Formazione, emendamento per tenere fuori dal settore parlamentari e dirigenti regionali

La bufera che si è abbattuta sulla formazione professionale siciliana, con gli arresti ‘eccellenti’ di Messina (dieci protagonisti del mondo della formazione della provincia messinese, con in testa le mogli del parlamentare nazionale del Pd, Francantonio Genovese e dell’ex parlamentare regionale, Beppe Buzzanca), sortisce i primi effetti politici e parlamentari.

Oggi, su proposta del parlamentare di Sala d’Ercole del Movimento, Salvatore Siracusa, la prima Commissione legislativa dell’Ars (Affari istituzionali) ha approvato un emendamento al disegno di legge anticorruzione che punta, anche, a tenere lontani i parlamentari nazionali e regionali dalla formazione professionale.

“Con questa legge – afferma Siragusa (nella foto a sinistra) – si vuole affermare il principio della trasparenza e della pulizia delle Istituzioni, affinché vicende come quelle di cui si legge in questi giorni non si abbiano più a ripetere. E’ vero che tutto deve essere ancora accertato e che ogni singolo fatto deve essere dimostrato in fase giudiziaria, ma è altrettanto vero che troppo spesso la Formazione ha fatto parlare di sé per fatti che nulla hanno a che fare con i suoi scopi istituzionali”.

Ecco il testo dell’emendamento approvato che riguarda i parlamentari, ma anche l’intera categoria dei dirigenti regionali e non solo a quelli generali.

“E’ fatto divieto all’amministrazione regionale di affidare appalti, concessioni di lavori, forniture di beni e servizi e di stabilire rapporti di natura finanziaria o autorizzativa in favore di deputati regionali, componenti della Giunta regionale o dirigenti generali o non generali dell’amministrazione regionale o del loro coniuge non legalmente separato o convivente, il cui stato sia accertato giudizialmente o comprovato da atti della pubblica amministrazione, di loro ascendenti o discendenti, parenti o affini sino al secondo grado, che ricoprano il ruolo di rappresentante legale, di amministratore o di dirigente, o siano soci, anche occulti, la cui qualità sia accertata giudizialmente, in enti o imprese, anche in forma societaria, operanti nel settore della formazione professionale”.

A nostro modesto avviso, il testo avrebbe bisogno di ulteriori specificazioni. Non è chiaro, ad esempio, se i parlamentari, nazionali e regionali, potranno continuare a far parte di società private che gestiscono il servizio idrico in Sicilia. Non è chiaro, per citare un altro esempio, se parlamentari e i propri familiari potranno continuare a usufruire di fondi regionali ed europei.

Questo giornale l’ha scritto cento vole e torna a ripeterlo: abbiamo la netta sensazione che fondi regionali ed europei, destinati agli agricoltori siciliani, siano finiti nelle tasche di parenti di parlamentari e di dirigenti regionali. Ci riferiamo, in particolare, alle risorse del Piano di sviluppo rurale (Psr).

Nella passata legislatura e anche in questi primi mesi della nuova legislatura non abbiamo ancora letto non un report sul Psr (per carità, non siamo a Oslo, ma in una Sicilia che, quanto a legalità sostanziale, somiglia sempre più a Gela…), ma nemmeno un’interrogazione parlamentare a Sala d’Ercole. la verità è che il Psr rimane un grande ‘buco nero’ simile, in tutto e per tutto, a certi uffici della presidenza della Regione.    

 


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