Gaetano D’Agostino presenta Palermo-Udinese «Oggi farò il tifo per la squadra della mia città»

«Udine la porto nel cuore, ma il Palermo è la squadra della mia città e ovviamente faccio il tifo per i miei colori». Gaetano D’Agostino, ex centrocampista della squadra friulana ma palermitano di nascita, presenta così il match che contrapporrà i rosanero alla squadra bianconera. «Secondo me sarà una partita piena di gol – racconta a Meridionews –, perché devono provare entrambe a vincere, ma l’Udinese potrebbe accontentarsi anche di un punto. Ci saranno indubbiamente molti spazi, ma il Palermo può vincere questa gara. Di Udine ho un ricordo bellissimo, lì ho vissuto i momenti più belli della mia carriera e sono arrivato anche in Nazionale». Il giocatore parla anche del nuovo allenatore rosanero, Guillermo Barros Schelotto, che contro i friulani non sarà in panchina in veste di allenatore perché ancora in attesa del transfer: «Non conosco Schelotto, gli auguro di dare il meglio a questa città. Palermo è una piazza passionale dove si possono fare grandi cose, ma non posso giudicarlo visto che non lo conosco benissimo».

Nato a Palermo nel 1982, il giocatore gioca attualmente nella Lupa Roma, in Lega Pro, non avendo mai vestito la maglia rosanero: «Un po’ di rimpianto c’è: sono andato via da Palermo che ero molto piccolo, ho giocato solo qualche anno nelle giovanili. Se l’avessi indossata avrei sicuramente avuto nel mio bagaglio un ricordo meraviglioso». Il centrocampista, però, confessa che fu cercato dalla squadra della sua città qualche stagione fa: «È una cosa che mi manca e che purtroppo non è mai avvenuta, anche se ci sono andato vicino quando ero al Siena durante il mercato di gennaio. La trattativa poi non si è concretizzata».

Entrambe le squadre arrivano a questo appuntamento dopo due pesanti sconfitte per 4-0. I rosanero hanno perso uno scontro diretto sul campo del Genoa, i bianconeri, invece, hanno incassato un poker interno dalla Juventus. «Dopo batoste come quelle subìte da Palermo e Udinese la settimana scorsa – continua D’Agostino –, è importante mettersi al lavoro. Durante la settimana si devono aggiustare gli errori fatti la domenica precedente, sempre con la consapevolezza che in ogni partita ci si può rifare». Secondo il centrocampista, però, i rosanero potranno dire la loro: «Sarà una partita aperta, sicuramente con tante pressioni per il Palermo vista la classifica. Il fattore campo potrà rivelarsi fondamentale, anche se l’Udinese è una squadra di contropiedisti, quindi sarà importante non lasciare troppi spazi». Il giocatore, poi, rivela chi secondo lui potrebbe rivelarsi decisivo: «A decidere la gara potrebbero essere il mio amico Gilardino (compagno di D’Agostino alla Fiorentina nella stagione 2010/11, ndr) e Vazquez, mentre dall’altra parte bisogna stare attenti a Zapata se dovesse partire titolare. Il colombiano è un attaccante che ha una grandissima forza fisica e il Palermo potrebbe soffrirlo».

Il discorso si sposta poi quasi inevitabilmente sullo stadio e sui tifosi: «Non capisco perché lo stadio a Palermo sia vuoto, si tratta di una squadra che negli anni passati ha fatto bene. In Italia abbiamo una cultura sbagliata dello sport». L’ex Udinese, Fiorentina, Siena e Pescara ha ben chiaro cosa si potrebbe fare per migliorare: «Prendiamo come esempio l’Inghilterra: lì i tifosi vanno allo stadio e supportano la squadra, poi se la partita va male sono liberi di esprimere il proprio disappunto nei giusti modi. Non andare allo stadio, secondo me, è una protesta stupida». Qui torna chiaro un concetto espresso qualche anno fa da Delio Rossi e “rispolverato”, in questa occasione, da D’Agostino: «Non è importante tanto sostenere i giocatori, ma incitare i propri colori. I giocatori vanno e vengono, ma un vero tifoso attaccato alla maglia andrà sempre allo stadio. Qui l’errore è quello di attaccarsi ai giocatori, sperando che il singolo possa risolvere tutti i problemi. I propri colori vanno sostenuti sempre, poi ci può anche essere un periodo di contestazione perché la squadra non rende, ma la maglia è la maglia, non c’è nulla di più sacro».

Il tema degli stadi sembra stare molto a cuore al giocatore che continua a ruota libera: «Do anche ragione ai tifosi italiani che non vanno allo stadio perché le strutture sono fatiscenti (il termine usato dal giocatore è più colorito, ndr): in Europa siamo gli ultimi e il tifoso ci pensa due volte prima di spendere soldi per non avere nessun servizio. Qui le colpe sono dei Comuni, delle società e di chi ha progettato gli stadi». Facile, a questo punto, capire perché all’estero gli impianti siano sempre pieni: «Nel resto d’Europa, il tifoso può passare l’intera giornata allo stadio con famiglia o amici perché oltre a tifare va anche a mangiare e a sostenere il marketing comprando, ad esempio, prodotti della società. In Italia, siamo messi veramente male». Quali esempi si possono seguire allora? «I modelli da seguire – prosegue D’Agostino – sono quelli inglesi, tedeschi, spagnoli, ma anche rumeni e afgani, noi arriviamo sempre ultimi. Per dirla alla palermitana, in Italia semu ‘cchiu lienti ra caminata a pieri (ride, ndr). Noi ci svegliamo sempre tardi e poi vogliamo ospitare competizioni importanti come Europei o Olimpiadi, ma mi chiedo: con quali criteri? Con quali servizi? Con quali impianti?».

Trentatrè anni suonati e ancora tanta voglia di giocare. Alle spalle una carriera che nelle scorse stagioni lo ha consacrato come uno dei centrocampisti migliori della serie A. Ma anche quando appenderà le scarpe al chiodo, D’Agostino non vuole abbandonare il mondo del calcio: «Voglio diventare uno degli allenatori più importanti d’Italia, non per presunzione, ma per ambizione. A me hanno insegnato che a scendere si fa sempre in tempo, quindi io punto sempre al massimo. Mi ispirerò a gente come Sarri, Guardiola, Luis Enrique e Spalletti: questi personaggi fanno bene a questo sport perché insegnano calcio». Modelli sicuramente importanti, ma il giocatore afferma di volerci mettere anche del suo: «Ogni allenatore, comunque, ha una storia a sé, quindi cercherò di portare avanti tutte le mie qualità, anche umane. Una cosa è certa: avendo avuto una carriera di un certo tipo, sarà importante non fare mai paragoni con i miei giocatori, perché creerei conflitti inutili. Voglio mettere a disposizione la mia esperienza – conclude D’Agostino –, anche se dovessi allenare i bambini per fare gavetta: bisogna poter sbagliare con le proprie gambe e saper coltivare le proprie qualità».


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