A lanciare l'allarme è Graziamaria Pistorino, segretaria generale della Flc Cgil Sicilia, nella sua relazione al quarto Congresso regionale dell’organizzazione sindacale. «I numeri dicono - sottolinea la sindacalista - che quella dall'Isola è emigrazione culturale»
Fuga di cervelli, è boom di partenze dalla Sicilia Allarme Cgil: «Dal 2002 persi 140mila residenti»
«Il pesante calo degli studenti nella scuola e nelle università siciliane è un dato allarmante, che deve interrogare gli addetti ai lavori ma soprattutto la politica. La Sicilia, infatti, ogni anno si impoverisce delle sue forze migliori, del proprio futuro». A lanciare l’allarme è Graziamaria Pistorino, segretaria generale della Flc Cgil Sicilia, nella sua relazione al quarto Congresso regionale dell’organizzazione in corso a Terrasini (Palermo), richiamando i dati dello studio Scuola e università: la grande emigrazione degli studenti siciliani, a cura di Roberto Foderà, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza della Lumsa di Palermo, realizzato dal Centro Studi della Cgil Sicilia.
Secondo lo studio, sarebbero migliaia, i giovanissimi «ancora in età scolare» che lasciano l’Isola al seguito delle loro famiglie, costrette ad emigrare a causa della mancanza di lavoro. «Negli ultimi 15 anni – denuncia ancora Pistorino – il numero degli iscritti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado è passato da 769.111 a 642.486. Una caduta che trova spiegazione nella flessione della natalità e nel fenomeno dell’emigrazione interna ed esterna. Dal 2002 ad oggi la Sicilia ha perso oltre 140 mila residenti attraverso trasferimenti netti verso altri territori nazionali, mentre i siciliani che hanno trasferito la residenza all’estero negli ultimi quattro anni, dal 2013 al 2016, sono stati quasi 38 mila».
A lasciare la Sicilia sarebbero prevalentemente i giovani tra i 25 e i 35 anni. «Verosimilmente – prosegue la sindacalista – si tratta di singoli o coppie con livelli di istruzione medio alti, diploma e laurea, che dopo gli studi decidono di iniziare un nuovo percorso di vita in territori che offrono maggiori chance di lavoro». Nel 2005 sono state cancellate dalle anagrafi siciliane per altri territori quasi 32.500 persone, nel 2010, in piena crisi, le cancellazioni si sono ridotte a poco meno di 28mila, per risalire a oltre 36mila nel 2016. Al contrario di quanto avveniva nei decenni passati ad emigrare sono sempre più giovani laureati e diplomati. «I titoli di studio più alti – prosegue – rappresentano quindi un fattore di espulsione nella misura in cui il territorio natale non offre loro quelle opportunità in grado di rispondere alle loro aspettative. È evidente come l’emigrazione dalla Sicilia possieda tutte le caratteristiche di una emigrazione di cervelli».
Infine, i giovani universitari, che vivono una situazione definita emblematica dall’organizzazione sindacale. «Rispetto all’anno accademico 2016/17, si evidenzia un calo della popolazione universitaria di oltre 8.000 iscritti. Ma quello che balza più agli occhi è il numero di ragazzi che preferiscono frequentare l’università fuori dalla Regione. Su un totale di 155.271 studenti – conclude Pistorino -, 14.248 studiano negli atenei del NordOvest, 8.945 in quelli del NordEst, 19.210 in quelli del Centro e 7.010 negli altri atenei del Mezzogiorno».