Futuro di Amt e Sostare, adesso c’è il progetto di fusione Nuovo nome, unica governance per la «razionalizzazione»

Riduzione dei costi amministrativi e non solo, aumento dei ricavi tramite biglietti e abbonamenti, gestione unitaria delle aree di sosta, consiglio di amministrazione unico ma anche un solo collegio sindacale e un revisore. Sono alcuni dei punti chiave del progetto di fusione per incorporazione tra Sostare e Azienda metropolitana trasporti, entrambe partecipate interamente possedute dal Comune di Catania. Dodici mesi dopo le prime avvisaglie c’è un documento, predisposto il 27 novembre dai consigli d’amministrazione delle due realtà, che racchiude in concreto l’idea di accorpamento. Il motivo conduttore dell’intera operazione è quello di razionalizzare i conti in tasca per arrivare a «sostanziali benefici economici, amministrativi e finanziari per le società partecipanti», si legge nel progetto. «Una razionalizzazione interna delle risorse che – assicura il presidente di Sostare Luca Blasi a MeridioNews – non significa perdita dei posti di lavoro». 

Con la fusione scompariranno anche gli attuali nomi. Il nuovo statuto prevede l’ipotesi che il nuovo soggetto, inquadrato nella forma giuridica di una società per azioni, possa riconoscersi nella dicitura Amts Catania, acronimo di Azienda metropolitana trasporti e Sosta Catania. Sul tavolo del Comune tuttavia arriveranno anche delle ipotesi alternative: Azienda mobilità e trasporti Catania, Azienda mobilità Catania e Azienda mobilità integrata Catania. «Non sono legato ai nomi – sostiene Blasi –, mi interessa che la nuova società assicuri un servizio migliore ai cittadini». Nella bozza di statuto viene indicato anche il capitale sociale, 17 milioni 986mila euro, e il fatto che la partecipazione del Comune è «inalienabile». Cifra, questa, che attiene al fatturato complessivo derivante dalla fusione per incorporazione, di cui la parte competente a Sostare si aggira intorno agli otto milioni di euro. Quanto alla forma di amministrazione ci sarà la possibilità che a dirigere la nuova realtà sia un amministratore unico o un consiglio d’amministrazione composto «da tre o cinque membri, compreso il presidente, l’amministratore delegato e il vicepresidente». «La formula ideale – prosegue Blasi – sarebbe un organo collegiale a tre componenti perché non si può pretendere che una società complessa come quella costituenda possa essere amministrata da un solo soggetto».

Tra i vari articoli riguardanti la gestione c’è spazio pure per la figura del direttore generale a cui verrà attribuito il compito di «direzione dell’azienda». L’incarico verrà attribuito tramite una selezione interna alla società o mediante concorso pubblico. Il mandato, della durata di tre anni, può essere rinnovato di triennio in triennio. «Io – commenta Blasi -, non posso essere preso in considerazione», perché la legge Madia prevede quale causa di inconferibilità, tra le altre, l’avere ricoperto nei due anni precedenti l’incarico di presidente o amministratore delegato di enti di diritto privato in controllo pubblico. «Mi auguro – auspica l’attuale presidente di Sostare – che venga fatto un interpello interno per fare sì che la scelta avvenga all’interno della nuova società». La fusione di Amt e Sostare comporterà anche una lunga lista di oggetti sociali. Cioè tutto quello di cui la nuova partecipata andrà ad occuparsi. Oltre alla gestione dei parcheggi e della mobilità, dei semafori e della segnaletica stradale è prevista la realizzazione del car sharinggià avviato in città da Amt dopo l’addio di Enjoy, e servizi di mobilità complementare attraverso biciclette, monopattini e overboard.

L’azienda metropolitana trasporti attualmente è presieduta da Giacomo Bellavia e dai consiglieri Alessio Zizzo e Agata Parisi. Sostare, come detto, vede al vertice l’avvocato Luca Blasi – quest’ultimo già presidente durante la sindacatura del sindaco Enzo Bianco – e con lui gli avvocati Santa Garilli e Giuseppe Petino. Entrambe le realtà devono fare i conti con criticità del proprio settore. Amt, come si evidenza nell’ultimo bilancio pubblicato, «non è riuscita nel 2019 a garantire ogni giorno i mezzi necessari per sviluppare i chilometri programmati». Dovevano essere dieci milioni ma quelli percorsi sono stati sette e mezzo. Una specifica tabella indica anche i motivi di questa carenza, tra i quali spicca la carenza di personale. L’obiettivo dei mezzi in strada invece sarebbe di 115 vetture a fronte delle circa 90 che ogni giorno si alternano tra le strade della città e non solo. Modifiche recenti hanno riguardato anche il numero delle linee servite, passate da 55 a 46. Sostare negli ultimi mesi ha dovuto affrontare il nodo Multiservizi, altra partecipata – in crisi – del Comune di Catania. Da quest’ultima oltre a ricevere in eredità il servizio della segnaletica orizzontale ha preso circa venti dipendenti, passati con la formula del distacco temporaneo. «Bisogna decidere – chiude Blasi -, se continuare con il distacco oppure ritrasferire i lavoratori alla società che si occupa della manutenzione del verde e del servizio di pulizia in città». 

Dario De Luca

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