Mafia, indagine su gestione beni confiscati Sotto inchiesta altri tre magistrati palermitani

Si allarga l’inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati che, dopo il presidente della sezione Misure di prevenzione, Silvana Saguto, vedrebbe indagati altri tre magistrati palermitani. Secondo quanto riporta il quotidiano Il Messaggero sono Tommaso Virga, ex membro togato del Csm e ora presidente di sezione, Lorenzo Chiaromonte, collega d’ufficio della Saguto, e il pm Dario Scaletta. Scaletta, inoltre, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio: avrebbe dato notizie sull’inchiesta a Chiaromonte e a un altro collega. Virga, sempre secondo il quotidiano, avrebbe favorito un procedimento disciplinare che riguardava Saguto, la quale a sua volta avrebbe garantito la nomina del figlio di Virga, Walter, ad amministratore giudiziario dei beni sequestrati a Palermo agli eredi di Vincenzo Rappa.

Chiaromonte, infine, non si sarebbe astenuto dalla decisione di affidare la gestione di beni per 10 milioni sequestrati al boss Luigi Salerno, nonostante l’amministratore designato fosse una persona a lui vicina. Ieri sera Saguto aveva lasciato il proprio incarico alla sezione misure di prevenzione, sostituita da Mario Fontana. Sempre ieri si è appreso che l’indagine è stata allargata al padre di Saguto e a uno dei figli del magistrato, che si aggiungono al marito del giudice, l’ingegner Lorenzo Caramma e all’avvocato Gaetano Cappellano Deminara. La notizia, tuttavia, al momento non è stata confermata e lo stesso procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Sergio Lari, in merito alle rivelazioni diffuse dal Messaggero ha detto laconico: «La notizia è di fonte romana e non ho nulla da dichiarare».

Il coinvolgimento del giudice Tommaso Virga nell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati è legato al sequestro dell’impero imprenditoriale dei Rappa. Il provvedimento della sezione misure di prevenzione, presieduta fino a ieri dalla Saguto, era stato eseguito nel marzo 2014. Il patrimonio, valutato tra 600 e 800 milioni, era stato affidato all’amministratore giudiziario Walter Virga, figlio del giudice Tommaso, ex componente togato del Csm. L’inchiesta ipotizza che alla base della nomina ci sarebbe stato uno scambio di “favori”. Al giovane Virga venne assegnata la gestione di un impero costituito, fra l’altro, da immobili di grande valore (uno ospita gli uffici del Tar), ville, una concessionaria di auto, una società (Publimed) che gestisce Trm, una delle maggiori emittenti televisive siciliane. Il patrimonio apparteneva ai fratelli Vincenzo e Gabriele Rappa che non sono stati mai coinvolti in indagini antimafia. Secondo i giudici della sezione misure di prevenzione, nell’impero imprenditoriale sarebbero confluiti soldi provenienti dalle attività illecite del nonno dei fratelli Rappa, morto più di sei anni fa dopo una condanna a otto anni poi ridotta a quattro.


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