Formazione, il ricatto ai lavoratori

Tra le tante segnalazioni sul settore della formazione professionale, che sono pervenute in redazione, una lettera in particolare ci ha colpito e che ben volentieri pubblichiamo. E lo facciamo anticipandone più di un commento, per gli spunti offerti dal lavoratore. Il contenuto riportato dal formatore offre, infatti, approfondimenti utili a ritornare su alcuni aspetti, più volte trattati dalla nostra testata.

Innanzitutto cominciamo col dire che, dopo trenta’anni, il governo regionale guidato da Raffaele  Lombardo ha riformato il settore della formazione professionale a colpi di provvedimenti amministrativi e nulla più. Una vera riforma porta sempre con sé innovazioni legislative. Ciò non è avvenuto. E questo è un fatto inconfutabile e non una congettura. Questo comporta che le leggi regionali in vigore vengono forzatamente disattese. Ma significa anche che il nuovo governo, che uscirà dalle urne del prossimo 28 ottobre, potrebbe con un colpo di spugna azzerare tutto. (a destra, foto tratta da ilriccio.eu)

Altro aspetto della riforma: il costo complessivo dell’offerta formativa. Un costo che il Governo Lombardo avrebbe dovuto ridurre, stando agli impegni elettorali, di oltre il 50 per cento. Il presidente della Regione, Lombardo, non perse tempo nel dichiarare che, dopo la sanità, avrebbe moralizzato la formazione professionale, additandola come un settore di sprechi e clientele. Ed invece ha agito esattamente al contrario. Buoni propositi, pessimi risultati. La cifra è cresciuta di anno in anno, passando, solo nell’ultimo biennio, dai 245 milioni di euro del 2011 ai quasi 287 milioni di euro nel 2012.

Con l’introduzione della Cassa integrazione guadagni in deroga al settore ha rastrellato altre somme erogate agli Enti formativi in aggiunta ai finanziamenti per l’erogazione del servizio formativo. A nulla serve aver spostato la copertura dal bilancio regionale al Fondo sociale europeo. Anche perché nessun beneficio ne hanno tratto le ‘casse’ regionali, rimaste all’asciutto per via dello spropositato spreco in diversi altri rivoli di spesa, in primis gli esagerati incarichi in consulenze. Un esercito di esperti, alle dipendenze di Lombardo, che poco di buono hanno portato alla qualità, efficacia ed efficienza dell’amministrazione regionale e dell’azione del governo regionale. Un enorme spreco a carico del contribuente siciliano e null’altro. (a sinistra, la metafora della riforma della formazione professionale adottata dal Governo Lombardo: foto tratta da antoniodipietro.it)

Altro aspetto: il moltiplicarsi degli Enti e la suddivisione di un numero maggiore di ore formative, ovviamente corrispondenti al maggiore finanziamento assegnato in sede di Avviso 20/2011. Altro che riduzione di Enti formativi e di finanziamento!

Poi, qualcuno si è inventato il polo formativo. Un modo per tentare di correggere l’inflazione di Enti nuovi finanziati con fondi pubblici. Nasce così l’operazione di accentramento di decine di Enti formativi, anche di grosse dimensioni, nelle mani di pochi. Aumentandone potere economico e controllo su migliaia di lavoratori. In clima elettorale significa una sola parola: consenso cioè voti. 

Storicamente quando in un libero mercato alla libera concorrenza subentrano forme diverse di governo, come l’oligopolio o, peggio ancora, il monopolio, vengono messe a serio rischio le regole auree della democrazia. L’operazione di concentrare il potere su di un partito, il Pd, e nelle mani di un solo gruppo societario, anche se in qualche ambiente viene salutato come una sorta di “panacea”, a noi desta più di una perplessità. Per il modo, per i tempi, per il contestuale fenomeno del licenziamento, per la precarizzazione dei lavoratori, per le contestuali elezioni regionali e politiche.

A nostro avviso, il settore ha subito una riforma che ne ha peggiorato il clima e la qualità del servizio formativo erogato. Basti pensare che, per la prima volta, in oltre 30 anni, dopo otto mesi non un’ora di attività formativa in aula è stata avviata. Leggendo la lettera in fondo il formatore che la firma ha forse ragioni da vendere.

Carissimo Direttore di LinkSicilia,

innanzitutto vorrei ringraziarla per l’attenzione che sta dedicando a leggere la nota di un lavoratore non appartenente ad alcun interesse o gruppo di sorta. Infatti scrivo solo in nome e per conto mio, non ho altri interessi se non la necessità di mantenere un lavoro e la relativa retribuzione.

Ciò premesso, le scrivo a causa della considerazione che sta riservando da qualche tempo nella sua testata giornalistica a noi lavoratori della formazione professionale, seguendo le vicissitudini del settore. I Vostri articoli per noi risuonano come delle “denunce di verità”, che prima non venivano diffuse da alcuna stampa.

Appartengo ad un Ente che prima era di esclusiva proprietà di un sindacato del settore della formazione professionale e lavoro in esso dal millenovecentoottantasei, cioè da ventisei anni.

Io non ho percepito dieci mensilità pregresse, pur continuando a lavorare, e mi fanno sapere – il Direttore dell’Ente ed il Sindacato (non sotto forma di minaccia, ma di consiglio) – di non fare alcuna azione giudiziaria per il recupero delle somme, altrimenti l’Ente rischia il fallimento, come è successo all’Ente di formazione Cefop.

Sono stato posto in Cassa Integrazione Guadagni in Deroga già da un anno per recuperare le somme con cui pagare i debiti dell’ente.

Ovviamente le dico da subito che, anche se grazie ai fondi della CIGD ed ai soldi integrativi del Fondo di Garanzia regionale, ho percepito l’ottanta per cento dell’ultima retribuzione del 2011, non mi sento appagato. Infatti io lavoratore di cinquantotto anni non volevo si applicasse la normativa nazionale ex 223/91, ma la legge regionale 24/76 ed il connesso Fondo di Garanzia regionale ex legge regionale n. 10/2011. Io voglio lavorare e non percepire stipendi restando a casa. Non credevo che si potesse arrivare al licenziamento dei colleghi: almeno fino al 2012 ciò non era possibile e non si era mai fatto, perché in contrasto con la legge.

 

Giuseppe Messina

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