Gela è area di crisi complessa, sì del governo Renzi La richiesta tardiva della Regione, a pochi giorni dal voto

A ridosso delle elezioni amministrative arriva la firma della ministra dello sviluppo economico Federica Guidi, che sancisce ufficialmente per Gela lo stato di area di crisi complessa. In anticipo rispetto agli ultimi annunci, ma in forte ritardo rispetto al protocollo d’intesa dello scorso 6 novembre, che l’aveva già prevista senza però indicare date certe. La Regione Sicilia aveva solamente a febbraio «preso atto dei contenuti del Protocollo», come si legge nel decreto emanato dal Ministero dello sviluppo economico. E solo con la delibera numero 111 del 14 maggio 2015 «ha presentato istanza di riconoscimento […] per il territorio del Comune di Gela e per le aree di localizzazione delle aziende dell’indotto». 

La colpa del ritardo sembrerebbe quindi essere della Regione. E la decisione, attesa da mesi, rischia adesso di diventare una freccia in più nell’arco del sindaco uscente del Pd Angelo Fasulo in queste settimane di campagna elettorale. «Al ministro Guidi – conferma in una nota di stampa il presidente Crocetta – va il ringraziamento per il tempestivo decreto che consente di accelerare la rapida riconversione dell’economia gelese da polo industriale senza sviluppo e inquinante a uno dei più grandi poli della green economy italiana».

Quel che crea molti dubbi e timori per i lavoratori, denunciato anche ieri sera in una trasmissione locale dal candidato del Movimento 5 stelle Domenico Messinese, è l’articolo 2 della delibera, che precisa: «Dal presente decreto non derivano nuovi e ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato». E se i soldi non li mette né il governo Renzi né il governo regionale, né tantomeno l’amministrazione comunale, allora cosa vuol dire in concreto l’approvazione dell’area di crisi?

«Il problema è all’origine – commenta Lucio Greco, uno degli 11 candidati a sindaco e tra i più critici dopo gli accordi del 6 novembre – ed è il protocollo Eni che ha portato al disastro questa città. Provocando una perdita di oltre 120 milioni di euro l’anno, ovvero gli stipendi dei lavoratori della Raffineria. Ma che cos’è l’area complessa se non l’ammissione di un fallimento dei politici locali che vedono andare via l’industria dopo 60 anni? Non si può continuare a vendere fumo».

Nel ricordare che «alla sola raffineria di Gela è riconducibile un terzo della perdita di bilancio complessiva nel settore della raffinazione della principale azienda italiana del comparto», il decreto per l’area di crisi complessa viene raccontato dai sindacati e dalle istituzioni come una boccata d’ossigeno per i lavoratori e le imprese dell’indotto, che in questi sei mesi hanno dovuto affrontare il calo drastico delle commesse da parte del cane a sei zampe. I sindacati si aspettano un’accelerazione dei tempi nell’attuazione del protocollo d’intesa del 6 novembre, ora che la palla passa al governo nazionale. Accordo che, in sintesi, prevede un investimento totale di 2 miliardi e 200 milioni di euro. Così suddivisi nel Programma di Sviluppo Eni: la fetta più grande destinata a esplorazione ed estrazione di idrocarburi come gas e petrolio, con ben 1 miliardo e 800 milioni di euro. Altri 200 milioni di euro serviranno al risanamento di aree non più di interesse. E 220 milioni invece per la riconversione vera e propria della raffineria in bioraffineria.

«Finalmente il decreto è stato firmato – afferma Ignazio Giudice, segretario generale provinciale della Cgil di Caltanissetta – e quindi nessuno degli uccelli politici del malaugurio potrà più affermare che il protocollo è una stupidità e che il petrolio era l’unico futuro possibile. La Cgil da subito propone la rivisitazione del protocollo di legalità per evitare che furbi della prima e seconda ora, con o senza la mafia, possano gestire i milioni di euro di appalti che ci saranno. Per il resto confermo l’idea che la città è in preda alla disperazione da inoccupazione ed a questi cittadini la politica dovrebbe dare una prospettiva».

Mentre il governo regionale si concentra sui 32 milioni di euro di compensazioni dell’Eni. Misure che nei mesi scorsi una parte di operai aveva così commentato: «Col Ciliegino e con la nave greca si vuole svendere il territorio». «La prossima settimana – afferma adesso Crocetta – sottoscriveremo il protocollo per le misure compensative tra Regioni, Eni e Comune di Gela, misure nelle quali ci sono interventi sull’agricoltura, settore nel quale si interverrà anche con fondi regionali, la sistemazione del porto e la tutela delle attività marinare, ma anche la riqualificazione urbana e il rilancio turistico, che servono a disegnare un nuovo modello di città».


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