Giarre, cittadini buttano bollette della Tarsu Sindaco: «Meglio raccolta di prossimità»

Oltre il danno la beffa. Mentre Giarre affonda tra i rifiuti, nelle case dei cittadini cominciano ad arrivare i bollettini della Tarsu, la tassa sulla spazzatura, che nel centro ionico è tra le più alte d’Italia. «Ci vuole coraggio e faccia tosta», inveisce una signora mentre butta la fotocopia della sua bolletta da 500 euro nel bidone posto davanti al Municipio. Erano circa 300 i cittadini che stasera si sono riuniti per protestare contro la cattiva gestione della raccolta differenziata porta a porta nei comuni di Giarre, Riposto e Mascali. Un servizio iniziato lo scorso 16 luglio e gestito dall’Ato Joniambiente attraverso la ditta Aimeri. Nessuna bandiera di partito, ma tanti striscioni di protesta e uno slogan – Vergogna, vergogna! – scandito a più riprese sotto il balcone del sindaco Teresa Sodano.

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Il primo cittadino, insieme a parte della giunta e ai tecnici comunali, ha ricevuto una delegazione di manifestanti. Un lungo faccia a faccia durante il quale i rappresentanti delle associazioni hanno chiesto chiarimenti sulla situazione attuale e sui provvedimenti che l’amministrazione intende prendere. «È inutile che continuate lo scaricabarile – ha esordito Vita Raiti, della sezione ionica del Wwf – perché voi sindaci siete anche soci dell’Ato che tanto criticate, siete voi che prendete le decisioni». «Questa manifestazione – replica Carmelo Spitaleri, sindaco di Riposto, presente anche lui all’incontro con i manifestanti – dovremmo farla insieme sotto Palazzo d’Orleans a Palermo, perché è la legge regionale che ci sta bloccando». Il confronto ha visto da una parte il sindaco Sodano rivendicare, ordinanze alla mano, gli interventi fatti in questi anni per sollecitare Joniambiente e l’Aimeri a svolgere il servizio in maniera dignitosa. Dall’altra la delegazione ricordare come già tre anni fa alcune associazioni cittadine avessero evidenziato l’inefficienza della ditta milanese. «La stessa ditta che, nonostante tutto, avete scelto per il servizio porta a porta – denuncia Angelo D’Anna, portavoce della Rete delle associazioni – come pensavate che non riuscendo a svolgere l’ordinario, riuscissero a fare lo straordinario?».

Ma la promessa fatta dell’amministrazione comunale non convince i manifestanti. «Con l’ordinanza di ieri – spiega la Sodano – abbiamo intimato all’Aimeri di ripulire in modo definitivo il territorio e mi hanno assicurato che lo stanno facendo. Se tra due giorni non sarà così, ci siederemo ad un tavolo e chiederemo di ridurre il porta a porta solo ad alcuni quartieri, mentre nel resto della città passeremo alla raccolta di prossimità con i cassonetti differenziati». Un coro di no ha accolto l’annuncio del sindaco. «Tornare indietro a questo punto è assurdo e diseducativo», è la tesi dei manifestanti. Ma l’amministrazione sembra convinta nel seguire questa strada. Con o senza l’Aimeri. «Non possiamo fare a meno dell’Aimeri fino a quando non ci sarà un’altra ditta pronta a subentrare – precisa la Sodano – stiamo cercando, ma fino ad ora non abbiamo trovato nessuno e sarà impossibile fino almeno a metà settembre». Passaggio reso più complicato dalla legge che impone il transito di tutti i dipendenti attualmente in forza all’Aimeri nella nuova ditta.

Dopo più di un’ora, ad aspettare la delegazione sotto il Comune sono rimasti in pochi. Ma le risposte dell’Amministrazione non hanno convinto. «Continueremo a protestare – annuncia D’Anna – soprattutto se l’intenzione è quella di abbandonare la differenziata. Intanto abbiamo chiesto di poterci sedere al tavolo con l’amministrazione e l’Ato per provare a migliorare il servizio». Per gli organizzatori la manifestazione, nata dal basso attraverso la discussione su Facebook, è riuscita, anche se in molti hanno lamentato la scarsa partecipazione dei cittadini nonostante il problema della spazzatura sia diventato ormai trending topic nel centro ionico. «Stasera ho visto tante famiglie con bambini – conclude D’Anna – un po’ di gente comune c’era, ma la verità è che Giarre non è abituata a scendere in piazza».

Salvo Catalano

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