Bar, ville pubbliche, palestre, palazzi e teatri. È lungo l'elenco di immobili che il Comune gelese ha concesso direttamente ad associazioni e privati cittadini senza atti pubblici. Il nuovo dirigente all'Urbanistica sta cercando di mettere ordine. «Per evitare che tanta gente esterna a questo giro di relazioni continui a essere esclusa»
Gela, beni comunali affidati a privati «per abitudine» «Da adesso solo procedure di evidenza pubblica»
Teatri, palestre e palazzoni comunali dove si officiano messe, la villa aperta e chiusa dal gestore del chiosco presente e non da un dipendente pubblico, esercizi commerciali dentro proprietà del Comune di Gela, associazioni le cui utenze sono a carico dell’amministrazione. Quando nello scorso luglio il dirigente del settore Urbanistica, l’architetto Emanuele Tuccio, ha conseguito l’incarico le sorprese non sono mancate. «Ho scoperto subito – dice Tuccio – che non c’era una lista dei beni a nostra disposizione. Questo perché nei tempi passati il settore Patrimonio non è stato l’unico ad affidare i beni. Alcuni sono stati concessi per abitudine, senza atti pubblici o in assenza di firme».
Il Comune di Gela, insomma, ufficialmente non era neanche a conoscenza di ciò che possedeva. Per questo l’architetto Tuccio ha provveduto a stilare negli scorsi mesi un primo elenco, ancora incompleto, di 78 immobili affidati a terzi. Un atto trasparente che ha provocato non poche polemiche. Da questi beni immobili il Comune incassa poco in termini economici. «Gli importi spesso non sono versati – conferma il dirigente – perché resi in servizi. Prendiamo il caso del bar da poco aperto proprio sotto la sede del Comune. In teoria dovrebbe versare 3.500 euro l’anno, cifre mai viste perché i titolari in cambio si occupano della manutenzione del verde pubblico lì attorno. Ma lo fanno? Il problema è che non c’è alcun controllo». Molti edifici sono destinati comunque ad associazioni le cui bollette di luce e acqua vengono pagate dal Comune. «Sulle utenze ci stiamo lavorando – continua Tuccio. Io credo che se ti affido il bene, poi sei tu che ne devi rispondere».
Nella gestione dei beni di proprietà comunale l’amministrazione Fasulo, fedele al verbo renziano di cui il sindaco è uno dei maggiori sostenitori, s’è da tempo aperta ai privati. Il motivo è comune, è proprio il caso di dirlo, a tante altre città italiane: la mancanza di fondi. Appena un mese fa dal sito Il Quotidiano di Gela si è appreso inoltre che «si cercano privati o, comunque, associazioni disponibili a prendere in gestione le aree verdi della città. La lista è lunga e comprende i giardini, le aiuole, il verde d’arredo e le rotatorie».
Questa però potrebbe essere la volta buona in cui le regole vengono stabilite prima. «Intanto – dice ancora Tuccio – ho sospeso tutte le procedure in itinere. Inoltre a dicembre il consiglio comunale ha approvato, su mia proposta, un emendamento secondo cui i beni devono essere affidati secondo procedure di evidenza pubblica e attraverso bandi con determinate garanzie». Il tutto per non alimentare il sospetto che gli affidamenti di beni pubblici finora effettuati siano stati fatti ad personam e agli amici degli amici, a scapito dell’interesse collettivo. Un dubbio confermato dalle parole del dirigente del settore Urbanistica. «Tanta gente, magari esterna a questo giro di relazioni, così non entra; e possibilmente lo meriterebbe più di chi il bene lo gestisce da anni».