Crollato nel 2011, ricostruito a luglio del 2014. In mezzo tre anni di disagi per i residenti e i proprietari di aziende agricole della zona, costretti a percorsi alternativi più lunghi. Quando l'odissea sembrava finita, sono rispuntati ruspe e operai. Un caso emblematico di cattiva organizzazione e spreco di risorse pubbliche. Guarda le foto
Giarre, il ponte ricostruito dopo 4 anni e subito chiuso Non è bastato un appalto della Provincia da 360mila euro
Per anni raggiungere la frazione giarrese di Sciara, qualche centinaio di anime a monte della cittadina ionica, rappresentava un vero rebus, con disagi notevoli per gli abitanti costretti all’utilizzo di scomode e dissestate strade secondarie. Colpa di un ponte, crollato nel 2011 e ricostruito soltanto quasi quattro anni dopo. Con una spesa, sostenuta dalla Provincia, di 360mila euro. Nonostante l’opera sia stata ultimata lo scorso luglio, all’ingresso della strada rimane il divieto di transito. Il motivo? Il collaudo mai effettuato, ma soprattutto nuovi lavori. A distanza di appena cinque mesi dal completamento del ponte, infatti, ruspe e operai sono tornati all’opera. Così il fresco asfalto è stato smantellato e nuove fosse per interrare i cavi dell’elettricità sono comparse alle due estremità del ponte. Provocando ovvi disagi per i residenti e soprattutto un apparentemente inspiegabile spreco di risorse pubbliche.
«Non comprendo cosa ci voglia per mettersi tutti d’accordo ed effettuare i lavori già previsti in una volta sola», spiega Francesco Di Luca, residente della zona. «Non lo sa come funzionano le cose in Sicilia?», allarga le braccia uno degli operai a lavoro che sottolinea come scavando proprio all’inizio del ponte, è stato trovato il canale di gronda completamente otturato, nonostante i recenti lavori. «Le ultime piogge – spiega l’operaio – hanno già spaccato l’asfalto nuovo perché l’acqua risaliva». Il responsabile della ditta – la Mgf Appalti di Zafferana – che si è occupata della ricostruzione, Gaetano Fichera, conferma che «nessun problema avrebbe impedito lo svolgersi dei lavori dell’Enel, mesi prima», quando ancora il manto stradale non era stato realizzato, anche perché la sua stessa ditta – spiega – «ha provveduto alla collocazione delle tubature usate come alloggi per ospitare i futuri cavi».
Il ponte collocato nel tratto di strada provinciale che unisce Giarre alla sua frazione di Sciara, crolla nel marzo del 2011 per i danni causati da una frana successiva a violente piogge. La ricostruzione inizia nell’ottobre del 2013. I lavori vengono finanziati dalla Provincia con un bando da 360mila euro, che viene aggiudicato dalla ditta Mgf Appalti di Zafferana. Alla fine circa 100mila euro vengono detratti e «rimessi a disposizione nelle casse dell’Ente anche perché non più necessari allo svolgimento dell’opera». Il tratto torna così finalmente accessibile.
Ma l’1 dicembre l’Enel provvede ad una ulteriore chiusura che durerà 45 giorni almeno: il manto stradale viene nuovamente squarciato per far passare sotto il ponte i cavi elettrici che in precedenza erano stati posti in posizione sopraelevata e sorretti da due pali laterali. Non è dato sapere dall’Enel il costo del nuovo intervento, che causa ancora disagi e deviazioni del traffico. «E’ una situazione irritante – denuncia il signor Giovanni, che percorre quotidianamente la strada perché proprietario di un’attività agricola in quella zona – Ogni volta che si chiude questo tratto si arrecano grossi disagi all’elevato numero di persone che vivono nell’hinterland. Non ci sono strade alternative, e per arrivare a destinazione dobbiamo allungare molto il normale tragitto, e questo rappresenta un problema, soprattutto nei casi di soccorsi d’urgenza. Inoltre la strada è interdetta ai tir dal peso superiore alle tre tonnellate e mezzo, ma puntualmente camion di gran lunga più pesanti l’attraversano, con danni per il manto stradale».
La fine dei nuovi lavori – realizzati dalla ditta Reitano Srl – è prevista il 15 gennaio. Intanto via del Santuario, questo il nome della strada su cui sorge il ponte, sembra essere diventata più un calvario.