono le pensioni, trasformate in ‘vitalizio’, in modo da poter essere sommate ad altre pensioni. I pensionati sono 2 mila e 300 tra ex deputati ed ex senatori. Ognuno di loro, ogni mese, si mette in tasca da 4 mila a 7 mila euro netti. I parlamentari non vanno in pensione a 65 o 70 anni. Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), dopo cinque legislature, è stato “costretto”, a quarantanove anni, alla pensione anticipata e da allora percepisce più di 5000 euro al mese. Idem per il ‘comunista’ Oliviero Diliberto: 5 mila euro netti da quando aveva 55 anni. Quindi Pietro Folena, una pensione percepita a soli cinquantuno anni pari a 5.527 euro netti al mese. Si chiude con la buonuscita che, per i comuni mortali è tassata al 27%, mentre per i parlamentari, non essendo buonuscita ma “assegno di fine mandato” per reinserimento al lavoro, non è tassata affatto…

 

Tra i maggiori evoluzionisti italiani, comincia a diffondersi la tentazione di catalogare una nuova specie che ormai da qualche tempo fa la sua apparizione in alcuni siti del territorio nazionale. I primi esemplari pare abbiano fatto la loro comparsa già alcuni decenni orsono e i loro avvistamenti aumentano di solito in occasione di eventi particolari come le sedute parlamentari e in alcune zone di Palermo come l’Assemblea regionale siciliana, alcune piazze e siti (ma solo in prossimità di elezioni o di eventi mediatici particolari).

In un primo momento, alcuni degli studiosi avevano cercato di classificare la nuova specie come un semplice raggruppamento detto “casta” (“gruppo sociale che presuppone e organizza una gerarchia rigida come in alcune società del passato”). Poi, però, gli scienziati si sono resi conto di una grande differenza: per gli individui appartenenti a una casta è molto difficile, se non impossibile, entrare a far parte di una casta diversa (a meno di diventare “responsabili” e di trasferirsi in vista di votazioni importanti). Invece, nel caso in oggetto, alcuni degli esemplari analizzati dai ricercatori hanno dimostrato di riuscire a transitare facilmente da una casta all’altra e, addirittura, di ricoprire ruoli diversi contemporaneamente dichiarando di essere in grado di riuscire a svolgere diverse mansioni allo stesso tempo.

L’aspetto della nuova specie che più di ogni altro ha sorpreso gli scienziati è la longevità. Alcuni esemplari di HOMO POLITICUS, sempre gli stessi, sono stati visti ripetutamente durante le sedute del Senato o della Camera dei Deputati per decenni senza neanche mostrare rilevanti segni d’invecchiamento. Alcuni di essi, infatti, in barba a quanto previsto dal regolamento del proprio partito, si aggirano per le Aule del Parlamento da ben sette legislature. Ad esempio, il Pd si era imposto la regola secondo la quale i propri deputati non potevano ricandidarsi se avevano già rappresentato il partito per tre legislature.

Poi, rendendosi conto che molti esemplari di HOMO POLITICUS facenti parte del partito avrebbero dovuto rinunciare al proprio mandato, è stata data un’interpretazione più ampia alla regola: ci si sarebbe potuti candidare fino a quando non si raggiungesse il tempo massimo di quindici anni di permanenza in Parlamento (e, infatti, il segretario, Pier Luigi Bersani, pur essendo in Parlamento da tre legislature, è lì “solo” da 11 anni, quindi avrebbe ancora quattro anni a disposizione…).

Pare, però, che i capi dovranno modificare ancora il regolamento, se non altro per giustificare come mai ci sono più di trenta onorevoli che sono presenti in Parlamento da diversi decenni (Massimo D’Alema, Livia Turco, Walter Veltroni, Rosy Bindi, Piero Fassino e altri sono in Parlamento da almeno cinque legislature…).

Anche l’Udc ha cercato di regolare i limiti dei mandati per l’HOMO POLITICUS. La decisione del loro Comitato è chiara: “Non più di tre mandati per parlamentari, consiglieri e assessori regionali, sindaci e consiglieri di Comuni capoluogo. Niente deroghe”. A conferma della rigidità con cui sono rispettate le regole nel proprio partito, l’On. Pier Ferdinando Casini è presente in Parlamento da più di ventinove anni!

Altri gruppi non sono da meno, anzi. Il record, in termini di legislature, pare spetti all’On. Emma Bonino (ben otto!). In termini di tempo, invece, pare sia Giuseppe Pisanu il deputato che da più tempo è visto aggirarsi in Parlamento: ha fatto la sua prima apparizione addirittura più di trentotto anni fa!

Agli scienziati che si stanno occupando della specie è apparso subito evidente che parlare di “incarico temporaneo” per descrivere gli esemplari di HOMO POLITICUS sarebbe fuori luogo. E, del resto, adattarsi a un habitat così particolare ha comportato per l’HOMO POLITICUS un tale sforzo che sarebbe impossibile tornare ad una vita normale. Appare quindi naturale che i loro sforzi vengano ricompensati adeguatamente (in modi e misure che, peraltro, loro stessi decidono, deliberano e approvano).

Alcuni esemplari di HOMO POLITICUS, oltre a tutti i benefit di cui hanno goduto nel corso degli anni e di cui continueranno a godere anche dopo il termine del mandato (se mai ciò dovesse avvenire), sono arrivati ad accumulare una discreta “sommetta”, anche grazie alla partecipazione a diverse commissioni. Ad esempio, l’on. Giuseppe Pisanu, Pdl (nella foto a destra tratta da affaritaliani.libero.it), in più di trentotto anni, secondo i calcoli di Pedica, avrebbe ricevuto un compenso pari a 5,5 milioni di euro. Giusto per fare un altro esempio, a Tiziano Treu, Pd, che ha resistito sullo scranno più di sedici anni, sono andati 2,34 milioni di euro.

Anche nella nostra Regione la situazione non è molto diversa. Il Partito democratico siciliano si è autoimposto la norma secondo cui “non è ricandidabile da parte del Partito democratico siciliano per la carica di membro del Parlamento Europeo, Nazionale e dell’Assemblea regionale chi ha ricoperto dette cariche per la durata di tre mandati”. Ovviamente la disposizione è stata subito resa del tutto nulla affermando che per andare in deroga basta che le candidature “siano deliberate dalla Direzione regionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti, su proposta motivata della assemblea del livello territoriale corrispondente”. E infatti, alcuni membri dell’Assemblea regionale siciliana occupano il proprio territorio da sei legislature.

Per ciò che riguarda il Presidente della Regione la norma prevede che lo stesso HOMO POLITICUS non dovrebbe ricoprire l’incarico più di due volte a meno che queste non siano non “consecutive”. Come “semplice” deputato, invece, può ricoprire l’incarico per il numero di volte che vuole, a meno che non sia dipendente pubblico: in tal caso il numero dei mandati è limitato a tre legislature.

In compenso, però, può rivestire contemporaneamente diversi incarichi politici, diventando in tal modo HOMO POLITICUS POLITICUS, seppure con alcune limitazioni (chi volesse vedere i dettagli di tali norme può consultare l’art. 32 della legge regionale 9/86 e successive modifiche e variazioni).

Ma cosa accade all’HOMO POLITICUS quando gli esemplari della nuova specie lasciano il loro habitat? Come l’HOMO SAPIENS SAPIENS, anche loro vanno in pensione, ma non prima di aver intascato un’altra lauta sommetta per il lavoro (se così lo si può chiamare) svolto, che in alcuni casi è già stato remunerato con somme superiori a un milione di euro (fino a superare in alcuni casi i cinque milioni di euro).

Ovviamente, a questa somma va aggiunta la pensione (che, però, per alcuni incarichi è stata definita “vitalizio”, in modo da poter essere sommata ad altre forme di retribuzione pensionistica che caratterizzano una sottospecie di HOMO POLITICUS: l’HOMO POLITICUS POLITICUS). Per alcuni degli oltre 2.300 tra ex deputati ed ex senatori in pensione l’ammontare mensile arriva a superare i settemila euro “netti”. Anche in questo, l’HOMOPOLITICUS si differenzia dall’HOMO SAPIENS SAPIENS, la suddetta pensione non sempre è percepita non a 65 anni (o a 70 o 75 come si propone da pochi giorni per i normali cittadini).

In alcuni casi i beneficiari la ricevono ben prima, come nel caso di Alfonso Pecoraro Scanio, che dopo essere stato deputato per cinque legislature, è stato “costretto” dal 2008, quando aveva appena quarantanove anni, alla pensione anticipata e da allora percepisce più di 5000 euro al mese. Analoga situazione per Oliviero Diliberto (quattro legislature alle spalle e una pensione sopra i 5000 euro netti da quando aveva cinquantacinque anni o Pietro Folena, cinque legislature e una pensione, percepita a soli cinquantuno anni di 5.527 euro netti al mese).

Analoghe le differenze per la buonuscita, che per l’HOMO SAPIENS SAPIENS è tassata al 27% mentre per i parlamentari, non essendo buonuscita ma “assegno di fine mandato” per reinserimento al lavoro, non è tassata affatto. La somma accantonata grazie ai contributi mensili defalcati dalla busta paga dall’HOMO POLITICUS ammonta dopo cinque anni di mandato a 46.814 euro che diventano, dopo quindici anni di mandato, oltre 140 mila euro.

Nei giorni scorsi, i nuovi deputati regionali eletti nelle liste del Movimento Cinque Stelle hanno restituito al mittente una parte considerevole della propria busta paga, dichiarando che continueranno a farlo per tutta la legislatura. Sarebbe bello se, visto il peso politico che ha ottenuto in Sicilia il M5S, l’Assemblea regionale siciliana si facesse protagonista di un’azione senza precedenti e, prima in Italia, rinunciasse, non volontariamente, ma istituzionalmente, ad alcuni dei privilegi/sprechi di cui godono i politici regionali estendendola, poi, a livello nazionale. Forse, allora, l’HOMO POLITICUS tornerebbe ad essere HOMO SAPIENS SAPIENS.

 

 

 


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