Assassinata dal suo ex, folla per il funerale di Marisa Leo. «Non ci sono parole per tanto dolore»

É arrivato alle 15.30 nella chiesa madre a Salemi, il feretro di Marisa Leo, la donna assassinata a colpi di carabina dall’ex compagno, che poi si è suicidato. Il corteo è stato scortato dai vigili urbani. La chiesa già dal primo pomeriggio era piena di persone. Prima dell’inizio della celebrazione presieduta dal vescovo Angelo Giurdanella, nelle prime file si sono seduti i familiari della donna e i vertici delle cantine Colomba bianca per cui lavorara la donna. In chiesa c’è anche l’assessora regionale alla Famiglia, Nuccia Albano e una rappresentanza delle Donne del vino.

«Io non ho parole mie che siano all’altezza di tanto dolore. Mi trovo qui, come voi, per condividere lo strazio di una situazione che ci supera da tutte le parti e ci fa piangere lacrime amare, resa ancora più cruda e più triste se guardiamo negli occhi della piccola bimba privata dai legami fondamentali della vita». È questo uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Mazara del Vallo. «Se oggi siamo tutti qui e in tanti è perché crediamo che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita», ha aggiunto.


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Sono stati condannati i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Finisce così il processo di primo grado con rito ordinario per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri, avvenuto all’interno della caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999. Per loro il procuratore Alessandro Crini aveva chiesto rispettivamente una condanna a 24 anni e 21 anni, […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo