È stata già accertata la matrice dolosa dell'incendio. Adesso a occuparsi delle indagini sull'episodio sono gli agenti del commissariato di polizia. Il commerciante di ortofrutta aveva raccontato agli inquirenti le richieste estortive e i danneggiamenti subiti
Gela: aveva denunciato il pizzo, gli bruciano il portone Arrestati tre giorni fa uomini accusati dell’estorsione
È stato dato alle fiamme il portone di casa di un commerciante di frutta e verdura di Gela che, negli ultimi anni, ha denunciato episodi di estorsione e danneggiamenti da parte di esponenti mafiosi appartenenti a Cosa nostra o alla Stidda. Su quanto accaduto stanno indagando gli agenti del commissariato di polizia ed è già stata accertata la matrice dolosa del rogo.
L’episodio, che si è verificato nel quartiere popolare di Fondo Iozza, arriva appena tre giorni dopo un blitz della squadra mobile che ha portato all’arresto di tre persone: il 51enne Marco Ferrigno, il 50enne Massimo Terlati e il 44enne Emanuele Cassarà. Tutti e tre sono accusati di fare parte del clan Rinzivillo e di estorsione aggravata dal metodo mafioso per avere minacciato (con frasi del tipo: «Chiudi o ti uccidiamo») un commerciato di ortofrutta per spingerlo a chiudere la propria attività, troppo vicina – e quindi concorrenziale – a quella di uno di loro. Nella stessa operazione sono indagate altre quattro persone, tra cui due collaboratori di giustizia.