Il noto imprenditore catanese è stato identificato dagli agenti di polizia, per una denuncia presentata dal primo cittadino. A finire nel mirino sarebbe stato un post pubblicato nei giorni scorsi su Facebook. «Sono sereno perché un politico dovrebbe ascoltare la gente», commenta
Gigi Tropea querelato dal sindaco Enzo Bianco «Accetti le critiche, altrimenti è come Mussolini»
«Non conosco ancora il post su Facebook incriminato ma è certo che un politico dovrebbe accettare le critiche», parola di Gigi Tropea. Il noto commerciante etneo è stato identificato dalle forze dell’ordine, per la notifica di una querela per diffamazione firmata dal primo cittadino Enzo Bianco. Il sindaco non avrebbe gradito i commenti che abitualmente Tropea pubblica sul noto social network. A finire nel mirino potrebbero essere le opinioni sul lungomare etneo o sulla pista ciclabile ma anche quelli relativi alla città in generale, «che cade a pezzi, ormai ridotta a una pattumiera». In un vecchio post del 31 marzo scorso il commento sul sopralluogo della commissione Viabilità: «Parlate di progetti, ma le vostre sono solo chiacchiere».
Soltanto lunedì prossimo, quando l’imprenditore sarà accompagnato in questura dal suo avvocato Antonio Fiumefreddo, si saprà qual è il post finito sotto la lente d’ingrandimento del sindaco. «Ho appreso questa notizia normalmente – spiega a MeridioNews Tropea – d’altronde le critiche andrebbero accettate da chi fa politica, altrimenti si rischierebbe di essere come Mussolini». Non sarà però la presa di posizione del sindaco a farlo desistere: «Continuerò a lottare per la mia città», scrive in un post in cui è stato allegato anche il verbale redatto dagli agenti della polizia.
Già in passato Bianco aveva scelto la strada delle carte bollate per difendere la sua reputazione. Nel novembre 2014 era toccato a Giuseppe Torrisi, anche lui accusato di diffamazione per le modifiche apportate su wikipedia alla voce Enzo Bianco. L’autore aveva associato il nome del sindaco allo scandalo della Margherita. L’ex tesoriere Luigi Luisi avrebbe sottratto diversi milioni di euro alle casse del partito. A gennaio 2015 la querela era stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, che aveva accolto favorevolmente la richiesta di archiviazione della procura etnea.