Il pasticcio nasce dal nuovo corso della formazione professionale siciliana. Ma la bolla mediatica (e politica) è scoppiata nel momento in cui l’assessore regionale alla Formazione ha pubblicato l’Avviso 8. Gli alfaniani battono ritirata. All'origine delle tensioni l'esclusione dal bando di troppi enti storici
Formazione, regione verso modifiche al piano Maggioranza è in subbuglio, strappo con Ncd
Il governo Crocetta prova a rimettere in moto il mondo della formazione professionale. Ma sindacati e pezzi importanti di maggioranza, Ncd, non ci stanno a queste condizioni. Anche da questo nasce una nuova ipotesi al vaglio degli uffici su input dell’assessore marziano. Una exit strategy individuata da Bruno Marziano che prevede il ricorso a un «bando a sportello», per recuperare gli enti storici rimasti esclusi, fermo restando la graduatoria già pubblicata degli enti che hanno ottenuto il finanziamento per l’avvio dei corsi. L’obiettivo è quello di salvaguardare circa duemila dipendenti. Insomma, se da una parte Marziano difende la linea che sta portando avanti, dall’altra le polemiche e le preoccupazioni dei sindacati cominciano a sortire qualche effetto. La pubblicazione della graduatoria relativa all’Avviso 8, che stanzia 136 milioni di euro per circa 700 progetti, di cui soltanto 212 riceveranno subito le somme per partire, ha causato infatti nuovi e influenti mal di pancia all’interno della maggioranza di governo che sostiene il governo a Sala d’Ercole.
Troppi gli storici enti rimasti fuori dal bando. Così, mentre i sindacati esprimono la loro preoccupazione per il futuro occupazionale dei lavoratori, pezzi di maggioranza minacciano di ritirare il sostegno al governatore.
Proprio ieri Marziano è stato convocato in audizione in commissione Cultura all’Ars, dove ha assicurato che la graduatoria degli enti vincitori di progetti formativi all’interno dell’Avviso 8 è «improntata alla trasparenza, perché tutti i dati sono consultabili e leggibili nella graduatoria pubblicata sul sito». L’assessore si dice tranquillo sul fronte della salvaguardia dei posti di lavoro e sottolinea che «parte dei lavoratori sarà assorbita dagli enti che hanno ottenuto il finanziamento dei corsi, parte dovrebbe fuoriuscire dal piano sui prepensionamenti al vaglio delle valutazioni ministeriali e il resto sarà comunque tutelato, probabilmente attraverso la costruzione di un nuovo bando».
Insomma, Marziano rassicura, ma evidentemente non convince. Lo zoccolo di ferro degli scontenti è formato dagli alfaniani di Ncd, che a partire da ieri hanno fatto venire meno il sostegno a Crocetta, in attesa di «garanzie di risoluzione per alcuni dei temi importanti che attanagliano la Sicilia a cominciare dall’esito dell’avviso 8 dell’offerta formativa». Secondo il capogruppo Nino D’Asero, «non si può continuare ad andare avanti da emergenza in emergenza e, in ogni caso, noi non possiamo essere complici di malapolitica che ricada sulle teste dei siciliani». «In particolare – sottolinea il vicepresidente della commissione Lavoro dell’Ars, Giovanni Lo Sciuto – rimarchiamo che l’assessore Marziano in merito alla graduatoria non ha dato alcuna risposta tranquillizzante».
Anche secondo i sindacati, «è grave che gran parte della politica regionale invece di utilizzare l’Avviso 8, per una riforma strutturale del sistema della formazione professionale in Sicilia, ancora una volta, si preoccupi di attivare solo un mercato da controllare senza tenere in considerazione l’emergenza sociale e la necessità di garantire una opportunità di ricollocazione a diverse migliaia di lavoratori, espulsi dal settore negli ultimi anni». «Questo modo di fare – aggiungono i sindacalisti Cisl Francesca Bellia e Giovanni Migliore – innesca solo disperazione e tensione sociale. Facciamo appello all’assessore alla Formazione, all’intero governo regionale e a tutte le forza politiche dell’Assemblea regionale affinché l’Avviso 8 e tutti gli altri interventi sulla Formazione, diventino occasione per dare risposte occupazionali agli operatori».
Insomma, i nodi da sciogliere, per Crocetta, non sono pochi. E così ecco spuntare la exit strategy di Marziano, per tentare di rimettere insieme i cocci. Con buona pace di Sala d’Ercole, che anche ieri ha chiuso con un nulla di fatto per l’assenza del numero legale tra i banchi dell’Aula.