Giarre, neonato lasciato nella culla per la vita «Primo caso, dimostra che il servizio funziona»

Un neonato è stato abbandonato stanotte nella culla del Centro d’assistenza per la vita (Cav) di Giarre. Intorno alle quattro, i membri del 118 hanno soccorso il piccolo che era stato abbandonato, a poche ore dalla nascita, nella culla che i volontari del Cav hanno realizzato circa quattro anni fa, collocata in un angolo adeguatamente attrezzato nei locali esterni della parrocchia di Gesù lavoratore in via Umbria. Il neonato è stato soccorso e trasportato prima all’ospedale di Acireale, e poi al Policlinico di Catania, dove si trova attualmente in buone condizioni di salute. 

«Quando è stato lasciato nella nostra culla – racconta il presidente del Cav, Cesare Scuderiaveva ancora il cordone ombelicale attaccato, e questo dimostra che era nato al massimo quattro o cinque ore prima. Questa è la prima volta che la culla viene adoperata, in Sicilia ne esistono solo due: una è a Palermo, l’altra è la nostra. Il suo scopo è proprio quello di permettere ad una madre, in perfetto anonimato, di lasciare il proprio figlio, di cui per vari motivi non può prendersi cura, senza mettere a rischio la vita del neonato». 

Quando il bambino viene poggiato nella culla, i sensori segnalano la sua presenza e, tramite monitor, gli operatori del 118 della centrale operativa del Cannizzaro ottengono l’immediata visione del neonato all’interno della culla termica. «Immaginiamo – continua Scuderi – che la mamma fosse davvero disperata, ed è proprio per aiutare le donne in situazioni come queste che abbiamo deciso, con i nostri volontari, di realizzare la culla, perché la vita va difesa sempre con tutti i mezzi possibili. Oggi abbiamo dimostrato che il servizio funziona perfettamente». 

Il presidente precisa che «l’associazione non può prendersi cura del bambino, non avendo i requisiti legali per farlo. In base alla mia esperienza – conclude – immagino che dovrebbe essere affidato alla tutela del Tribunale per i minori e successivamente dato in adozione, nel caso in cui la madre naturale entro dieci giorni non vorrà far prevalere i suoi diritti».


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