Il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio ha ricevuto ieri la cittadinanza onoraria. Un’occasione rispolverare il libro dei ricordi, riabbracciare vecchi compagni di viaggio e ripercorrere la stagione 1992/1993, quando la compagine locale militava in serie C1. «Palermo e Catania ci temevano», racconta
Giarre ospita il ct della nazionale Gianpiero Ventura «Qui i ricordi di un calcio che ormai non esiste più»
Il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio Giampiero Ventura è tornato a casa. Non è un semplice modo di dire, ma una frase che l’ex allenatore di Cagliari, Bari e Torino ha avuto modo di ripetere più volte ieri, nel corso della sua breve visita a Giarre, durante la quale in municipio è stato insignito della cittadinanza onoraria. Un attestato che fa rivivere una delle più belle annate della storia del Giarre Calcio, grazie a un riconoscimento che arriva a vent’anni di distanza dall’unica stagione vissuta dal tecnico genovese sulla panchina dei gialloblu etnei.
All’epoca, stagione 1992/1993, il Giarre veleggiava in serie C1, con un serrato testa a testa con l’Acireale che, in volata, si risolse a favore dei granata guidati da Giuseppe Papadopulo, poi promossi in B dopo la squalifica del Perugia vincente agli spareggi: i gialloblu finirono l’annata al quarto posto in classifica. Dieci mesi di grande calcio, in cui il pubblico dello Stadio Regionale si deliziava per la coralità di una squadra dal gioco innovativo e spumeggiante come poche, ospitando derby caldissimi e spesso pieni di gol: fu 3-3 tra Giarre ed Acireale, mentre il Catania venne regolato all’andata e al ritorno con un doppio 1-0. La cittadinanza onoraria conferita «per i risultati di prestigio che hanno fatto conoscere Giarre in tutta Italia», testimonia il grande rapporto che, nonostante il tempo, è rimasto tra l’attuale commissario tecnico della Nazionale e la cittadina etnea: un legame rinverdito da storie che Ventura racconta con entusiasmo, nonostante siano ormai passati 24 anni.
La cerimonia, orchestrata dal sindaco Angelo D’Anna, è stata un’occasione che ha mantenuto i crismi dell’informalità: la Figc ha dato determinate disposizioni a riguardo e il selezionatore azzurro ha volutamente evitato di rispondere a domande riguardanti l’attualità calcistica in Italia e in Sicilia. Spazio dunque ai ricordi: «Quando penso a Giarre, prima ancora degli avvenimenti sportivi, mi ricordo dei rapporti umani intrecciati nell’arco di una stagione. È una grande emozione essere qui: è stato un anno di vita intenso e di straordinarie conoscenze. Abbiamo giocato un grande calcio facendo anche alcune ottime partite, ma ciò che ricordo ancora con grandissimo piacere è il contorno: ciò che avveniva prima e dopo gli incontri. Sono profondamente orgoglioso del lavoro fatto, perché siamo riusciti a far conoscere Giarre anche fuori dalla Sicilia: ricordare come Catania, Messina e Palermo ci soffrissero testimonia del buon lavoro fatto all’epoca».
«L’annata di Giarre – prosegue Ventura – mi ricorda di un calcio che non esiste più, dove i rapporti umani contavano maggiormente rispetto ad oggi. La società ora è cambiata, di rimando anche il mondo del pallone: io preferivo maggiormente quello di qualche decennio fa. Chi ama il calcio, però, deve continuare a coglierne il bello anche adesso». Parole di un giovane allenatore di quasi settant’anni che, per stile e idee tattiche, rimane uno dei tecnici più all’avanguardia del calcio italiano.