Formazione, il Cefop tra commissari & voti

Il Cefop, Ente di formazione professionale in amministrazione straordinaria, torna a far parlare di sé. Non tanto per i circa 22 milioni di euro di finanziamento ottenuto dall’Avviso 20/2011 e neanche per i 350 esuberi vicini al licenziamento sui complessivi circa 1.000 dipendenti. Ma per le diverse segnalazioni di protesta dei lavoratori nei confronti dell’operato dei commissari ministeriali e del direttore regionale.

Da un esame approfondito di quanto pervenuto in redazione, diverse sono le criticità che emergerebbero, e che si ritengono più interessanti. Intanto, va sottolineato che l’attività dei tre commissari ministeriali ci viene riferito essere coperta da un “assordante silenzio”. Nel senso che, ogni ordine di servizio o decisione riguardante l’attività con ricadute sul personale non costituisce leva di confronto.

Non entriamo nel merito dei criteri, peraltro fortemente avversati da molti dipendenti, utilizzati per la scelta delle figure da collocare nelle varie sedi operative. Le segnalazioni in nostro possesso però, dipingono uno scenario agghiacciante per le modalità con le quali vengono imposte ai lavoratori le sedi di lavoro ove operare. Un clima di avversione e scontro che sembra essere presente in tutti i luoghi dove si svolge attività.

Qualcuno ha provato a descriverci l’atteggiamento, d’altri tempi, tenuto in tutti i casi in cui vengono effettuate ispezioni per verificare le presenze o lo svolgimento delle attività. Cosa che, se dovesse essere vera, ci porterebbe a chiederci e a chiedere  quali motivi spingono soggetti imparziali ad assumere atteggiamenti persecutori con particolari gruppi di dipendenti.

Restiamo perplessi su questa vicenda, pur tuttavia ci pare doveroso rimarcarla per i dubbi che desta. Sempre ammesso che possa essere vera. Dai ricorsi depositati parrebbe di sì. Addirittura, nel caso della proposta di demansionamento, il lavoratore si ritrova di fronte alla scelta o di accettare una mansione diversa, perdendo fino a 2 o tre livelli retributivi, oppure attendere entro le 24 ore successive la lettera di messa in mobilità per il licenziamento. E questo sembrerebbe avvenire indifferentemente sia che il lavoratore abbia 15 anni di anzianità, sia per le assunzioni  datate 2008.

La cosa che più ci ha colpito sono i tanti ricorsi presentati da diversi lavoratori avverso le determinazioni sull’utilizzo del personale da parte dei tre commissari. Si contestano i criteri adottati, i metodi utilizzati, le modalità di comunicazione. Peraltro, sembra che il clima che si respira da settimane è molto ma molto pesante. Un clima di sospetto che alimenta sempre più il convincimento che, per l’ennesima volta, la politica, quella clientelare ed affaristica, abbia messo gli occhi sugli ambiti di intervento del Cefop,

Servizi formativi, Interventi Formativi ed Obbligo, Istruzione e Formazione(OIF). Società di capitali pronte a mordere il boccone. Pronte, cioè, ad acquistare in tutto o in parte la dotazione oraria del Cefop. Immaginiamo come possa diventare difficile per i commissari straordinari arginare questa esplosione di interesse politico-economico. Per quanto riguarda il convincimento della nostra testata giornalistica, sottolineiamo le nostre perplessità su questi argomenti e stentiamo a credere che tutto ciò possa accadere in un Ente la cui guida è costituita da rappresentanti scelti dallo Stato, attraverso il Ministero dello Sviluppo economico.

Eppure non ci sentiamo di sottrarci dall’evidenziare che sono veramente tante le segnalazioni di lamentele. Indirizzate anche e soprattutto nei riguardi del direttore regionale, reo di utilizzare, troppo spesso, toni accesi e poco garbati, da vero scorbutico. Si tratta di un soggetto, il direttore regionale, che, pur avendo maturato sulla carta i requisiti “di comando”, nella sostanza non ha mai svolto tale mansione. E’ probabile, quindi, che la grande responsabilità affidatagli dai tre commissari ministeriali abbia creato più di un impaccio allo stesso direttore regionale del Cefop.

E’ chiaro che, nella nostra posizione, non siamo interessati a valutare se lo stesso sia in grado o meno di ottemperare al delicato incarico: lo fa e basta. Il giornale si limita a riportare la notizia e rimarcarne gli aspetti che possano eventualmente delimitare contorni di lesione degli interessi generali, o delle norme vigenti.

Per esempio, non si comprendono le ragioni per le quali, alla fine di agosto, non siano stati pubblicati gli elenchi del personale docente e dei direttori didattici. Pare sospettoso il tempo esageratamente diluitosi in merito alla scelta del personale possessore dei titoli rispetto a coloro che dovranno essere licenziati. Poi non si comprende la ragione per la quale i commissari ministeriali abbiano deciso di adottare le procedure disciplinate dalla legge n.223 del 23 luglio 1991. Gli articoli 4, 5 e 24 disciplinano i licenziamenti individuali e collettivi, in assoluta antitesi con l’art. 132 della legge regionale n.4 del 16 aprile 2003.

Prima di approfondire la questione che fa emergere più di una diversità giuridica, torniamo ai commissari ed al loro ruolo che, in rapporto con il personale, stando alle segnalazioni che ci arrivano, suscita spesso polemiche. Ed allora precisiamo: i commissari ministeriali non sono i rappresentanti dello Stato e quindi portatori di interessi generali? E quali sono gli interessi generali?

Da Messina voci insistenti vorrebbero uno dei commissari candidato potenziale alle prossime elezioni regionali previste per l’autunno 2012. A noi pare una vera e propria bufala, soprattutto per il delicato ruolo assolto. Però così ci è stato riferito da più parti. Parrebbe addirittura che uno dei tre commissari sia stato visto uscire dalla segreteria regionale di almeno due partiti importanti per cercare l’intesa per l’inserimento in lista.

E’ evidente che ci limitiamo a riportare l’indiscrezione, confermata da diversi soggetti, ma è anche ovvio che siamo disponibili ad una replica/smentita del diretto interessato. Del resto, ci limitiamo a filtrare la notizia pervenute e questa ci sembra quanto meno curiosa. Se la stessa è meritevole di smentita siamo pronti a farla, ovviamente. Comunque non ci vediamo nulla di strano nella aspirazione di un professionista a candidarsi alle elezioni regionali nella propria regione. Del resto tra i commissari vi è chi ha vissuto già l’esperienza di senatore della Repubblica. Quindi, ribadiamo nulla da eccepire sulla libera scelta personale.

Di certo non si incorre in nessun reato, che sia chiaro. La cosa che non ci convince, sempre se dovesse essere veritiera la notizia della candidatura, è quanto accaduto con l’invio di diverse lettere di licenziamento indirizzate a parte del personale del Cefop operante nella provincia di Messina. Qualche dubbio potrebbe destarla, questa situazione. Molti osservatori collegano il clima pesante tra presidenza del Cefop e direttore regionale da un lato e lavoratori non allineati dall’altro a precisi risvolti congiunturali. A noi appare esagerata come affermazione, ma se dovesse essere vera, qualche approfondimento lo meriterebbe.

Peraltro il direttore regionale non è detto che sua estraneo dal possibile ‘contagio’ politico. Risulterebbe come dato assodato dalla comune esperienza che il direttore regionale del Cefop abbia frequentato segreterie politiche negli anni scorsi ed abbia svolto incarichi istituzionali su indicazione politica. Soggetto, da questo punto di vista, quindi, molto ma molto preparato. E anche qui, se vero, nulla di strano. Semmai andrebbe capito il perché di tanto astio nei riguardi dei colleghi. Vedremo. Pare che proprio tale capacità di collegamento politico-istituzionale abbia convinto i commissari ad affiancarselo.

Ritorniamo alla procedura di licenziamento che, in atto, è stata avviata dai commissari disapplicando quanto previsto dalle leggi regionali di settore. Ricordiamo, come già riportato in altri articoli sull’argomento, che l’art.132 della legge regionale 16 aprile 2003, n.4 ha istituito il fondo di garanzia per il personale della formazione professionale. Ma vi è ancora di più. La Circolare assessoriale n. 10/1994 che disciplina i processi di mobilità risulta essere pienamente in vigore. Infatti, le disposizioni di tale circolare risultano essere richiamate anche dalla recenti Circolari n. 21 del 1 Agosto 2011 commi 5 e 6 nonché dalla n. 29 del 10 Ottobre 2011. Inoltre, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di categoria 2007/2010 all’art. 34 prevede la salvaguardia occupazionale e rimanda tale applicazione al contenuto dell’allegato 10 del medesimo CCNL, confermato nel CCNL sottoscritto per il periodo 2010/2013.

La circolare n.10 del 23 settembre 2003, dicevamo, individua le finalità applicative dalla legge regionale n.4/2003, i destinatari, i campi di applicazione e le modalità di accesso al fondo di garanzia. Infatti, “beneficiari del Fondo di Garanzia, individuati dalla Circolare 10/2003 sono tutti i dipendenti del settore della formazione professionale, di cui al combinato disposto dell’art.2 della legge regionale 25/93 e dell’art.39 della legge regionale23/02, titolari di contratto a tempo indeterminato, anche parziale, ed iscritti all’albo previsto dall’art.14 della legge regionale 24/76 o la cui assunzione risulti regolarmente autorizzata alla data di entrata in vigore della legge regionale 4/2003, per i quali non sia possibile l’utilizzazione nelle attività finanziate con il Piano regionale di offerta formativa, in quanto provvisti di professionalità con queste incompatibili e, pertanto, soggetti a mobilità per esubero”.

Notiamo come appaia veramente difficoltoso, da chi ricopre incarico istituzionale governativo o ministeriale, applicare, ad oggi, il sistema di leggi regionali sulla formazione professionale. La fitta ragnatela creata da Centorrino ed Albert per aprire la stagione dei poli formativi non agevola il rispetto delle leggi regionali. Attendiamo fiduciosi il nuovo governo regionale. Il futuro del Cefop e dei lavoratori potrebbe passare dal salvataggio del sistema formativo.


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