Formazione, le sporche manovre sulle malattie non pagate

Stupisce e lascia sbigottiti la reazione veemente dei sindacati alla nota dell’Anfe indirizzata, qualche ora fa, ai propri dipendenti. Lettera ove si comunica il mancato riconoscimento di alcuni istituti contrattuali come la malattia. Si grida allo scandalo. I sindacati, proprio loro, gridano allo scandalo?

Che l’istituto contrattuale della malattia sia un diritto indisponibile nessuno di noi manifesta dubbi. Anzi, tutt’altro, è e rimane intoccabile. Però certe affermazioni e prese di posizione lasciano alquanto stupiti. Qualcuno non la manda giù e ci ha chiesto di aiutarlo a capire cosa cova. Ed è quello che faremo, un’attenta analisi dei fatti per meglio comprendere i perché di certe parole.

Nella missiva, a firma del presidente Paolo Genco (foto a destra), si fa esplicito riferimento all’inammissibilità dei costi sostenuti per gli istituti contrattuali che hanno determinato “ore di non lavorato” e quindi non rendicontabili ai fini del contributo comunitario. In buona sostanza, l’Unione Europea non copre (rendiconto) alcuni costi. Ergo se non paga Bruxelles, paga l’Anfe. E questo è lo scandalo?

La scelta adoperata dall’Ente formativo appare, a nostro modesto avviso, come provocatoria e strumentale rispetto alla soluzione del problema che non arriva e che tocca tutti, proprio tutti gli Enti impegnati con sportelli multifunzionali finanziati dalla Regione siciliana. Come dire che siccome nessuno se ne occupa, allora lo pongo io il problema! Qualcuno si è affrettato, però, a pensare male.

Infatti ecco le domande che appaiono verosimili. Che sia l’effetto della “mano invisibile” di ispirazione Smithiana? Che c’entri il diktat del dirigente generale del dipartimento Lavoro, Anna Rosa Corsello? Che voglia, “la donna lombardiana di ferro” anticipare lo smantellamento del sistema dei servizi formativi per affidarlo all’esterno a società multinazionali, come qualcuno paventa? Che ci sia la mano di Ludovico Albert affascinato dal’unità di costo standard? Interrogativi ai quali qualcuno dovrebbe far seguire una convincente risposta.

Torniamo all’approfondimento ed all’analisi dei fatti richiamati. Si critica l’Anfe per quanto scritto ai lavoratori circa il ritorno indietro delle somme già riconosciute nelle precedenti buste paga in merito alla malattia precedentemente riconosciuta ai lavoratori ed oggi non rendicontata. Un atteggiamento frutto forse della costrizione? Lo ribadiamo perché dall’analisi delle circostanze pare questa la verità. E la cosa ci convince nella misura in cui analizziamo il ruolo sindacale. Cosa che alza la soglia del sospetto.

Ma poi, sono proprio i sindacati a gridare vendetta? Gli stessi che oggi alzano la voce? Ma vuoi vedere che sono proprio i sindacati a condividere con l’amministrazione attiva la responsabilità sulla vicenda che era conosciuta sin dall’estate 2010?

Ebbene sì! Era l’epoca in cui si dibatteva, in diversi tavoli cosiddetti tecnici, degli effetti distorti provocati dal trasferimento sul Fondo sociale europeo (Fse) della spesa necessaria al funzionamento degli sportelli multifunzionali, compresa quella del personale? E’ il caso, al riguardo, di ricordare che, proprio i sindacati che oggi si scandalizzano, nel protocollo del 4 novembre 2010 decisero di firmare solo dopo che l’assessore pro tempore al Lavoro si convinse di inserire una clausola di salvaguardia.

Clausola che dava un tempo limite all’assessore regionale alla Famiglia pro tempore, Andrea Piraino (foto a destra tratta da palermotoday.it) , di istituire apposito capitolo di bilancio, da far approvare in Aula (Assemblea regionale siciliana) in sede di sessione di bilancio, da alimentare con fondi regionali. Entro l’approvazione del successivo bilancio di esercizio e della legge finanziaria (2011) la giunta regionale, su proposta di Piraino, avrebbe dovuto appostare apposito capitolo di bilancio con congrua copertura per rispondente, per l’appunto, alla necessità di coprire i costi non rendicontabili con Fondo sociale europeo (Fse). Costi afferenti agli istituti contrattuali tra i quali la malattia, oggi oggetto di contestazione all’Anfe. Quindi argomenti vecchi ed abbondantemente conosciuti. Altro che scandalo!

E come mai dopo due anni di silenzio e due finanziarie approvate nulla è accaduto? Oggi si attacca un Ente che dovrebbe ‘cacciare’ dalle proprie ‘casse’ soldi che mai nessuno riconoscerà? E’ corretto così? O lo si vuole far chiudere com’è successo con il Cefop? Per fare un piacere a chi? Forse ai soliti che mirano al monopolio del potere sulla formazione professionale in Sicilia? Oppure è la vendetta di qualche potente che non ha digerito il “no” sulla proposta di acquisto a suon di quattrini dell’Anfe?

Qualcuno volutamente dimentica certi fatti. Volutamente si sottrae alla responsabilità. Non è questo il modo, ad avviso anche di diversi operatori dei comparto Servizi Formativi, che ci hanno interpellato, di risolvere le questioni. Le disdette che stanno sopraggiungendo nelle sedi di tutti i sindacati, da qualche settimana a venire, confermano un certo distacco dalle organizzazioni sindacali, indicate, a torto od a ragione, responsabili del più generale sfascio del sistema formativo.

Un atteggiamento incomprensibile, peraltro, da parte dei sindacati che in due anni di governo a fianco del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, non hanno inciso affatto su questa partita. Eppure potevano contare su uomini presenti in giunta regionale e vicini al mondo sindacale. Non ultimo, il potentissimo Ludovico Albert, ancora in sella in quanto redivivo dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, e uomo di punta del Pd nazionale e regionale. Da Autorità di gestione avrebbe potuto dettare le soluzioni, o attuare quelle “dettate” dai sindacalisti di schieramento. Gli stessi che oggi possono votare e far votare i propri leader candidati alle elezioni regionali del prossimo 28 ottobre. Quando si dice politica e sindacato a braccetto.

Lascia perplessi anche il passaggio a vuoto durante la gestione di Andrea Piraino, assessore regionale alla Famiglia dichiaratamente cislino (per sua bocca). Assessore al Lavoro incapace di dare seguito a quanto sottoscritto con gli amici sindacalisti. E cioè l’appostamento in bilancio di una cifra congrua a coprire il costo degli istituti contrattuali non rendicontabili dal Fondo sociale europeo. Oggi si grida allo scandalo? Ripetiamo, un principio risaputo, quello comunitario, che non prevede il pagamento di stipendi. Proprio no.

Troppo distratti allora i sindacalisti in tutto questo arco di tempo? Magari impegnati a convincere il mondo che la “riforma epocale” della formazione professionale altro non era che la “buona formazione”. Può darsi. Una dato è inconfutabile: sapevano tutto. Cosa ampiamente conosciuta, cioè, a tutti i leader sindacali che continuano a galleggiare nelle piazze gremite di lavoratori aggrappati alla speranza di toccare con mano misero stipendio. Oggi il lavoratore si sente sempre più solo e sempre meno tutelato. Ed i presidenti delle associazioni datoriali che fanno? Continuano a sonnecchiare? Eppure anche loro hanno sottoscritto il protocollo del 4 novembre 2010.

In due anni di battaglie a nulla sono serviti gli sforzi? In sede di presentazione dell’Avviso 20/2011 anziché elogiarne il contenuto e sottolineare la bontà dell’operato dell’amministrazione attiva, perché non affrontare questa criticità? Quale posizione è stata assunta in questo caso da Forma e Cenfop? Nessuna, per quanto ne sappiamo. Sarebbe interessante comprenderne il ruolo svolto negli ultimi due anni. Ma! Vedremo. Chi paga alla fine è sempre e comunque il lavoratore.

 


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