Rese pubbliche le delibere con le quali l'amministrazione comunale ha distribuito 96mila euro al mondo del volontariato. Contestate le modalità di assegnazione. Fondi elargiti a giochi fatti, pochi controlli, nessuna trasparenza. E non mancano gli strafalcioni grammaticali
Gela, polemiche sui contributi per la cultura Prima realizzi l’iniziativa e poi il Comune ti paga
Da quando il consigliere comunale in quota Articolo 4 Terenziano Di Stefano ha pubblicato le delibere (l’ultima risale al 30 dicembre 2014) con le quali il Comune di Gela ha stanziato 96mila euro per associazioni, enti culturali, bande musicali e società sportive, sui social network s’è scatenata la bagarre. C’è chi difende l’operato dell’amministrazione comunale, che ha ridotto considerevolmente le «spese folli» del periodo della sindacatura di Rosario Crocetta, e chi si scaglia contro la giunta guidata dal renziano Angelo Fasulo, rea di elargire contributi ad attività ormai svolte, a proprio insindacabile giudizio attraverso una modalità che tra i commenti online qualcuno arriva a definire «voto di scambio».
Se si scorre l’elenco dei beneficiari si nota come la giunta confermi la propria predilezione verso il mondo cristiano: novemila euro per sei musical organizzati da movimenti giovanili che fanno riferimento a due preti, cinquemila euro per il centro di cultura e spiritualità cristiana Salvatore Zuppardo e la mostra SperoneArte, settemila euro per il presepe vivente, cinquemila euro per il Coro Perfecta Laetitia. A questi si aggiungono i contributi individuali: si legge ad esempio che «al seminario vescovile di Piazza Armerina (viene destinato, ndr) un contributo di tremila euro per l’assegnazione di una borsa di studio per un giovane seminarista bisognoso ma meritevole affinché possa affrontare le spese necessarie per lo studio teologico».
E mentre è partita la caccia al povero aspirante teologo, da più parti si invoca trasparenza. Anche il mondo dell’associazionismo da tempo ha presentato una bozza di regolamento, finora inascoltata. Perché il modus operandi definito dall’amministrazione è questo: presenti il progetto, il Comune lo valuta e lo approva. Dopo che lo hai realizzato, arrivano le delibere. Le associazioni producono le giustificazioni per le spese sostenute, che vengono verificate dagli uffici comunali. I quali, alla fine, procedono ai pagamenti. Nessun bando e nessun avviso pubblico al quale partecipare preventivamente.
Chi ha ricevuto i contributi si difende affermando che quei soldi sono ben poca rispetto alle spese reali. E nessuno lo mette in dubbio. Secondo Peppe Tandurella, fondatore del gruppo Facebook Rigenerare Gela, «servirebbero equità, trasparenza, norme chiare… Sarebbero il toccasana per fuggire tutti i sospetti e ne trarrebbero giovamento tutti». L’artista Giovanni Iudice ricorda di aver provato più volte a portare attività culturali e artistiche a Gela, anche di peso notevole, che non avrebbero avuto costi per l’amministrazione e che si sarebbero al massimo finanziate con lo sbigliettamento. E alle critiche si somma la tragicomica nota di colore: le delibere in questione sono zeppe di strafalcioni. Musicol al posto di musical, serf al posto di surf, Coro Perfetta Letizia al posto di Coro Perfecta Laetitia.