Gemine Muse: gli alter ego dell’arte

Dallo scorso novembre ha preso vita in nove paesi europei la quarta edizione di “Gemine Muse”, progetto organizzato e promosso dal circuito Gai (Giovani Artisti Italiani) con il sostegno di Darc (Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea del Ministero dei Beni Culturali) e Cidac (Associazione delle città d’arte e cultura). Un’opportunità che spalanca le porte del mondo dell’arte e dei musei a un centinaio di giovani artisti, al fine di avviare una serie di mostre che uniscono opere già esistenti a rivisitazioni contemporanee attraverso la conoscenza del patrimonio culturale europeo.

 

In questa quarta edizione, la seconda a livello europeo grazie ai fondi al programma “Culture 2000” istituito dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea, che permette un incrocio di scambi e collaborazioni, sono state coinvolte ben 37 città tra cui nove che hanno effettuato lo scambio in vari stati: Italia, Olanda, Finlandia, Portogallo, Grecia, Croazia, Irlanda e per finire Ungheria e Turchia, “new entry” di quest’anno. Percorsi artistici, umani e professionali attraverso una fitta rete di partnership, individuati da Giacinto Di Pietrantonio, coordinatore nazionale di “Gemine Muse”, tra musei e referenti pubblici e privati che si impegnano attivamente attraverso dei critici locali nell’esposizione delle opere degli artisti diversi ogni anno, da uno ad un massimo di tre artisti (nel caso degli scambi sono due residenti più uno ospite) per ogni città.

 

Con questa interessante iniziativa, l’arte contemporanea rivive a Catania, grazie alle sperimentazioni innovatrici di alcuni artisti, selezionati dal circuito Gai, che abbinano il contemporaneo alla tradizione. La doppia identità, o identità “gemella”, consiste proprio nel rinnovare le vesti dell’antico attraverso molteplici elaborazioni contemporanee riprese da una serie di strutture artistiche tradizionali ed il nucleo di questa operazione sono proprio i musei grazie alla quale si instaura una sorta di linguaggio tra artista del passato e artista contemporaneo. Per quest’anno tutto è rinato dentro e di fronte Palazzo Biscari, all’interno della residenza di Ruggero Moncada e della sua famiglia, illustri proprietari del Palazzo nel cuore del barocco catanese, adibito a museo per l’occasione.

 

Giovani artisti europei che, a contatto con le radici del sito in cui lavorano, sono la testimonianza di un dialogo fondamentale per ricostruire una base culturale del vecchio continente e per dare un tocco vitale all’arte contemporanea ospitata anche nella nostra città in un contesto fiabesco, come quello del palazzo voluto dal principe Ignazio Paternò Castello nel lontano diciottessimo secolo. Tre le opere create, o meglio, rivisitate da quattro artisti: i tre artisti catanesi Enrico Salemi con “Ascensione”, Daniele Denaro e Angelo Spina che hanno collaborato insieme con “Save”, e Patty Groot Bluemink con “Grande Bluemink”,  artista olandese presentata dalla curatrice Krien Clevis. Infatti Catania quest’anno ha effettuato uno scambio con Amsterdam, mentre l’anno scorso la scelta si era indirizzata verso la Grecia, al Benaki Museum di Atene. Nel frattempo in Olanda si è recata l’artista catanese Clementina Zanghì dove ha allestito all’Amstelkring Museum il suo coloratissimo “Piviale” creato con diversi materiali in stile patchwork.

Inoltre bisogna aggiungere che l’operazione di quest’anno, “vittima” delle restrizioni economiche del comune di Catania, ha costretto gli artisti a dover autoprodurre le opere senza alcun contributo da parte del comune, così come le due curatrici di Gemine Muse per la nostra città, Lucilla Brancato ed Ambra Stazzone, che hanno lavorato e partecipato gratutitamente all’operazione. Questo è quanto ci riferisce la dottoressa Mariagiovanna Chiavaro, referente di Gai a Catania: “E’ stata una operazione a costo zero, grazie a una serie di persone solidali e interessate alla cultura e all’arte che hanno dedicato il proprio tempo, denaro ed energie, perché ritenevano l’operazione molto importante” ed inoltre aggiunge: “Da sempre negli anni precedenti la curatela veniva pagata, cioè gli addetti ai lavori venivano remunerati per il loro lavoro che consiste nel seguire l’opera dal suo nascere fino all’allestimento finale. Gli artisti sono stati così vicini a questa manifestazione da accettare di autoprodurre le loro opere con dei costi personali notevoli. La partecipazione del comune alle spese di produzione (di cui fra l’altro ha l’obbligo statutario) sarebbe stato un aiuto per gli artisti, non per la semplice idea di ricavarne un guadagno economico, ma per permettere a ciascuno di loro di pensare ad un’opera più in grande”.

 

Per sapere il futuro di Gemine Muse, ovvero la prossima edizione, bisognerà prima attendere una nuova formula da presentare alla Commissione Europea, una veste rinnovata che unirà sempre arte antica e arte contemporanea. Intanto possiamo dire con certezza che questa edizione si è conclusa con grande soddisfazione da parte di coloro che hanno operato all’interno di questo progetto che ha riscosso un generale notevole successo, secondo quanto ci ha riferito la dottoressa Chiavaro.

 

Aprire nuove prospettive e oltrepassare i confini, non solo geografici, ma soprattutto “mentali”, per mettere a confronto e unire culture, arti, musei, città ed instaurare relazioni interpersonali al di fuori di ogni pregiudizio culturale. Questo è l’obiettivo centrale che si pone chi fa e chi vive Gemine Muse.

 

 

Il sito ufficiale di Gai: www.giovaniartisti.it

 

Il link di Gemine Muse: www.giovaniartisti.it/gm/

 

 

Un ringraziamento va alla dott.ssa M. Chiavaro per la sua gentile collaborazione.

Valeria Arlotta

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