«Rapporti privilegiati» costruiti alla luce del sole. E coltivati attraverso numerose attività imprenditoriali avviate a Catania. Non solo servizi per auto, ma anche bar, ristoranti e stabilimenti balneari. Tutto nell'orbita della famiglia di Salvatore Caruso, ritenuto «alter ego» del genero di Santapaola. Guarda l'infografica
Gli affari dei Caruso: parcheggi, lavaggi e noleggi Ascesa e «simbiosi d’affari» con Roberto Vacante
Uomo di fiducia, alter ego, compare e gregario. Sono i quattro termini più utilizzati dagli inquirenti per definire Salvatore Caruso. L’imprenditore, arrestato durante l’operazione antimafia Bulldog,
L’impero, in parte sequestrato dagli inquirenti, comprende parcheggi, autolavaggi, società di noleggio auto ma anche diverse attività nel settore della ristorazione. Il quartier generale viene individuato a San Giuseppe La Rena, nella periferia sud di Catania a ridosso del mercato ortofrutticolo. È lì che ha aperto la sua prima attività la madre di Salvatore Caruso: un piccolo parcheggio con autolavaggio che negli anni è stato ampliato «con finanziamenti frutto dei capitali di Roberto Vacante», scrivono gli investigatori nell’ordinanza di custodia cautelare. L’azienda, che non è stata sequestrata, è l’Autoservizi La Rena di Cardaci Silvana & C. al civico 23 dell’omonima via. Nello stesso posto hanno sede sia la Jacaré Parking, di cui è direttore commerciale Giuseppe Caruso, figlio di Salvatore, sia l’Autoservizi La Rena Transfert, entrambe non sequestrate. La prima società aveva un punto operativo anche al porto di Catania, nei pressi della Vecchia Dogana; la seconda, amministrata da Linda Caruso, figlia di Salvatore e sorella di Giuseppe, ha come unità locale il ristorante Mangia a breve distanza dalla stazione centrale etnea.
Tra le società della famiglia Caruso c’è anche l’autonoleggio La Rena Rent car. L’azienda ha come sede secondaria via Roma 10/12 nel Comune di Tremestieri Etneo. Lo stesso indirizzo del noto ristorante l‘Oste di Tremestieri, formalmente intestato a Fabio Alberto Levantino e Maria Mihaela Ciociu, ma gestito, come confermato dalla stessa a MeridioNews, da Linda Caruso. La donna, che non è indagata, dal 2011 al 2013 è la titolare della Luxury Rent Car di via Renato Imbriani assieme al compagno Gianluca Giordano, nemmeno lui coinvolto nell’inchiesta antimafia. Un ruolo, quello di Linda, che prima era ricoperto dal fratello Giuseppe, come risulta dalla visura camerale.
Nelle pagine dell’ordinanza i riferimenti sono anche per il bar 20cinque di piazza Dante. L’esercizio commerciale sarebbe gestito dalla donna e sarebbe stato il luogo di un faccia a faccia tra Vacante e Salvatore Caruso. Al centro dei dialoghi, alcuni affari legati alla ditta di trasporti Geotrans, all’epoca dei fatti gestita da Vincenzo Ercolano. Proprio con colui che è ritenuto «il principale esponente della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano» Salvatore Caruso avrebbe discusso dell’apertura di un nuovo autolavaggio. Nelle carte dell’inchiesta non viene invece menzionato il ristorante Pitti di via Sangiuliano nel centro storico di Catania. Di proprietà di Gianluca Giordano, genero di Salvatore Caruso, che lo gestisce attraverso la società Sangiuliano srl.
L’elenco delle società si allarga con la Parking car srl, intestata a Massimiliano Caruso e finita sotto sequestro. L’azienda del nipote di Caruso senior viene definita «il luogo di riferimento di Roberto Vacante e del suo entourage». In fondo al piazzale, tra auto parcheggiate e palme si sarebbe discusso di estorsioni e recupero crediti. Un’attività, quest’ultima per la quale Vacante si sarebbe affidato a Massimiliano Caruso, rimanendo però insoddisfatto: «Perché a Massimo gli sembra che le dieci case che ha se le deve portare nella tomba, lo hai capito? Oppure a me mi deve far fare la fame». Inadempienze per punire le quali Massimiliano Caruso doveva essere trasferito dalla Parking car, in via Santa Sofia, a un altro parcheggio in via Principe Nicola.
È nel quartiere di Picanello che si trovano altre due strutture di servizi per le auto ritenute nell’orbita dei Santapaola. Si tratta dell’autolavaggio di via Principe Nicola 139, intestato all’indagata Maria Santonocito, madre di Massimo Caruso. Al civico 104 della stessa strada c’è poi un autoparco nel quale risulta anche la sede sociale della Satin blu srl, titolare dell’omonimo lido di Torre Archirafi, a Riposto. Nella compagine societaria oltre alla cognata di Salvatore Caruso c’è anche Irene Grazia Santapaola, moglie di Roberto Vacante. Un passaggio che, secondo gli inquirenti, confermerebbe la «simbiosi affaristica» tra il boss etneo e il capostipite della famiglia imprenditoriale dei Caruso. Legami talmente stretti da finire nei racconti dell’ex padrino Eugenio Sturiale. Il pentito racconta di un incontro con Vacante nel carcere di Bicocca: «Lui stesso mi parlò di Salvatore Caruso – ricorda Sturiale -. Dicendomi che era diventato molto difficile trovare persone serie che una volte arrestate non rivelassero la loro funzione di prestanome».