Garanzia Giovani, 46mila adesioni alla scadenza Uno stage su cinque potrebbe diventare lavoro

Carla è nata nell’86. A giugno, riuscendo a scansare uno degli inverni più rigidi dell’epoca. Lionel Richie vinceva l’oscar come miglior canzone originale con Say you say me, e c’era Craxi presidente del Consiglio. La Sicilia splendeva nel sogno di una generazione che nasceva, ignara di dovere, un giorno, riprendere in mano le valigie. Si diploma nella sua città a Termini Imerese con il massimo dei voti, maturità commerciale, e si iscrive in Scienze Statistiche, ma le va male. Gira a vuoto a lungo. La Fiat non c’è più e neanche l’indotto. A Termini sono rimaste promesse e macerie, nonostante da oltre venti anni ci sia stato sempre almeno un senatore termitano a Palazzo Madama. 

Garanzia giovani ha avviato 6040 tirocini anche in Piemonte. In Sicilia sono più di trentamila. Carla è una di loro: «All’inizio collaboravo con lo studio di commercialista e prendevo qualche euro al giorno, mi serviva per fare esperienza. Il lavoro è bello, ma complesso. Ho trovato gente disponibile che non fa sconti ma mi rispetta. Con il progetto si è convinto anche il mio datore di lavoro e adesso spero vada sempre meglio». Lei non è tra quelli che si sono stancati di aspettare i soldi che non arrivano: «Mi hanno detto che arriveranno. Sento che la mia posizione si è consolidata». 

Eccesso di fiducia o illusione travestita da speranza? Anche una stabilizzazione per poche centinaia di euro può dare forza per andare avanti. Il limite toccato da un’economia che tarda a ripartire e dove l’occupazione rimane una chimera. Solo nelle ultime settimane di settembre in Sicilia le adesioni a Garanzia giovani sono aumentate quasi del quattro per cento: 130mila le adesioni attive che sono entrate nel circuito dell’occupabilità, 36mila nella fascia da 15 a 20 anni, 48mila dai 21 a 25 e 36mila sino ai trenta anni. Per quanto riguarda i profili creati, 24mila sono con diploma, 19mila con diploma secondario e 8.500 senza titolo. Secondo i dati dell’assessorato regionale al Lavoro, su un campione ancora abbastanza esiguo la percentuale di conversione del rapporto di lavoro è al 23 per cento. Cioè quasi un tirocinante su quattro sarebbe rimasto nell’azienda dove ha svolto lo stage. Si stima che all’8 ottobre, scadenza del progetto, possano essere stati attivati 46mila tirocini. Mantenendo al 20 per cento la possibile percentuale di conversione, sarebbero 9.200 le nuove assunzioni alla fine del progetto

Paolo invece di scuola non ne mangia. Voleva fare il carabiniere, ma dice che ha problemi di miopia e lo scartano di sicuro. Il suo incrocio con l’azienda di take away a Palermo dalle parti di Viale Strasburgo, è stato fortunato: «La gente in macchina non regge lo stress in queste zone e il motorino a Palermo è l’unica soluzione. A vent’anni ancora è una vita che si può fare. Il lavoro manca ai padri di famiglia ed io mi accontento. I soldi? Arriveranno, me lo hanno assicurato». L’intervento verso le categoria debole di giovani che non studiano e non lavorano aveva l’ambizione di andare oltre l’ostacolo, superare la natura di ammortizzatore sociale e movimentare risorse per il lavoro. La prossima settimana l’assessore regionale Bruno Caruso dovrebbe annunciare i nuovi progetti e i dati per l’auto-impiego, nella speranza che le piccole imprese siciliane, i datori di lavoro e chi si confronta con questi strumenti, si passi una mano sulla coscienza e deponga l’arma della furbizia. Che non giova a nessuno. 


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