Formazione: nel Far West della rendicontazione e “L’opera dei pupi” del Governo Crocetta

IL GOVERNO CAMBIA LE REGOLE IN CORSO D’OPERA. SULLO SFONDO, IL DISEGNO DI SBARACCARE GLI ENTI PER DARE IN MANO TUTTO IL SETTORE AI PRIVATI?

Nel settore della Formazione professionale siciliana la rendicontazione, la verifica amministrativo-contabile ed il saldo del finanziamento hanno il triste primato di essere le maglie nere dell’amministrazione regionale. Cambiano i governi regionali, cambiano le maggioranze politiche all’Assemblea regionale siciliana, cambiano i dirigenti generali, ma la questione resta sempre la stessa. Immutabile. E non si tratta di cosa di poco conto, perché gli effetti sulla tenuta del sistema formativo regionale sono devastanti. (a sinistra, una metafora della formazione professionale siciliana in versione Governo Crocetta…)

Cerchiamo di chiarire la vicenda che pone l’amministrazione regionale al di fuori delle regole democratiche. Il clima che si respira, per esempio, nella filiera dell’Obbligo scolastico (Oif) è quello del Far West dato che l’amministrazione regionale persevera nella politica di cambiare le “carte in tavola” in corso d’opera. Infatti, come già operato negli anni precedenti, l’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale ha ripetuto la prassi di introdurre regole nuove da applicare “ora per allora”.

Un atteggiamento pericoloso che allontana sempre più l’operato dell’amministrazione regionale dalla garanzia costituzionale della “certezza del diritto”. Infatti gli uffici preposti alla gestione dei corsi di formazione destinati ai minori in obbligo scolastico (Oif), in attuazione della Circolare n.12 del 18 giugno 2013, provvederanno a non riconoscere le spese se non quietanzate. E questa decisione vale anche per le spese sostenute dagli enti nell’anno scolastico

2011/2012. Quindi, cambiando procedura dopo la conclusione delle attività per le quali gli enti gestori avevano provveduto a sostenere le spese in virtù di precedenti disposizioni assessoriali. Il Far West, per l’appunto.

Decisione, quella assunta dall’amministrazione regionale, che sembrerebbe cozzare con le disposizioni comunitarie e nazionali in materia. La lettera circolare del ministero del Lavoro n.57226 del 21 luglio 1999 in materia di rendicontazione e verifiche amministrativo-contabili ha chiarito la procedura di riconoscimento delle spese ai fini dell’imputazione del costo in sede di rendicontazione. Riportiamo il passaggio saliente.

“Ai fini del rendiconto finale e per favorire una lettura più chiara ed immediata, l’ente potrà eventualmente suddividere il rendicontato in pagato ed impegnato”.

Già il ministero del Lavoro con circolare Ucofpl n.4889 del 22 giugno 1995 aveva riconosciuto come rendicontabili sia gli impegni liquidati che quelli riconosciuti come ammissibili. È davvero paradossale che si finanzi un servizio come quello dell’erogazione del corso di formazione professionale dettando regole operative ed amministrativo-contabili per poi cambiarle ad attività corsuale conclusa, vanificando in tal maniera ogni obbligazione posta in essere dagli enti formativi attuatori.

Certezza del diritto calpestata e vanificata dal balletto dei provvedimenti amministrativi che modificano, annullano o innovano il precedente. Un vero e proprio Far West caratterizzato dall’affermazione del rito dell’inadempimento amministrativo e normativo. Una sorta di potere autoreferenziale che spadroneggia in lungo e in largo danneggiando enti formativi e lavoratori.

Con amarezza più di un operatore ci ha fatto sapere come nei Piani regionali dell’offerta formativa (Prof) dal 1976 in poi, o nel Fondo sociale europeo (Fse), invece, gli enti formativi abbiano sempre rendicontato e tuttora è riconosciuto ammissibile, anche l’impegnato non quietanzato, attraverso la presentazione dei contratti o delle note di credito o di un apposito prospetto. Difatti, ci viene rilevato che nei Prof o nel Fse, una volta erogato il saldo, entro 30 giorni, si provvede alla presentazione ai funzionari rendicontatori delle quietanze riguardanti le spese da loro stessi dichiarate “riconoscibili”.

Le stesse spese che, nel caso della filiera dell’Oif, gli uffici competenti oggi dichiarano a priori non ammissibili. E poi, a rendere incredibile la vicenda, la decisione dell’amministrazione regionale di non riconoscere le “spese sostenute” prima o dopo il corso. Il tutto deciso ovviamente dopo la fine delle attività, cambiando le regole ex post. Incredibile, davvero.

L’amministrazione regionale appare sempre più come un killer seriale nei confronti dell’utenza, perché il ripetuto inadempimento di regole e norme provoca effetti devastanti per la tenuta del sistema formativo regionale. Che sia proprio questo l’obiettivo di certa politica, o di certi ambienti governati da poteri forti? Di certo non è facile a dirsi ma neanche ad escluderlo.

Eppure fino a un decennio fa non era così. Negli ultimi anni sembra essersi incattivito il funzionamento della ‘macchina’ amministrativa nel settore formativo. A rischio, lo ripetiamo, la stessa tenuta del sistema regionale. Riproponiamo l’interrogativo. Tutto quello che sta succedendo è un caso oppure frutto di un preciso disegno politico?

In tanti, criticamente, si chiedono il perché di tanta incertezza. Altri avanzano ipotesi più sofisticate fino a pensare che vi sia una sorta di mano invisibile che muove le fila nell’intento di minare nelle fondamenta il settore al solo scopo di causarne la chiusura. Una sorta di regista, di “puparo” che cambierebbe di continuo le carte in tavola per negare il riconoscimento del saldo del finanziamento.

Le menti più sopraffine pensano che la pratica della rendicontazione finale delle attività, siano esse relative alla filiera degli Interventi, o dei Servizi, od ancora dell’Obbligo scolastico (Oif), costituisca uno straordinario strumento di pressione sugli enti formativi e sulla politica nel suo complesso. Che sia l’altra faccia della stessa medaglia chiamata clientelismo affaristico?

Un fatto è certo, così non va. La Regione siciliana troppo spesso si è posta fuori dalle regole, dalle norme e nessuno paga per il danno causato alla collettività. La rivoluzione copernicana pare produrre solo danni e macerie. Il presidente Crocetta prenderà atto che va salvato il settore della formazione professionale proprio partendo dalla destrutturazione delle procedure amministrative? A poco serve creare un ufficio stralcio senza personale,e competenze adeguate e procedure snelle. L’alternativa non pare facilmente avvistabile e permanendo lo status quo, in futuro la permanenza del settore resta appesa ad una flebile luce di speranza.

Intanto gli enti formativi restano privati del diritto acquisito al riconoscimento del saldo del 20 per cento per diverse annualità ed i lavoratori delle retribuzioni maturate.

 

Giuseppe Messina

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