Gela, il bilancio con i ‘buchi’ lasciato da Crocetta lo pagheranno i cittadini con la Tasi

ANCHE SE CON UN PO’ DI RITARDO ANCHE LA CORTE DEI CONTI HA PUNTATO I RIFLETTORI SULLE FANTASIE CONTABILI DI UN COMUNE DOVE LA ‘FANTASIA’ HA PRESO IL POSTO DELLA REALTA’. COME PER CERTI ‘IMMONDIZZARI’, ANCHE IN QUESTO CASO CHI DOVREBBE CENSURARE NON CENSURA

di Roberto Sciascia

Questa volta prenderemo per mano chi legge e lo accompagneremo nel regno di Oz; anche qui, come nell’omonima saga, incontreremo un Leone senza coraggio, uno spaventa passeri senza cervello ed un uomo, si fa per dire, di latta, semianalfabeta, malvagio e senza cuore: compito di chi legge individuarne i profili.

A scanso di bonari equivoci, chiariamo che per comportamento da politicante intendiamo chi, nell’espletamento della sua funzione pubblica, si comporta in maniera non corretta, vile e senza scrupoli: un ‘galantuomo’, insomma.

Dalla recente contestazione della Procura della Corte dei Conti a 35, tra dirigenti, consiglieri comunali, assessori e Sindaco di Gela, che si riferisce all’elusione dei rigidi parametri del Patto di stabilità per gli anni che vanno dal 2010 al 2013 (in realtà, come vedremo, la prassi dei Bilanci ‘inventati’ nel Comune di Gela nasce con l’insediamento di Rosario Crocetta Sindaco, nel 2003, e continua con l’attuale Sindaco, avv. Fasulo) sembra emergere un desolante quadro tutt’altro che roseo, ordito da un circuito organizzativo comunale (è questo il modo elegante che la Procura della Corte dei Conti utilizza per evitare di rappresentarlo come una vera e propria associazione a delinquere) dedito alla gestione delle spese con connotati di inefficacia, inefficienza, inadeguata attenzione per gli interessi finanziari del Comune, e di misurazione approssimativa.

Bingo!

La Procura della Corte dei Conti della Sicilia, dopo undici anni, si accorge che i Bilanci del Comune di Gela non sono esattamente limpidi e cristallini: staremo a vedere se l’indagine è genuina, e, quindi, produrrà esiti certi, oppure se si tratta solo di un qualche “avvertimento”, in puro stile isolano, all’interno dell’ennesima faida interna al PD gelese in vista delle prossime scadenze elettorali.

Per completezza di informazione, pubblichiamo le due delibere della Corte dei Conti, la n. 96 (Allegato 1) e la n. 97 (Allegato 2), entrambe del 14 luglio scorso, con le quali, la Magistratura contabile muove le contestazioni al comune di Gela (queste le potete trovare nel blog di Roberto Sciascia: www.roberto-sciascia.net).

Vanno giù duro, i Giudici contabili, che, elegantemente, definiscono come criticità le molteplici e gravi inadempienze sulla gestione amministrativa e sui sistemi di controllo del Comune di Gela.

A tal proposito, si sottolinea come già nel 2006, con la Delibera n.439 del 21 dicembre, il Comune di Gela aveva delineato le Linee Guida (Allegato 3) del Servizio di Controllo di Gestione: evidentemente le gravi omissioni del Direttore Generale non sono state ancora sanzionate.

E’ l’art. 19 delle suddette Linee Guida che attribuisce al Direttore Generale del Comune la responsabilità dell’attuazione degli indirizzi e degli obiettivi stabiliti dagli Organi politici di Governo dell’Ente e sovrintende a tutte le fasi del processo di controllo, in particolare:

• predispone la proposta di Piano Esecutivo di Gestione;

• definisce gli obiettivi di ciascun centro di risultato di concerto con i rispettivi responsabili;

• persegue livelli ottimali di efficienza ed efficacia nell’attività dell’Ente stimolando al riguardo tutte le azioni necessarie al raggiungimento dei prefissati obiettivi;

• si avvale dei reports per verificare lo stato di avanzamento dei programmi nonchè dei referti di gestione, dandone informazione al Sindaco;

• definisce l’efficienza e l’efficacia della gestione nel suo complesso, individuando le eventuali criticità emerse nel perseguimento degli obiettivi fissati e le possibili aree di miglioramento.

Non è il caso di andare a spulciare oltre tra le Linee Guida per dimostrare, con certezza, la corresponsabilità del Direttore Generale, sia nell’elusione dei rigidi parametri del Patto di stabilità, almeno per gli anni che vanno dal 2011 al 2014, che nella gestione di quel “… circuito organizzativo comunale connotato di inefficacia, inefficienza, inadeguata attenzione per gli interessi finanziari del Comune, e di misurazione approssimativa.”, di cui parla la Procura della Corte dei Conti.

Quanto sopra, tenuto conto che l’art. 4 delle stesse Linee Guida impone:

• L’orientamento della gestione amministrativa verso il raggiungimento degli obiettivi;

• La realizzazione degli obiettivi programmati;

• La corretta ed economica gestione delle risorse;

• Fornire informazioni ai responsabili della gestione per orientare le decisioni e le scelte tra percorsi alternativi per un miglioramento della programmazione futura;

• La trasparenza dell’azione amministrativa.

L’OPERAZIONE “FALSE STATEMENTS”

Ora, in considerazione che la dimensione complessiva delle spese annuali del Comune dipende sempre dal volume globale di risorse (entrate di competenza) che si prevede di accertare nel corso dell’Esercizio (gli Enti Locali deliberano il Bilancio di previsione per l’anno successivo osservando i principi di pareggio finanziario – così, almeno, dispone il D.Lgs.vo n.267/00, art.151/1), ne discende che le previsioni di Bilancio non sono mere stime approssimative, ma attente valutazioni sui fenomeni che condizioneranno l’andamento della gestione nell’intervallo di tempo considerato dalla programmazione, a meno che non si costruiscano Bilanci taroccati per nascondere i debiti e gonfiare le previsioni delle entrate con folli previsioni di incasso di improbabili oneri concessori e via fantasticando: è quello che è stato perpetrato in danno del Comune di Gela fin dall’avvento di Crocetta Sindaco, nel 2003, per consentire, a Crocetta ed al suo successore, Fasulo, quegli “aggiustamenti” contabili necessari per certificare, con grande fantasia, il rispetto del Patto di stabilità e consentire ulteriori indebitamenti.

All’inizio di questo ennesimo resoconto delle gesta politiche amministrative dei nostri ‘eroi’, ne abbiamo apostrofato l’agire come manifestazioni di pure genio contabile, volendo così sottolinearne la grande capacità di padroneggiare i numeri al di là della realtà:

per dimostrarlo riteniamo sufficiente pubblicare, oltre alle delibere sanzionatorie della Corte dei Conti di cui abbiamo già parlato, ed allo stralcio del Bilancio consuntivo del 2011 (Allegato 4) del Comune di Gela, ‘rivisto’ dall’Amministrazione comunale retta dal Sindaco Fasulo con il mancato inserimento degli enormi debiti accumulati negli anni precedenti, un articolo (Allegato 5) della Milfidippa di turno, pubblicato in cronaca locale il 13 maggio u.s., che riporta le seguenti dichiarazioni dell’ex Sindaco Crocetta:

“Io avrei lasciato il Comune nei debiti? Non è vero. Io sono uno dei pochi Sindaci che ha invece lasciato un enorme avanzo d’amministrazione da spendere”.

Ed ha aggiunto: “Non ho lasciato debiti, ma soldi d’avanzo con cui si può pagare tutto e ne resta anche”.

Ma se così fosse, quale politica di risanamento dei conti comunali ha attuato Fasulo in questi anni?

Qua c’è qualcuno che non la racconta giusta, è costretta a chiedersi la Milfidippa di turno.

Per finire, coerentemente a quanto sopra detto, riportiamo, e commentiamo, le singolari dichiarazioni del Direttore Generale, ing. Renato Mauro, sulla vicenda (Allegato 6).

Mauro sostiene “… La prima cosa che dobbiamo rilevare è quella secondo cui si vanno a sanzionare i consiglieri che consentono il riconoscimento dei debiti fuori bilancio lasciando fuori quei consiglieri che non se ne vanno in consiglio comunale per riconoscere il debito che poi è un atto dovuto?”:

Che c’azzecca, direbbe qualcuno!

Sono stati sanzionati coloro i quali, tra dirigenti, ex dirigenti o pseudo tali, consiglieri comunali, Assessori e Sindaci, proprio questi debiti hanno occultato negli ultimi anni, dimenticando, tra l’altro, la Magistratura contabile, ad avviso di questo blog, di inserire, tra i sanzionati, anche il Direttore Generale stesso proprio per quanto argomentato prima.

Ed ancora è sempre Mauro che parla:

”… L’anno scorso lo Stato ci ha detto di comunicare i nostri debiti che così ce li avrebbe finanziati. Abbiamo riconosciuto 10 milioni e stiamo cominciando a pagare”.

Pare incredibile, ma è una vera e propria autodenuncia veicolata con nonchalance ed, aggiungiamo, con la sicurezza dell’im…

In pratica, Amministrazione comunale, in assenza di assicurazioni da parte dello Stato, avrebbe continuato anche l’anno scorso ad occultare questi 10 milioni di debito!

Concludendo, quindi, Gela come Reggio Calabria.

Proprio qualche mese fa, infatti, l’ex Sindaco del capoluogo calabrese, Giuseppe Scopelliti, è stato condannato a 6 anni di reclusione per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico (Allegato 7).

E’ stata la Procura della Repubblica reggina che ha disposto una serie di accertamenti tecnici sui conti del Comune dai quali sono emerse una serie di irregolarità nei bilanci dell’Ente dal 2008 al 2010 pari a circa 170 milioni di euro, di cui 48 milioni di euro per debiti fuori Bilancio occultati.

Il parallelo con il Comune calabrese è ancora più marcato, laddove si pensi che anche al Comune di Gela c’è stato un funzionario, dirigente tecnico abusivo per tanti anni, l’ing. Giovanni Costa, che si è autoliquidato, così come una dirigente del Comune reggino (poi suicidatasi), una ingente somma di denaro, ma di questo particolare aspetto della vicenda ne parleremo prossimamente.

Unica distonia consiste nell’apparente assenza di qualsiasi attività nel merito da parte di chi dovrebbe sanzionare questi comportamenti: forse perché l’ex Sindaco di Reggio Calabria era del centrodestra mentre i Sindaci, e loro compari, responsabili di simili delitti nel Comune di Gela sono del centrosinistra?

In realtà, la capacità inesauribile di stabilire reti di complicità e connivenze con politici di vertice, esponenti professionali e istituzionali, magistrati, poliziotti e faccendieri, funzionari yes-man beneficiari di incarichi apicali, con l’unico scopo di saccheggiare i beni e le risorse pubbliche, alimentando un potere becero e meschino, sembrerebbe il tratto distintivo di questi malavitosi travestiti da gente per bene, i quali, notizia dell’ultim’ora, probabilmente proprio per tappare parte dei buchi di Bilancio che ora sono costretti a far emergere, hanno pilotato il voto, in Consiglio comunale, servendosi di Pappagone, orientandoli verso l’applicazione della Tasi con una percentuale tale da rapinare dalle tasche dei gelesi almeno 6 milioni di euro oltre i 4 milioni di euro necessari per i Servizi indivisibili: ancora una volta, sono i cittadini gelesi a fare le spese delle furberie dell’Amministrazione comunale di Gela.

Per quanto tempo ancora?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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