Di fatto, tranne qualche eccezione, gli azzurri siciliani stanno provando a costruire il futuro con il passato. La rottura con la tradizione democristiana che aveva trovato posto in questa formazione politica che rimane padronale
FI, lunedì i nuovi coordinatori I nomi di Palermo, Catania, etc…
L’appuntamento è per lunedì prossimo a Enna. Una riunione che, in realtà, avrebbe dovuto essere preceduta da un incontro con Berlusconi, che rimane il leader incontrastato di Forza Italia dalle Alpi alla Sicilia. E se le nomine dei coordinatori provinciali della Sicilia, questa volta, non sono passate da Roma o da Arcore, ciò lo si deve all’allarme meteo di questi giorni.
A quanto si racconta, la benedizione di Berlusconi sarebbe già arrivata via telefono. Lunedì, a meno di colpi di scena, il coordinatore degli azzurri siciliani, Vincenzo Gibiino, dovrebbe comunicare i nomi dei coordinatori provinciali e cittadini nella riunione convocata a Enna.
Alcuni nomi sono già noti. Il coordinatore provinciale di Palermo dovrebbe essere Vincenzo Figuccia, parlamentare regionale. Mentre il coordinatore cittadino dovrebbe essere il consigliere comunale, Giulio Tantillo.
Nelle altre province dell’Isola ci sarebbero giochi già fatti e situazioni in evoluzione (dove per evoluzione s’intende che il capo non avrebbe ancora deciso). A Catania, per esempio, il posto di coordinatore provinciale dovrebbe andare al parlamentare nazionale, Basilio Catanoso. A Trapani il nome è già noto: si tratta dell’inossidabile senatore Tonino D’Alì, che ha lasciato gli alfaniani del Nuovo centrodestra per tornare nell’ovile berlusconiano.
A Siracusa il coordinamento provinciale dovrebbe finire nelle mani di Angelo Bellucci, marito della parlamentare nazionale azzurra, Stefania Prestigiacomo.
Ad Agrigento l’uomo forte è ormai il parlamentare nazionale, Riccardo Gallo. Visto che queste nomine stanno passando tutte per i fedelissimi dell’ex Cavaliere, non ci sarebbe da stupirsi se il posto di coordinatore provincia venisse occupato da Gallo o da un suo fedele. In pista potrebbe essere anche Salvatore Iacolino, mentre il senatore Giuseppe Ruvolo non sembra partire tra i favoriti.
A Caltanissetta al ruolo di coordinatore provinciale potrebbe designato Michele Mancuso. Mentre Per Enna, Ragusa e Messina il pensiero di Berlusconi non si sarebbe ancora evoluto.
Sono tre gli elementi politici che emergono.
Il primo è che i rilievi mossi da Raffaele Fitto a Berlusconi non sembrano campati in aria. Democrazia, primarie, congressi non sembrano di casa dentro Forza Italia. In realtà, non lo sono mai stati. E non è detto che diventino di moda dopo che il Partito tornerà a strutturarsi.
Il secondo elemento che emerge con chiarezza è che Berlusconi, in Sicilia, sta costruendo il futuro con il passato. Con l’eccezione di Palermo – dove Figuccia è sicuramente un elemento di novità – quasi tutti gli altri nomi sono vecchi personaggi che hanno iniziato con lui l’avventura politica nel 1994. E’ il caso di Angelo Bellucci nella provincia Aretusea, o del senatore D’Alì nel Trapanese.
L’altra novità potrebbe essere rappresentata a Catania da Basilio Catanoso. Ma è una novità imposta dal fatto che nella provincia etnea la forza del centrodestra affonda le radici nella salda tradizione del Movimento sociale italiano, poi Alleanza nazionale. E infatti i leader catanesi di Forza Italia di oggi, da Marco Falcone allo stesso Catanese provengono da An.
Terzo e ultimo elemento: stando a quello che si intuisce da questi nomi, sembra ormai consumata la rottura tra Berlusconi e gli ex democristiani siciliani.
Il senatore Pino Firrarello e suo genero, Giuseppe Castiglione, si sono ritrovati (o persi?) dietro la claudicante avventura del Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano. Mentre un altro troncone di scuola democristiana – con riferimento all’ex Ministro Saverio Romano e ai suoi amici con in testa il parlamentare regionale, Toto Cordaro – sembra ormai fuori dalle grazie dell’ex Cavaliere.
E dire che proprio Romano, in tempi non sospetti, era stato vicino a Berlusconi nei momenti difficili, prima che quest’ultimo trovasse un accordo con i poteri forti per non finire a bagnomaria (il luogo, in realtà, avrebbe dovuto essere un altro). Ma oggi Romano sembra vicino alle posizioni critiche espresse da Fitto.