Gettonopoli Aci Catena, 15 consiglieri indagati Accusati di falso ideologico e truffa aggravata

Falso ideologico e truffa aggravata. Sono queste le ipotesi di reato rivolte dalla procura di Catania a 15 consiglieri comunali di Aci Catena, che nelle ultime ore hanno ricevuto l’avviso di chiusura indagini. La vicenda nasce l’anno scorso con un esposto del Movimento 5 stelle, a firma del senatore Mario Giarrusso, sulla scia del caso gettonopoli che ha toccato diversi Comuni del comprensorio etneo. A chiamare in causa la magistratura era stata precedentemente anche l’associazione Aci Catena Bene Comune.

I magistrati, che negli scorsi mesi tramite la polizia giudiziaria avevano prelevato dal Comune i registri delle commissioni consiliari, hanno focalizzato l’attenzione su 15 dei 20 componenti del consesso civico. Cinque in più rispetto alla denuncia dei pentastellati, che avevano segnalato i comportamenti anomali – assunti nell’arco di tempo che andava da giugno 2014 a gennaio 2015 – di dieci consiglieri. Questo l’elenco degli indagati: Giuseppe Aleo, Luigi Citraro, Martino Orazio Ferro, Luca Grancagnolo, Giovanni Grasso, Teresa La Rosa, Salvatore Leonardi, Giuseppe Liuzzo, Luigi Lucchesi, Michele Puglisi, Venerando Sapuppo, Giuseppe Sciacca, Giuseppe Sorbello, Rosario Sorbello e Giuseppe Urso.

Al centro dell’attenzione la gestione delle sedute e, nello specifico, la durata lampo di alcune e la compresenza di alcuni consiglieri in diverse commissioni. Un dono dell’ubiquità su cui adesso la procura vuole vederci chiaro. Riguardo la cifra contestata, si tratterebbe di circa cinquemila euro. Somma che per uno degli indagati sarebbe la prova dell’eccessivo clamore che ha accompagnato l’indagine: «Parliamo di poche migliaia di euro – commenta Aleo, che di mestiere fa il carabiniere -. Non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ma mi è stato detto che mi contesterebbero 51 euro. Mi pare assurdo».

Di ben altro avviso, invece, Giarrusso per il quale ragionare sulle cifre non ha molta importanza: «Parliamo di accuse penali non di danno erariale – dichiara a MeridioNews -. Non esiste la modica quantità di danno pubblico, quella è la droga». Il senatore si concentra, invece, su una questione politica: «Bisogna ragionare sull’etica che caratterizza questi rappresentati dei cittadini, indipendentemente dall’importo contestato». E comunque, a suo dire, regge poco la giustificazione secondo cui i consiglieri non avrebbero avuto motivo di comparire in un numero superiore di sedute, dato il limite massimo di gettoni percepibili in un mese: «Vogliamo pensare che questa gente rischi un processo per nulla? – attacca Giarrusso -. Mi sembra inverosimile». D’altra parte, lo stesso Movimento 5 stelle ha spesso sottolineato come la questione non riguardi soltanto i gettoni di presenza, ma anche i rimborsi ai datori di lavoro che nel caso di assunzioni nel settore privato non implicano alcun tetto massimo alle somme che il Comune trasferisce alle aziende.

Da parte di Aci Catena Bene Comune, invece, la chiusura delle indagini è l’occasione per ritornare sui costi della politica. «Il nostro esposto arriva ancor prima di quello del M5s. Successivamente abbiamo chiesto ai consiglieri di rivedere i costi della politica – commenta il presidente Basilio Orfila -. Ma non solo hanno ignorato la proposta, hanno pure prodotto inutili rivisitazioni del regolamento che non hanno prodotto nessun risparmio mantenendo i costi altissimi».


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La procura di Catania ha notificato gli avvisi di chiusura delle indagini, per l'inchiesta nata in seguito a un esposto del Movimento 5 stelle. Un consigliere: «Pare mi contestino 51 euro, è assurdo». Il senatore Mario Giarrusso: «Non esiste la modica quantità di denaro pubblico, quella è la droga», commenta a MeridioNews

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