Sono 14 in tutto gli indagati dell'operazione Sim swap, portata avanti dalla polizia postale. Al vertice di un articolato sistema di frodi informatiche, tutte realizzate tra il 2015 e il 2017, ci sarebbe stato il 35enne giarrese Alfio Mancuso. Guarda il video
Giarre, il giro di truffe informatiche da 550mila euro Sim sostituite, carte d’identità false e vendite fittizie
Il sistema, secondo gli investigatori, era piuttosto semplice: avrebbero comprato carte d’identità in bianco (poi risultate rubate nei Comuni di Riposto e Fiumefreddo), le avrebbero riempite con le generalità delle loro vittime e poi avrebbero chiesto, per conto degli ignari cittadini, il trasferimento del numero di telefono su un’altra sim, con un operatore diverso. Completata l’operazione di portabilità, avrebbero avuto quindi a disposizione un’utenza telefonica di altri. Con la quale avrebbero contattato il servizio assistenza della banca e richiesto l’invio delle credenziali d’accesso al portale online, da cui poi avrebbero eseguito bonifici a loro diretti. Oppure, ancora più facilmente, avrebbero messo in vendita su Subito.it prodotti che, in realtà, non erano nelle loro disponibilità e che quindi non sono mai arrivati a chi li aveva acquistati. È per questo che, nell’ambito dell’operazione Sim swap, sono finite in manette 14 persone – tutte residenti a Giarre, Piedimonte Etneo e Mascali – accusate di avere messo in piedi una truffa di cui sarebbero rimaste vittime decine di persone in tutt’Italia. Al vertice di questo sistema ci sarebbe stato il pregiudicato 35enne Alfio Mancuso, aiutato dai presunti complici Antonio Nucifora (classe 1992) e Luca Florio (classe 1980). Per tutt’e tre è stata disposta la custodia cautelare in carcere.
Nucifora si sarebbe occupato di mettere online le inserzioni per le vendite fittizie, mentre Florio avrebbe avuto il compito di eseguire la sostituzione delle sim e contattare le persone che avrebbero tenuto da parte, dietro compenso, le somme portate via dai conti correnti delle vittime. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2015 e il 2017. Con la modalità della sostituzione della scheda telefonica, Mancuso e i suoi avrebbero tentato di appropriarsi di quasi 550mila euro in 16 circostanze diverse. In alcuni casi, senza successo per via delle misure di sicurezza degli istituti bancari o di Poste italiane, che hanno bloccato le movimentazioni di denaro sospette. Il metodo prevedeva che, dopo avere ottenuto l’accesso al conto corrente dei cittadini a cui si voleva portare via il denaro, venissero eseguiti uno o più bonifici verso i conti correnti di altre persone, le undici che figurano nell’elenco degli indagati e per le quali sono stati disposti gli arresti domiciliari. Dopo questo passaggio ne sarebbero avvenuti diversi altri: ulteriori bonifici verso altri prestanome, prelievi in contanti o acquisti di beni di vario genere eseguiti tramite carte prepagate intestate ad altri ma, per i magistrati, in realtà a disposizione di Mancuso.
La seconda parte del sistema, invece, sarebbe stata organizzata da Antonio Nucifora, che avrebbe messo in vendita – per lo più sul portale di compravendita online Subito.it – diversi prodotti che però non sono mai stati inviati ai committenti, usando le false identità di Daniele Bianchi e Claudio Manetti. Da un ponte sollevatore per auto (venduto a una serie di acquirenti per 980 euro) a un mini-escavatore – proposto anche sul sito eurofallimenti.net – per il quale erano stati richiesti, e successivamente pagati, fino a 4700 euro. In vendita risultavano poi anche un carrello elevatore, dischi per freni di automobili Audi, pezzi di ricambio per vetture Mercedes e smartphone Samsung e Apple. Per un totale di quasi ventimila euro. I reati contestati a tutti gli indagati, a vario titolo, sono di frodi informatiche, accessi abusivi, sostituzioni di persona, truffa e riciclaggio. Per ciascuna delle undici persone finite ai domiciliari è stato stabilito il divieto di comunicare con l’esterno non solo tramite telefono ma anche tramite internet.