Formazione, Nelli e la sua band del “Levati tu che mi ci metto io…”

I conti non quadrano nel settore della formazione professionale siciliana. L’Isola ha beneficiato per il periodo 2007-2013 di 2,1 miliardi di euro dal Fondo sociale europeo (Fse). Che fine hanno fatto questi soldi? Come sono stati spesi? O meglio, sono stati spesi, o sono finiti a Roma?

Il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il suo fido assessore romano con delega all’Economia, Luca Bianchi, dovrebbero riferire ai siciliani dove sono finiti questi soldi dell’Unione europea. L’avvicinarsi della scadenza del settennio di gestione delle risorse del Fondo sociale europeo dovrebbe portare, l’attuale Governo regionale, a rendicontare e certificare quanto speso nel periodo considerato. Invece, più ci si avvicina al 31 dicembre e maggiori sono le incertezze sulla effettiva portata delle risorse utilizzate dalla Sicilia.

Quanto si è speso? Come lo si è speso? Quanto è stato certificato dall’Unione europea? A quanto ammontano le risorse trasferite a Roma nei vari Ministeri? Come mai di queste risorse del Fondo sociale europeo destinate alla nostra Isola dal 2007 ad oggi non parla la Corte dei Conti per la Sicilia? Il tema, sia chiaro, interessa anche i circa 10 mila lavoratori della formazione professionale siciliana. Perché in questi soldi spariti ci sono anche i loro stipendi non pagati. Dovrebbero essere i lavoratori – direttamente o attraverso i sindacati che li rappresentano – a chiedere conto e ragione di questi 2,1 miliardi in buona parte spariti nel nulla.

È chiaro che solamente una parte della ‘torta’ che manca potrà essere imputata all’assessore Nelli Scilabra, atteso che è seduta sulla poltrona scottante della formazione professionale solamente dal novembre scorso. Considerazione che non sottrae la responsabilità finale della giovane assessore nel tentativo di fare luce e chiarezza sulla complessiva gestione del fiume di denaro messo a disposizione dall’Unione Europea.

Sembrerebbe che il Governo della ‘Rivoluzione’ sia la consequenziale prosecuzione del progetto distruttivo avviato con lo scorso Governo, quello conosciuto con l’acronimo LAC (Lombardo, Albert, Centorrino). Per la verità, un elemento che accomuna la gestione dell’allora assessore alla formazione professionale, Mario Centorrino, e dell’ex dirigente generale al ramo, Ludovico Albert, con l’attuale lo riscontriamo nel Pd. Anzi, per essere più precisi, nella cosiddetta corrente Innovazione democratica in seno al Partito democratico.

Si tratterebbe proprio della squadra di ex democristiani approdati nel Partito di Fassino, D’Alema, Barca, Letta, Bersani, Crocetta, Lumia per mantenere posizioni e potere politico. I lavoratori vogliono sapere dove sono finiti i soldi e il Governo regionale ha il dovere di fare chiarezza. Come si legherebbero queste considerazioni con l’operato della Scilabra? L’assessore regionale, con il suo operato, ha già raggiunto un importante risultato: quello di scontentare tutti, con la sola eccezione di Confindustria Sicilia.

Stando a indiscrezioni, sembra che con l’associazione degli industriali siciliana che il Governo regionale abbia raggiunto un’intesa. Obiettivo: la gestione di una quota cospicua dei fondi del Piano Giovani. Un primo focus è costituito dalle linee di programmazione emanate con la direttiva assessoriale prot. 2247 del 30 maggio scorso, che ha alzato un mega polverone per via dei quasi 100 milioni tagliati. Per essere precisi, sono state ridotte le risorse per finanziare la seconda annualità dell’Avviso 20/2011 per l’ambito Forgio del 15 per cento e quelle destinate alla formazione per detenuti, disabili e fasce disagiate del 75 per cento. Totale circa 3 mila lavoratori a spasso.

Perché? Cosa ha spinto l’assessore Scilabra ad una scelta così impopolare? Eppure le risorse comunitarie non mancano. Facciamo un riepilogo. Ci raccontano le malelingue che ci sono a disposizione 452 milioni di euro a Roma pronti per essere spese all’interno del Piano giovani. Poi ci sono circa 41 milioni di euro di economie per corsi mai avviati nella prima annualità dell’Avviso 20 o non conclusi. Quindi 310 milioni di euro trasferiti al Miur, soldi dei siciliani che il Governo regionale ha consegnato nelle mani del Governo nazionale.

Nel settore della formazione professionale una cosa è certa: soldi non ne mancano. Sì, perché ci sono 286 milioni di euro per la seconda annualità e la Scilabra ha deciso di impegnarne circa 180, poi ci sono i 41 ed oltre milioni di euro derivanti dalle economie mutuate dalla prima annualità dell’Avviso citato. Poi altri 45 milioni di euro per la riqualificazione del personale licenziato o sospeso dagli Enti formativi. E altri 25 milioni di euro per attivare la misura del prepensionamento per i dipendenti di Enti che hanno maturato i requisiti. Sono settanta milioni disponibili sempre dal Piano giovani. Allora perché i tagli?

Le direttive emanate lo scorso 30 maggio dall’assessore hanno il vantaggio di delineare, finalmente, una scelta politica sul settore della formazione professionale. Ci sono voluti oltre sei mesi per decidere. Una lunga e travagliata fase in cui l’assessore ha dovuto affrontare problemi atavici, emergenze e storiche resistenze. Pur tuttavia non si è abbattuta. Forte della giovane età e della chiarezza progettuale, la Scilabra è andata avanti per la sua strada senza arretrare di un centimetro. Una tempra che in tanti non pensavano. Eppure, le va riconosciuto il coraggio dell’impavido agire.

Le malelingue però non credono che sia tutta “farina del suo sacco”; sono piuttosto convinte che nulla di quanto accaduto possa essere riconducibile alla giovane assessore. Né che l’accaduto sia frutto di chissà quale casualità. Secondo diversi osservatori del settore, sempre i citati “pettegoli”, dietro la gestione Scilabra vi sarebbe anche un preciso progetto politico di “Innovazione democratica”, corrente politica del Partito democratico che in Sicilia annovera tutti i democristiano “evacuati” dopo la fine dell’esperienza de “La Margherita”. Diversi i big che sarebbero della partita, come Francantonio Genovese, Totò Cardinale, Nino Papania, Franco Rinaldi, Baldo Gucciardi e tanti altri, vicini a imprenditori che hanno investito nel settore della formazione professionale.

Una scelta imprenditoriale strategica per ampliare il consenso politica sul territorio. Del resto, proprio il parlamentare più votato in Sicilia alle scorse elezioni regionali, il messinese Franco Rinaldi, ha ribadito l’interesse di questa parte del Partito democratico durante l’intervista andata in onda qualche mese fa su Rai 3 a seguito di un’inchiesta di Report sulla formazione professionale in Sicilia. Acquistare Enti di formazione in diverse province come Enfap, Ecap, Ial Sicilia, Enaip e via dicendo. Operazione d’impresa pura che ha comportato la concentrazione di finanziamenti pubblici orbitanti nella corrente “Innovazione democratica”.

La creazione di una sorta di polo formativo ha concentrato nelle mani di pochi politici la gestione politico-elettorale di qualche migliaio di lavoratori dipendenti. Significherebbe, tutto questo, avere la possibilità di nuove assunzioni, seppur precarie.

Sul tema delle assunzioni la storia è complessa perché laddove è stato possibile nessun partito rappresentato all’Assemblea regionale siciliana si è mai tirato indietro. Ci riferiamo a Pdl, Udc, Partito dei Siciliani-Mpa, Fli (prima di scomparire). Assunzioni effettuate a gogò dal primo gennaio 2009 ad oggi. Prima si disciplinano limiti e termini per vietare le assunzioni e poi si aggirano per stipulare nuovi contratti in favore dei soliti “amici”.

In tutto questo cosa c’entra Nelli Scilabra? Quale sarebbe il suo compito? Sempre secondo le indiscrezioni delle solite malelingue, compito della giovane studentessa universitaria sarebbe anche quello di scardinare il sistema di regole per crearne delle nuove. Che poi era il progetto del famigerato trio delle meraviglie LAC. La caratteristica di queste nuove regole dovrebbe essere quella di creare le condizioni di base per l’ingresso di nuovi soggetti riconducibili al deus ex machina.

Per carità, nulla di scandaloso, in politica tutto è ammesso all’interno dei principi generali e delle leggi. Innestare in un sistema nuovi soggetti allo scopo di gestire una fetta di potere politico può anche starci. Se questo è fatto chiedendo il sacrificio di chi è già dentro quel sistema, la conseguenza è uno squilibrio che porta alla reazione difensiva di coloro che vengono estromessi. Questo pare stia accadendo nel settore della formazione professionale.

Si spiegherebbe così la reazione unanime di associazioni degli Enti formativi, organizzazioni sindacali, parlamentari nazionali e regionali anche del Pd. Proteste che giungono anche dagli Enti cattolici storicamente impegnati nel segmento dell’Obbligo formativo (Oif) massacrato dall’insensibilità del trio dei “sogni e dei rinvii” CSC (Crocetta, Scilabra, Corsello). Errore imperdonabile vista la portata di risorse disponibili. Che senso ha effettuare tagli consistenti al settore per riutilizzare le risorse liberate verso iniziative vincolate all’ingresso di nuovi soggetti (amici degli amici), quando si hanno fiumi di denari da investire?

 

 


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