Franco Castellano: “Il successo? Lo devo ancora assaporare”

Nei giorni scorsi Franco Castellano è stato a Catania al teatro Metropolitan con la commedia musicale “Vacanze Romane”, in tournee teatrale dal 2004, tratto dall’omonimo film americano nella quale lui interpreta Gianni Velani, il protagonista maschile principale. Ha al suo attivo diversi ruoli in teatro, televisione e cinema. In televisione ha interpretato diversi ruoli: solo per citarne un paio, nel 2000 lo abbiamo visto nella fiction “Commesse” nella quale interpretava Romeo, il commesso gay, insieme a Veronica Pivetti, Sabrina Ferilli, Anna Valle e Nancy Brilli. In questo periodo su Rai Uno, nella fiction “Orgoglio”, interpreta il conte Herman Ludovici, il cattivo della storia.  

Noi lo abbiamo incontrato prime dell’inizio della commedia musicale “Vacanze Romane”.

 

Signor Castellano, quali sono stati i suoi maestri ?

Maestri intesi come tali io ho avuto un professore che mi ha insegnato al liceo, al teatro scolastico, era Giuseppe Agrizzi, all’accademia di arte drammatica ho avuto come maestra Ianna Miserocchi, che è stata mia grande maestra di recitazione, è scomparsa purtroppo per tutti quanti noi, Aldo Trionfo altro maestro incomparabile di regia. Insieme a loro, naturalmente le frequentazioni accademiche erano fatte da vari insegnanti che si alternavano di volta in volta. Poi però i grandi maestri sono stati l’imitazione nel teatro e il palcoscenico vero, il guardare a nomi come Salvo Randone, o Vittorio Gassman o Carmelo Bene, che sono stati i fari che ci hanno illuminato nella nostra esperienza.

 

Lei ha iniziato con il teatro e poi anche cinema ha fatto televisione.

Sì, un’opportunità, un colpo di fortuna oppure il caso che fa sì che tu abbia un incontro di lavoro, che questo incontro sia giudicato positivo e ti prendano per fare qualche cosa in televisione.  

 

Per un periodo breve ha lavorato in Inghilterra e poi ha deciso di ritornare. Come è stata quella esperienza ?

E’ stata una bella esperienza, positiva, che mi ha fatto capire tante cose. Sono tornato perché sostanzialmente c’era il problema della lingua:Gli inglesi, come gli americani, non accettano quasi per niente nemmeno una piccola sfumatura che possa essere diversa dalla loro lingua. Tu puoi parlare in dialetto, in cookies, in dialetto, puoi avere una cadenza del Bronx, oppure di Soho, puoi venire fuori da un quartiere ispano-americano, ma comunque sei americano, sei dentro l’America. Ma se sei un “immigrato”, raramente ti considerano.

 

Da cosa è caratterizzato il loro modo di recitare ?

Non c’è una grande differenza. Noi siamo molto più fantasiosi, loro più rigorosi. Diciamo che nostra anima latina certe volte prevale sulle loro volontà e il loro carattere. Loro hanno un carattere e una perseveranza e una costanza quasi maniacale. Noi invece abbiamo questa fantasia che qualche volta riusciamo a sviluppare nei grandi attori che vedo sempre di meno nascere oggi come oggi. Attrici e attori.

 
Cosa le ha dato questa professione è cosa le ha tolto ?

Questa professione mi ha dato tutto. Non so cosa mi possa aver tolto. Un po’ di serenità forse. Mi arrabbio spesso quando vedo cose che non funzionano in questo mondo.

   

Non pensa che interpretando per molto tempo il ruolo del cattivo il pubblico lo possa etichettare sempre in quel ruolo?

Non penso perché il pubblico è molto intelligente. Si limita a vedere quello che mandano in televisione, ma se mandassero cose molto più interessanti, le guarderebbe adattandosi in poco tempo. Ma c’è da considerare che non vivendo in una economia di mercato, ma in una situazione di monopolio, hanno il potere di decidere e di mandare in televisione quello che vogliono. Se ci fosse una vera economia di mercato, con quattro vere televisione libere e cinque agenzie di pubblicità, che la distribuiscano, l’Italia probabilmente avrebbe questa sbandierata economia di mercato. E allora, se Franco Castellano incassa meno di Giovanni Trapattoni; Giovanni Trapattoni ha diritto più di Franco Castellano di lavorare in televisione. Se dovesse essere , per puro caso il contrario, e allora Castellano lavorerebbe più di Trapattoni.

 

Quando lei ha assaporato per la prima volta il successo? Quando ha detto: “finalmente sono arrivato”?

Sorride un po’e dice “Ma guarda che io non ho ancora assaporato il successo. Se mi capiterà di assaporarlo, la prima a saperlo sarai tu.

 

Lei è arrivato sicuramente a una tappa importante della sua carriera. Ma non c’è stato un giorno in cui ha detto “ Ce l’ho fatta”?

No, te lo confermo, te lo giuro, non c’è stato. Ho avuto delle soddisfazioni, le sto tuttora avendo, ma non è il successo. Il successo è ad esempio, avere dei  riconoscimenti talmente importanti, per avere fatto bene il mio lavoro, come vincere un premio in un grande festival, essere riconosciuto a livello nazionale, come grande attore, o avere un seguito di pubblico importante e continuo, quello è il successo. Io non credo di essere arrivato al successo. Ho un po’ di popolarità, questo sì.

 

Prossimamente in cosa la vedremo impegnato?

Forse ci sarà Orgoglio, ma non ne sono sicuro. Tra breve dovrebbe uscire Bartali, sulle reti Rai. Un più in là ci sarà Mafalda di Savoia – in uscita per Canale 5 – che è la storia  della principessa che sotto il bombardamento alleato è stata internata in un campo di concentramento, nel quale io interpreto un medico italiano realmente esistito che tentò di salvarla, ma non ci riuscì. L’anno prossimo probabilmente farà ancora teatro.


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