Giuseppe Di Blasi, suicida in carcere «Vittima del sovraffollamento»

Giuseppe Di Blasi, 46 anni, si è suicidato il 27 dicembre nel carcere Malaspina di Caltanissetta. «Era in carcerazione preventiva da due anni per l’accusa di abuso sessuale fatta dalla figlia adolescente. Il reato non è mai stato accertato». A parlare l’avvocato Massimiliano Bellini, che è intervenuto nel corso della presentazione dell’ottavo rapporto dell’associazione Antigone sullo stato delle carceri in Italia dal titolo Le prigioni malate della Sicilia e dell’Italia. Secondo i dati forniti da Antigone, le carceri italiane sono quasi tutte sovraffollate, sfruttate al 147 per cento della loro capienza. Su una capienza massima di 45 mila oggi i detenuti sono 67mila. Sono persone con condanne non definitive, o addirittura in custodia preventiva, e passano in carcere brevi periodi per reati minori.

Nel 2011 sono stati 66 i suicidi nelle carceri italiane, 7 in Sicilia, l’ultimo è Di Blasi. C’è un legame tra il sovraffollamento e lo stato psicologico dei detenuti, e alla regola non fa eccezione il carcere Malaspina di Caltanissetta, dove i detenuti sono 294, ma la capienza totale è di 183, sfruttato per il 160 per cento. «Quella di Di Blasi è stata una morte annunciata, aveva già tentato quattro volte il suicidio – racconta l’avvocato Bellini. Il 22 dicembre viene però rigettata l’istanza di scarcerazione, e il 27 Di Blasi si impicca con il bordo della coperta, tagliato con un pezzo di vetro. La figlia, 16 anni, da una perizia fatta dopo la morte, viene dichiarata schizofrenica. Adesso la procura di Caltanissetta ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: c’è stata omissione di controllo».

«Il sovraffollamento in Sicilia non è il dato peggiore d’Italia, ma ci sono situazioni gravissime come i carceri di Mistretta e Castelvetrano che superano il 200 per cento della capienza, ma ci sono strutture inadeguate» dichiara Alessio Scandurra, curatore dello studio. «La Sicilia è la regione con più carceri d’Italia, 26 – prosegue Scandurra -, ma è terza dietro Lombardia e Campania per numero di detenuti. Nonostante questo in Sicilia il sovraffollamento è del 142 per cento, con 7740 detenuti per una capienza massima di 5450».

«Secondo quanto stabilito nel 2009 dalla corte europea dei Diritti dell’uomo, i detenuti devono avere almeno 4 metri quadri di spazio in celle multiple», ricorda Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. «Abbiamo presentato 130 ricorsi in tutta Italia. Ed anche a piazza Lanza ci sono 8 detenuti in 25 metri quadri». Sei i suicidi in carcere a Catania dal 2002 a oggi. Come quello del 2009 di Carmelo Castro, diciannove anni. Del caso parla l’avvocato Vito Pirrone «Il caso è tra l’oblio e la prescrizione. Siamo in attesa di una verifica tecnica, dopo due anni dalla morte. Finalmente si potrà dire “questo è il lenzuolo che è servito per il suicidio”. Sappiamo solo che la cella di Castro, suicidatosi due anni fa, era di 2metri per tre, alta cinque metri, con finestra a bocca di lupo».

«A piazza Lanza ci sono 600 detenuti su 360 di portata massima, più del 160 per cento di sovraffollamento, e un personale che è meno della metà del necessario» ricorda Gaetano Agliozzo della funzione pubblica CGIL che prosegue lanciando il problema del taglio dei fondi. «Niente riscaldamento, a volte niente igiene, e naturalmente niente materiale per la didattica. E quindi niente avvio percorsi di riabilitazione. In questo modo non è possibile puntare su rieducazione e misure alternative al carcere».

Soluzioni? Secondo Gonnella l’unica è una riforma che preveda «l’introduzione di pene alternative al carcere già in fase di giudizio: non si tratta di detenuti pericolosi se poi escono dopo pochi giorni», mentre Agliozzo spera in un intervento del nuovo governo per l’abolizione delle due leggi su extracomunitari e droga, ovvero la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi. «Su 67 mila detenuti più di 28 mila sono in carcere per la legge sulla droga. Chiediamo solo di ristabilire l’umanità».

[foto di Funky64]

Leandro Perrotta

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