Formazione, Uil scuola: “Dialogare con il Governo”

Dopo le accuse, le smentite, le minacce, la chiusura annunciata di diversi Enti formativi è acclarato che il settore della formazione professionale come concepito dal precedente Governo regionale chiude i battenti e si avvia verso una fase di transizione prima dei titoli di coda. Si abbandona, quindi, il vecchio progetto, da questo giornale osteggiato apertamente e in tempi non sospetti, di affidare a società di capitali e multinazionali da fatturati con tanti zeri l’erogazione del servizio formativo a minori, giovani e adulti.

Adesso il rischio è quello che, dalla contrapposizione tra Governo Crocetta, Enti, società, sindacati e lavoratori si passi a una fase di “guerra fredda”. Un momento di totale assenza di dialogo che potrebbe far scaturire decisioni deleterie per il settore e l’economia che ne deriva.

Il famigerato trio delle meraviglie conosciuto con l’acronimo LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) ha inferto colpi quasi mortali al settore. La gravità delle cose emerge in tutta la sua dimensione proprio oggi. Eppure, associazioni datoriali e organizzazioni sindacali si prostarono al progetto politico-clientelare del Pd, avallato per esigenze di equilibri all’Ars dal precedente presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e che ha avuto come esecutori Mario Centorrino, all’epoca assessore al ramo e il citato Ludovico Albert, vicinissimo a Pietro Fassino e al Pd governativo romano.

Il presidente Crocetta, oggi, dovrà tirar fuori gli artigli se vorrà difendere il settore. Dalle prime mosse, non proprio felici, sembrerebbe sparare nel mucchio per ridurre la dimensione strutturale del settore, magari per presentarsi, poi, come il purificatore delle anime. Molti si aspettano proprio questo dal governatore dell’Isola: l’uso delle cesoie. Del resto, in epoca di ristrettezze economiche non si guarda in faccia neanche l’amico, figurarsi il vicino di casa.

Coscienziosamente, però, occorre guardarsi in faccia e scegliere cosa fare per il bene della collettività siciliana. Per capire cosa accadrà fra tre mesi è necessario affrontare la vicenda legata all’Avviso 20/2011. Una macchina infernale creata da Ludovico Albert, dirigente generale alla formazione professionale all’epoca, che abbiamo criticato nell’operato, con precise motivazioni. E lo abbiamo fatto da subito.

Di tutti i sindacati, passivi e accondiscendenti, una sigla, fuori dal coro, tentò di contrastare Albert, anche attraverso furiosi battibecchi pubblici, la Uil. Ricordiamo che dove poteva lo “sceriffo” piemontese alzava il telefono per chiamare il potente di turno e tagliare la stesta di chiunque si fosse permesso di intralciarne i suoi piani. Successe anche in un sindacato di destra che si era battuto per contrastare la ‘dominazione’ del settore. Con Giuseppe Raimondi, leaeer della Ui scuola della Sicilia, siamo ritornati ad affrontare alcuni temi, alla luce delle dichiarazioni rese negli scorsi giorni dal presidente della Regione.

Dopo la chiusura di Crocetta sull’Avviso 20/2011 come vede il futuro dei lavoratori?

“Sull’avviso 20/2011 occorre un confronto a tutti i costi, altrimenti sarà il caos! Nessuno può pensare di risolvere una questione complessa come quella della formazione professionale in Sicilia con questo clima”.

Riscontriamo un clima veramente al limite dello scontro sociale. Come il suo sindacato pensa di ovviare all’acuirsi della contrapposizione?

 “Noi pensiamo che la strada più appropriata sia quella della discussione. Bisogna parlarsi schiettamente, ma non bisogna interrompere il dialogo. Il muro contro muro non serve ai lavoratori che chiedono solamente di lavorare con dignità, umana e professionale”.

Lei crede al tentativo di introdurre un sistema di tutele per i lavoratori?

“Il Governo ha dichiarato di volere salvaguardare i lavoratori. Bene! Incontriamoci e definiamo assieme il percorso, partendo dalle tutele disegnate nella legge regionale n. 24 del 6 marzo 1976 come sostiene l’assessore Nelli Scilabra. Insieme e in poco tempo vedremo come ripensare la formazione professionale in Sicilia”.

Lei fu tra i più critichi sull’operato dell’allora dirigente generale, Albert. cosa desidera aggiungere oggi sulla scorta del fatto che le responsabilità non sono ancora state individuate?

Albert, non fornì mai una spiegazione su cosa significasse la formula: ‘ Ciascun pacchetto formativo, così come approvato, potrà essere oggetto di riedizioni nelle successive annualità 2013 e 2014’. Nella legislatura precedente, il dirigente piemontese aveva rassicurato le Commissioni Legislative dell’Ars, Bilancio e Finanze) e Lavoro e cultura che le annualità 2012 e 2013 fossero coperte senza problema alcuno e che la terza annualità avrebbe trovato copertura con la programmazione FSE 2014/2020”.

Cosa non ha funzionato allora nelle relazioni sindacali tra la Uil e Albert?

“Ogni dichiarazione di Albert era sostenuta dall’assessore pro tempore e dal presidente della Regione Lombardo. Quindi tutto aveva massima copertura. Tra le certezze in stile piementese vi era il finanziamento sicuro delle tre annualità del Piano formativo di cui all’Avviso 20/2011”.

Invece?

“Oggi si scopre che le modalità di passaggio tra il primo ed il secondo anno dell’Avviso n.20/2011 non sono affatto automatiche e prive di problemi e che per finanziare la seconda annualità (2013) bisogna programmare un nuovo Avviso e/o bando attingendo le risorse dal Fondo Azione Coesione, ovvero dai 452 milioni di euro destinati al Piano Giovani gestito dal Ministro Fabrizio Barca”.

Ma questi 452 milioni non sono stati spotati dal Fondo sociale europeo?

“La Uil Scuola, all’epoca, quando scoprì un overbooking (maggiore richiesta di denaro rispetto a quanto dall’Unione europea erogata) di circa 773 milioni di euro, cioè di una sovra prenotazione delle risorse dell’asse II Occupabilità, quello in capo al quale dovevano essere caricati le tre annualità del l’Avviso 20/2011 tento svariate volte di conoscere la situazione dei capitoli di spesa relative al Fondo sociale europeo (FSE), ma dal Bilancio arrivava sempre la stessa risposta: solo l’Autorità di Gestione (cioè Albert) conosce esattamente la situazione. Anche noi abbiamo chiesto, invano, di conoscere la situazione”.

E adesso?

“Oggi dobbiamo fare i conti con la prossima scadenza di giugno/luglio 2013. Cosa fare con il personale, nell’attesa dei nuovi corsi? La cosa più logica è sfruttare le risorse previste dal Piano Azione Coesione per avviare i processi di qualificazione e/o riqualificazione del personale in servizio e licenziato ed incentivare l’esodo dei lavoratori prossimi alla pensione”.

Con il Piano Barca sarà possibile mantenere l’attività di tutti gli Enti gestori?

“Ci sono questioni aperte di grande impatto sociale. Come quella del Cefop in Amministrazione straordinaria ad esempio”.

Che prospettiva si realizza per gli Enti e i loro lavoratori alla conclusione del primo anno di attività con l’Avviso 200/2011?

“Si dovrà contemperare la conclusione naturale dell’Amministrazione Straordinaria prevista per il 30/09/2013, in tema di Cefop, con le novità sul secondo anno di attività dell’Avviso 20/2011. Occorre garantire immediatamente la formazione agli allievi in obbligo scolastico già iscritti all’Ancol Sicilia per l’anno 20012/2013 e che hanno optato di frequentare il corso, previo rilascio di regolare nulla-osta, presso un altro Ente. Rammentiamo che rallentare e/o ostacolare l’esercizio del diritto all’istruzione di questi allievi e rendere vana la scelta delle loro famiglie, potrebbe integrare un reato”.

La formazione, in Sicilia, va riformata. Voi della Uil, siete disponibili?

”Sì che lo siamo! La formazione professionale si deve riscrivere e noi siamo pronti a dare il nostro contributo”.

Su cosa puntare per riorganizzare il settore formativo?

“Per la Uil occorre puntare sui Servizi per l’Impiego e politiche attive, sulle azioni formative per l’apprendistato, sulla formazione continua e permanente e sui percorsi triennali di istruzione e formazione”.

Ma nel frattempo cosa fare? Il presente e’ caratterizzato dalle tensioni sociali per i mancati pagamenti e l’annunciata revoca degli accreditamenti. Qual è il vostro punto di vista?

“Gestire la transazione con prudenza per evitare il caos e le strumentalizzazioni”.

Raimondi come pensa la sua organizzazione sindacale di tutelare i lavoratori?

“Lo si può fare anche con poco. Basterebbe, per esempio, un Conto dedicato per il personale in servizio e trasferimento del personale in caso di chiusura da Ente ad altro ente come dice il Presidente. Ovviamente questa scelta del presidente è musica per le nostre orecchie, ma dobbiamo gestire la transizione ed evitare il caos”.

Cosa ha da aggiungere sulle dichiarazioni delle scorse ore, del presidente Crocetta?

“Qualche precisazione in merito alle dichiarazioni del Governo sono obbligatorie. La condizione di ispezionato non si traduce, tout court, in quella di sottoposto a revoca di accreditamento. Né di Ente canaglia. Bisogna evitare le generalizzazioni che sono sempre state e resteranno sempre pericolose. In alcuni casi, citiamo ad esempio quello di Engim Sicilia, le ispezioni si sono chiuse positivamente e quindi perché indicarlo tra gli Enti nei confronti dei quali si avvierà il procedimento di revoca dell’accreditamento? E’ stato certamente un errore ed una smentita del Governo sarebbe cosa opportuna”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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