Il Tribunale del riesame ha rigettato l'istanza di revoca della misura cautelare. Il provvedimento è stato predisposto all'indomani dello scandalo sulle commissioni a palazzo Zanca. I legali difensori hanno annunciato che ricorreranno in Cassazione
Gettonopoli a Messina, rigettato ricorso dei consiglieri Continueranno ad avere l’obbligo di firma a fine seduta
Un secco rigetto è arrivato nel primo pomeriggio di oggi alle richieste dei consiglieri comunali finiti nell’inchiesta gettonopoli. Il Tribunale del riesame non ha accolto l’istanza di revocare l’obbligo di firma prima e dopo ogni seduta di commissione per i 12 consiglieri comunali destinatari della misura cautelare. E sono stati 12 secchi no, uno per ciascuno esponente politico coinvolto nell’inchiesta sui gettoni di presenza. Confermata in pieno dal Riesame la misura adottata dalla gip Maria Militello.
L’udienza, cominciata ieri, ha visto gli avvocati dei consiglieri essere ascoltati uno per uno nelle loro argomentazioni a sostegno della richiesta di revoca. Il sostituto procuratore Diego Capece Minutolo è intervenuto singolarmente dopo ogni avvocato, controbattendo punto per punto ai difensori. Durante la lunga seduta di ieri sempre il procuratore aveva depositato documentazione che proverebbe la violazione della misura cautelare da parte di sei dei dodici consiglieri coinvolti nell’inchiesta. Si tratterebbe di Angelo Burrascano, Giovanna Crifò, Carlo Abbate, Benedetto Vaccarino, Paolo David e Pio Amadeo. La violazione riguarderebbe la tempistica nell’apporre la firma nel registro dei vigili urbani, dopo al fine delle sedute consiliari. I legali dei dodici consiglieri hanno già annunciato che ricorreranno in Cassazione contro la decisione del Riesame.
L’aria che si respira nei corridoi di palazzo Zanca dal giorno in cui è scattata l’operazione della polizia su gettonopoli si fa sempre più pesante e surreale. Anche le commissioni consiliari si svolgono in clima diverso. Il consiglio comunale è ormai sfiduciato nei fatti e a chiedere ai consiglieri di dimettersi sono stati da più parti gruppi di cittadini che hanno anche organizzato manifestazioni in piazza. Con un unico invito rivolto al consiglio: andare a casa.
La Procura, intanto, continua per la sua strada e nei giorni successivi all’emanazione delle misure cautelari ha sequestrato il registro su cui 12 dei consiglieri indagati devono apporre la firma. Il risultato di quei controlli è arrivato ieri sul tavolo anche del Riesame.