Giarre reagisce all’escalation criminale In quattrocento alla fiaccolata antimafia

A Giarre una manifestazione antimafia non si vedeva da decenni. È stata una reazione emotiva a spingere circa 400 persone, per la stragrande maggioranza giovani, a scendere in strada ieri sera con una fiaccola in mano. Sono stati lo sgomento, la paura e lo spaesamento per la bomba nella scuola di Brindisi dove ha perso la vita Melissa Bassi. È stato il piacere della memoria condivisa, in occasione del ventennale di Capaci. Ma è stata anche la reazione rabbiosa dei cittadini giarresi di fronte alla recente escalation di violenze della criminalità locale, a partire dall’incendio che ha distrutto il deposito dell’Aimeri, la ditta che si occupa della nettezza urbana a Giarre e in altri tredici Comuni della provincia di Catania. Un incendio, seguito da altre pesanti intimidazioni all’azienda milanese, su cui proseguono le indagini nel massimo riserbo. «Possiamo solo dire che c’è un filo che lega i vari episodi di Giarre, Maletto e Piedimonte», affermano dalla compagnia locale dei carabinieri.

Il corteo è partito alle 20.30 da piazza Carmine ed ha percorso il corso Italia, la strada commerciale per eccellenza dove tuttavia solo pochi negozianti hanno tenuto le saracinesche alzate oltre il consueto orario di chiusura. In testa un semplice striscione tenuto da alcuni ragazzi con la scritta «Per un futuro senza catene». In piazza Arcoleo, punto di arrivo della fiaccolata, gli studenti hanno letto alcuni testi di Giovanni Falcone, Giuseppe Fava, Paolo Borsellino, di altre vittime della mafia, ma anche versi di canzoni e pezzi della Costituzione.

E’ stata lanciata anche una raccolta di firme per chiedere al prefetto una maggiore vigilanza sulle infiltrazioni nell’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Tre, invece, le richieste all’amministrazione comunale: la partecipazione al Consorzio legalità e sviluppo istituito dalla Provincia, che dà la possibilità di affidare i beni confiscati alla mafia alla società civile. Si chiede inoltre di applicare un protocollo di legalità più stringente a chiunque lavori col Comune, anche in subappalto. Infine, che l’amministrazione si presenti come parte civile in tutti i processi in cui è lesa l’onorabilità del Comune di Giarre.

La manifestazione di ieri è nata spontaneamente dal basso. Nei giorni successivi all’incendio del deposito Aimeri, è stato creato un gruppo su Facebook ed è cresciuto un confronto tra esponenti dell’associazionismo, della Confcommercio, giornalisti e tanti giovani. «Non vogliamo nessuna bandiera e nessun partito», è stato il mantra degli organizzatori. Manca ancora un anno a Giarre alle elezioni amministrative ma i giochi per le candidature sono iniziati e gli incontri nel chiuso dei circoli e di pseudo associazioni fiorite all’improvviso vanno avanti già da mesi. In uno sterile gioco di equilibrismi, anche il corteo di ieri sera ha rischiato di saltare, per paura di strumentalizzazioni politiche o per gli immancabili disfattismi. «La mafia non ha paura di un corteo», hanno detto i critici. «Proviamo a seminare il seme della legalità per farlo crescere forte e robusto – replica Gaetano Bonanno, tra gli organizzatori dell’evento – non succedeva da troppo tempo e la città, soprattutto i giovani, ha risposto in maniera inaspettata. È questo quello che conta». A guardare le facce illuminate dal fuoco delle torce degli scout, dei giovani, degli studenti, dei bambini accompagnati dai genitori, sembrerebbe che il cammino iniziato a Giarre possa non fermarsi proprio adesso.

[Foto di Alessandro Lo Piccolo]

Salvo Catalano

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