Pina Emmi e Mario Patanè hanno abbassato le saracinesche il 31 dicembre. Ma quando i due coniugi hanno aperto l'attività, il 5 marzo del 1971, «c'erano quattro librerie e si diceva "Che paese colto". Cosa è rimasto ora?», domanda il commerciante. Che racconta a MeridioNews quasi mezzo secolo tra i libri
Giarre, chiude la storica libreria La Señorita «Qui abbiamo fatto leggere tre generazioni»
«Tutte le cose belle hanno un inizio e una fine. È stato un piacere e un onore servire tre generazioni: i vostri nonni, i vostri padri e voi». Poche parole di commiato per Pina Emmi e Mario Patanè, che in 46 anni di attività hanno riempito con i propri volumi le case e le scuole dell’area ionica etnea, e persino di Catania. La loro libreria, La Señorita, ha chiuso definitivamente il 31 dicembre scorso, «e già dall’1 gennaio ero a lavoro a riporre libri negli scatoloni per riconsegnarli ai distributori. Dovrò liberare il locale entro fine gennaio», spiega il titolare dell’ultima libreria di Giarre, in via Veneto. Che chiude, ufficialmente, «per raggiunti limiti di età». Ma Mario Patanè, 68 anni, parlando della sua attività che cessa dopo una vita, «ed essere diventati un marchio, un po’ come Cavallotto a Catania», confessa di aver smesso «perché i tempi, da quando abbiamo iniziato, sono davvero cambiati. Con Amazon, dove si comprano libri ma nemmeno un centesimo ricade nella crescita economica e culturale di un territorio. Ma soprattutto perché le banche non ti fanno più credito, e per un libraio che deve anticipare grandi somme per tenere i libri è fondamentale».
Tutto parte nei primi anni ’70, quando «bastava una parola per farsi affidare dei libri che valevano molto», racconta il libraio. Eppure l’attività in libreria è iniziata per caso: «Sono figlio di contadini, mio padre aveva solo la quinta elementare. Io arrivai a fare cinque anni di professionale, ma per mantenermi agli studi al Cannizzaro di Catania vendevo enciclopedie. Poi iniziai a rivendere libri tecnici – comprati a Catania – a Giarre, dove nessuno li portava perché c’era solo la Statale 114. Le cose andavano bene, e mi proposero di aprire una succursale del mio distributore dell’epoca, ma avevo iniziato a insegnare a scuola come tecnico di laboratori e la cosa sfumò. Con mia moglie non ci tirammo indietro dopo aver investito per affittare un locale in corso Italia, e aprimmo la libreria di cui lei era titolare. E siccome era cresciuta a Caracas, in Venezuela, la chiamammo Casa del Libro La Señorita», racconta Patanè.
L’apertura della libreria avviene il 5 marzo del 1971, «e nonostante una certa diffidenza degli altri tre librai dell’epoca in paese, tutti già ben avviati, abbiamo avuto successo. Credo che la gentilezza di mia moglie, l’essere giovani, dare attenzioni come quella di fare i pacchi regalo abbia fatto la differenza. Gli altri erano troppo austeri, forse». La fortuna ha avuto però un ruolo importante: «Vendevamo soprattutto libri per professionisti, che a Catania non si trovavano perché avevano ancora poco mercato. Ma a metà degli anni ’70 questo tipo di pubblicazioni cominciarono ad andare bene ovunque, per via delle novità legislative in tema fiscale, per esempio. Eravamo stati i primi ad avere i testi tecnici, e da noi venivano docenti universitari anche da Catania. Ricordo ancora il professore Mario Torrisi che divenne nostro cliente, docente di Meccanica razionale, o il professore Pippo Vecchio che cercava testi giuridici».
La trovata della vendita di testi specialistici «è stata poi naturalmente copiata dalle altre librerie più grosse. Nel frattempo vicino al nostro negozio ha aperto la posta, e poco dopo anche il liceo classico. Da allora siamo diventati un punto di incontro per gli studenti, che si davano appuntamento anche dopo la scuola», racconta il libraio. Erano già gli anni ’80 inoltrati, e «l’istituto poligrafico dello Stato ci propose di diventare concessionario. Abbiamo accettato, così come abbiamo accettato di diventare una succursale del Touring club italiano, perché se non ti aggiorni e non porti novità, purtroppo, chiudi. Così è successo alle altre librerie di Giarre, noi abbiamo resistito studiando e aggiornandoci di continuo». Un aggiornamento che è andato avanti anche in tempi più recenti, «a fine anni ’90 si sono spostate molte scuole nella periferia di Giarre, vicino al tribunale, dal professionale Sabim-Maiorana, dove avevo iniziato io da insegnante, fino ai licei. E così abbiamo aperto nel 2000 un secondo punto vendita in via Veneto, che dal 2010 è rimasto l’unico».
Gli anni in via Veneto sono anche stati i migliori dal punto di vista del successo professionale. «Grazie alla concessione dell’istituto poligrafico, siamo arrivati ad avere 15 dipendenti. Al culmine avevamo l’attività divisa in vari gruppi: servizi, professionale con 200 metri quadri di esposizione con codici e formulari. Poi vario, con romanzi e altra narrativa. E testi scolastici. Siamo arrivati con i servizi a inviare le copie della gazzetta ufficiale in abbonamento a circa 700 Comuni, andando anche in Calabria e Basilicata».
Un’ascesa finita, però, quasi di colpo. «Non ricordo l’anno preciso, ma il Governo decise di dare gli abbonamenti alla Gazzetta ufficiale gratis, via Internet. Inizialmente continuavamo a dare assistenza, ma poi hanno introdotto anche archivio storico e ricerca. Un altro duro colpo è stata la scelta del Touring Club italiano di vendere solo tramite le librerie del gruppo Giunti. Così nel 2010 abbiamo chiuso il punto vendita storico di corso Italia. E fatto molti licenziamenti, alla chiusura eravamo in tre in totale». Patanè non nasconde l’amarezza: «Le librerie storiche, con almeno trenta anni di attività, dovrebbero andare come patrimonio Unesco: da noi sono passati nonni, genitori, figli. Testimoniamo il grado culturale del territorio dove si trovano. Quando c’erano quattro librerie si diceva di Giarre: “Che paese colto”. Cosa è rimasto ora?», domanda