Gennuso, ciclisti-galoppini e foto con elenchi di elettori «Porta per porta: non dai bisognosi, lì ci vanno altri»

All’indomani del voto per le elezioni Regionali dello scorso novembre, man mano che la notizia della rielezione di Pippo Gennuso si va diffondendo, il cellulare di Massimo Rubino comincia a squillare ripetutamente. A cercare un contatto con lui sono gli elettori che confermano il proprio voto, ma soprattutto le persone che aspetterebbero i soldi in cambio dell’impegno profuso per il neo eletto deputato regionale. «Mi avevi detto di chiamare lunedì», dice uno di loro a Rubino, principale procacciatore di preferenze e considerato dalla Dda di Catania che lo ha fatto arrestare il mediatore con il clan Crapula di Avola. Lui prende tempo perché, a sua volta, deve sentire tutti gli altri intermediari a cui chiedere gli elenchi dei voti che ognuno avrebbe procurato in favore del deputato di Popolari e autonomisti. «Io ora ti mando le fotografie», dice uno di questi a Rubino che però gli raccomanda di conservarle per tirarle fuori al momento opportuno. Uno scientifico sistema di controllo del voto: i nominativi di tutti coloro che hanno votato secondo le indicazioni ricevute fotografati e consegnati al principale referente. 

Conosciuto ad Avola e nelle zone limitrofe della provincia di Siracusa in particolare nell’ambiente ciclistico, Rubino – adesso agli arresti domiciliari come Gennuso – fa parte del direttivo della Asd Team Rubino-Cipollini. E sarebbe proprio il mondo del ciclismo uno degli zoccoli duri dello scambio politico mafioso. E con le due ruote ha a che fare anche l’inizio dell’indagine: in particolare gli investigatori partono da un’intercettazione avvenuta il 13 ottobre del 2017, mentre Rubino è in bici insieme al genero del boss Crapula Michele, Giamblanco Francesco, in carcere da lunedì sera, e ad altri sodali e discutono su chi sostenere alle imminenti Regionali, convergendo proprio su Gennuso. Le conversazioni vengono captate grazie a un virus che i carabinieri sono riusciti a installare nel cellulare di Rubino.

La raccolta di voti procede grazie a una rete strutturata. «Ci devi dire che non è una cosa tua, che non ti devono fare una cortesia a te». A parlare in macchina di compravendita di voti, mentre aspettano Rubino, sono due dei procacciatori di voti da lui controllati. Entrambi sono d’accordo sul fatto che bisogna parlare con persone fidate, che «non se lo cantano», ed evitare le persone in stato di bisogno. «È inutile che andiamo da quelli lì. Hanno bisogno e poi ci girano le spalle. È capace che… ci va qualcun altro e ci danno altri quaranta euro».

Per adempiere all’accordo, Rubino avrebbe reclutato diversi ragazzi. «Fratello mio…i miei sono assai! ho ‘ngagliato (agganciato, ndr) a quattro picciottieddi». Esaurito il gruppo dei ciclisti – anche di altri territori della provincia – Rubino organizza incontri nei bar e cene nei ristoranti di Avola per coinvolgere alcune famiglie locali. «lo ormai me ne vado a morire con questa persona», dice intercettato facendo riferimento all’impegno nell’organizzare una serata in un locale avolese. Ciò che gli sta più a cuore è che sia presente anche Gennuso, perché non ha nessuna intenzione di screditare il proprio ruolo di intermediario. È però attento a non figurare come organizzatore dell’evento, per evitare che si sveli il suo ruolo di anello di congiunzione fra l’onorevole e la famiglia Crapula

La parola d’ordine è, dunque, riservatezza. Dall’analisi dei tabulati fra i due indagati, nel periodo fra il 14 ottobre e il 5 novembre, infatti, si evidenzia il dimezzamento delle chiamate nel periodo pre-elettorale in cui Rubino si adopera a procacciare elettori, rispetto al periodo precedente la campagna elettorale. Subito dopo il 5 novembre, la frequenza delle chiamate raddoppia nuovamente. Secondo gli inquirenti, ciò significa che i contatti sono assidui nella fase della conclusione dell’accordo elettorale, diventano poi quasi nulli – per non rischiare di compromettere il candidato – per riprendere dopo la rielezione per il saldo del compenso.

Oltre a ricompense in denaro, Genusso avrebbe dovuto ricambiare il favore anche con altre utilità: la sistemazione di una strada su cui solitamente si allenano i ciclisti e impieghi lavorativi per le loro mogli e compagne. Fino alla vigilia del voto, Rubino e gli altri continuano a promettere denaro in cambio di voti. «Perché oramai abbiamo dato questa parola. Fino a stamattina al bar i ragazzi, hai capito?». Per pagare chi accetta lo scambio c’è però bisogno dell’ultima tranche di denaro da parte dei Gennuso che non arriva. 

«Ma perché uno deve fare brutta figura l’ultimo giorno? Ma come? Abbiamo costruito una cosa bella e stiamo facendo una brutta figura con questi qua, gli ultimi poverini – lamenta Rubino – Se neanche glieli davamo a quelli là, eravamo più tranquilli». Insomma, a un certo punto, il deputato – impegnato a festeggiare la vittoria e a provvedere alla moglie ricoverata in ospedale dopo un infarto – avrebbe provato a non rispettare l’impegno senza mai però negarlo

«Dice che gli hanno bloccato i conti correnti – riferisce a Rubino un altro procacciatore di voti, andato a chiedere conto al deputato, insieme alla moglie, nei giorni successivi all’elezione – Tu lo sai quanto io ho corso dietro alla persone… Sono andato a uno a unoporta per porta… Tu lo sai… I ragazzi si sono impegnati perché i risultati li hanno avuti. A quelli gli dovesse sembrare che me li sono presi io». E ancora, durante il comizio a Rosolini del 19 novembre, organizzato da Gennuso per ringraziare i suoi elettori, un uomo accanto a Rubino sfrega indice e pollice nell’atto di chiedere denaro: «Ha nesciri i soddi», dice rivolto al palco. Richiesta immediatamente zittita dallo stesso Rubino che intima al suo accompagnatore di non gesticolare e non parlare ad alta voce.


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