E’ un parto travagliato quello per la Giunta di Renato Schifani. Ancora deve vede la luce la squadra di assessori che lo affiancherà nel Governo della Regione Siciliana ma già i partiti si sono fatti sentire, a più riprese, scalciando. L’indicazione iniziale di volere con sé solo deputati eletti all’ARS, da parte dello stesso presidente, non era stata vista di buon occhio dalle stesse forze della coalizione di centrodestra. Prima i tecnici poi chi era rimasto fuori da sala d’Ercole per pochi voti, insomma le segnalazioni da parte di Fratelli d’Italia, Lega Prima l’Italia, Forza Italia e Popolari e Autonomisti non sono mancate. La stessa composizione o suddivisione degli assessorati, da un punto di vista numerico, aveva provocato qualche mal di pancia poi superato senza l’esigenza di un medico o farmaco anestetizzante. Adesso però, con l’avvicinarsi della nascita, i cambiamenti dell’ultimo minuto potrebbero scuotere anche chi, fino a questo momento, ha mantenuto la massima compostezza. Il riferimento è alla Democrazia Cristiana Nuova che, senza pretese, ha dato la propria disponibilità schierando due parlamentari eletti ed esternando simpatie per alcune deleghe: Beni Culturali, Attività Produttive, Formazione e Lavoro, Enti Locali. A indicarle lo stesso “padre” della rinata DC in Sicilia, Totò Cuffaro che adesso precisa: «Rispettiamo la posizione del Presidente Schifani e quindi la decisione di assessori che siano parlamentari e siamo partecipi del difficile compito per garantire le posizioni di tutta la coalizione. È chiaro però che se si dovesse aprire a scelte di assessori esterni, anche la DC vorrà partecipare a designare il suo tecnico. Anche se la cosa è ovvia, è bene dirlo».
Chiarezza, dunque. Questa la richiesta avanzata al presidente della Regione. I democristiani chiedono di capire ma manifestano l’interesse anche per le “tonalità neutre”. Scelte che con l’approssimarsi della nascita della Giunta diventano cruciali soprattutto davanti alle posizioni esternate alla prima seduta da Gianfranco Micciché. Vero è che i siciliani hanno eletto direttamente Renato Schifani presidente ma, a beneficio della democrazia, lo stesso dovrà pure fare i conti con l’Aula e con la maggioranza. A meno che il ricorso, con tanto di cesareo, all’opposizione non sia stato nel frattempo suggellato.
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