‘Formazione di scambio’: un voto (sicuro) in cambio di un posto (precario)

Che in Sicilia abbia vinto l’astensionismo ed il voto di protesta non vi sono più dubbi. Gli analisti politici hanno abbondantemente commentato il risultato elettorale delle recenti elezioni regionali, dello scorso 28 ottobre 2012, per il rinnovo del Parlamento siciliano (Assemblea regionale siciliana) e per l’elezione diretta del presidente della Regione siciliana. Dal conteggio delle schede elettorali è emersa in maniera inconfutabile una precisa volontà popolare. Il voto ha, infatti, sancito il distacco – fatto alquanto preoccupante per la mancata rappresentatività – del cittadino isolano dalla politica del presente.

Ma è pur vero che un vincitore i siciliani lo hanno incoronato con il 30,5 per cento dei voti. Si tratta di Rosario Crocetta, europarlamentare del Partito democratico ed ex sindaco di Gela (Cl), politico che ama definirsi progressista e rivoluzionario. A parole? Aspettiamo a dirlo.

Proviamo ad abbozzare un’analisi comparativa. Qual è il legame tra le suddette elezioni regionali, Crocetta e la formazione professionale? Diciamo subito che il settore della formazione professionale è storicamente collegato “a doppia mandata” con la classe politica siciliana.

Ad ogni competizione elettorale, diverse sono le inchieste prodotte nel tempo sull’argomento, vi sono ambienti politici o ‘pezzi’ di partiti che beneficiano pesantemente del consenso elettorale espresso dal sistema formativo. Così come è riscontrato che ogni competizione elettorale ha appesantito il settore della formazione professionale di massicce assunzioni a tempo indeterminato (elezioni regionali 2001, 2006, 2008) appannaggio del partito governativo di volta in volta a capo dell’assessorato regionale di via Ausonia (sede dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale, a Palermo). Questa volta è successo qualcosa di diverso.

Intanto le assunzioni hanno riguardato un numero imprecisato di soggetti con forme atipiche di contratto in barba ai tantissimi lavoratori tutelati dall’art.2 della legge regionale n.25 dell’1 settembre 1993 (garanzia occupazionale del personale assunto a tempo indeterminato). In buona sostanza, una maniera clientelare di promettere un posto di lavoro sicuro, ma che nei fatti si è trattato di una burla.

Infatti, il contratto a progetto è stato lo strumento che ha regolato il rapporto di lavoro tra Enti di formazione titolare di finanziamento a valere sull’Avviso 20/2011 e aspirante lavoratore precario. Ciò significa scadenza certa e precarietà di rapporto lavorativo certo. Un bel guadagno per il mercato del lavoro: gli operatori della formazione professionale garantiti dal sistema delle leggi regionali posti al margine o licenziati e una platea di “unti” dal politico di turno catapultati in una modalità di lavoro incerta per definizione. In pratica, pseudo-lavoratori nati precari e destinati a produrre consenso (elettorale). E poi, a nostro avviso, la partita per ottenere il consenso elettorale si è giocata, per la prima volta, anche sul ‘licenziamento sì- licenziamento no’.

Rileviamo anche un’anomalia nell’utilizzo dello strumento dell’ammortizzatore sociale nel settore della formazione professionale come arma di confronto con parte dell’elettorato dipendente di Enti formativi. Infatti, la strategia della cosiddetta “riforma” fortemente voluta dal Pd ed attuata attraverso due suoi uomini di punta, Mario Centorrino (al tempo assessore Istruzione e Formazione professionale) e Ludovico Albert, in atto dirigente generale del dipartimento al ramo, è passata attraverso l’introduzione di alcuni “pilastri”. Per esempio, il passaggio dalla copertura del costo complessivo con finanziamento regionale all’utilizzo delle risorse comunitarie (Fse).

Il passaggio dal sistema di cosiddetta “sovvenzione” a quella di “convenzione”, cioè da affidamento fiduciario ad affidamento attraverso la gara d’appalto. E poi, il parametro unico di costo ora/allievo introdotto sic et simpliciter che ha prodotto indubbi vantaggi per una parte degli Enti di formazione rispetto agli altri. E’ il caso degli Enti cosiddetti storici con personale anziano alle dipendenze ed un costo del lavoro enormemente superiore rispetto agli Enti giovani privi di lavoratori subordinati che hanno potuto lucrare un differenziale a loro favore rispetto al parametro fissato a circa 130 euro ora/allievo.

Inoltre, ai diversi Enti formativi rimasti a vario titolo sprovvisti di finanziamento a valere sull’Avviso 20/2011, appartenenti alla cerchia dei cosiddetti Enti storici con personale alle proprie dipendenza tutelato dalle norme regionali, non è stata affiancata alcuna politica di sostegno per la riqualificazione del personale rimasto privo di lavoro o per l’accompagnamento anticipato al pensionamento. Altro che riforma epocale o formazione di qualità!

Insomma un sistema architettato scientificamente per privilegiare un certo tipo di “nuovo corso”, vicino ad un preciso colore politico, ridisegnando amministrativamente un nuovo modello formativo sganciato completamente dal mercato del lavoro e dalle professionalità che la platea dei docenti poteva offrire.

Chiariamo. E’ accaduto, per esempio, che sono state introdotte nuove figure professionali, con nuovi moduli di insegnamento, non supportate da un percorso di aggiornamento del personale docente. Una qualità di sistema sbandierata in diverse occasioni dagli ideatori che si sono succeduti al Governo regionale, guidato dal ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, sotto l’egida del Partito democratico e dei parlamentari appartenenti alla corrente “Innovazione (ex Margherita). Si tratta di protagonisti del calibro di Francantonio Genovese, Nino Papania, Benedetto Adragna, Totò Cardinale, Antonello Cracolici, Giuseppe Lupo, Giuseppe Lumia, Franco Rinaldi, Baldo Gucciardi. (a sinistra, Francantonio Genovese, parlamentare nazionale del Pd)

A questi vanno aggiunti i riferimenti diretti romani, in barba al principio autonomistico che aveva costituito il biglietto da visita di Lombardo ai siciliani all’indomani dall’elezione a Governatore della Sicilia (2008/2012). Si tratta dei big nazionali dello spessore di Pierluigi Bersani, Pietro Fassino, Fabrizio Barca ed Elsa Fornero (molti dei quali accomunati dal piemontesismo). Rispetto a questo esercito di colonnelli e generali, riuscirà il progressista, Rosario Crocetta, a tenersi a debita distanza? Riusciranno i parlamentari, rieletti a suon di voti, a non incorrere nel peccato di gola?

Certo il rischio è presumibilmente dietro l’angolo nel caso di incarico politico al vertice della formazione professionale in Sicilia da affidare a Franco Rinaldi, o Baldo Gucciardi, o Luigi Cocilovo oppure a Mariella Maggio. Nel caso di Franco Rinaldi si pone un serio problema di “conflitto di interessi” con la moglie presidente di un Ente formativo (Lumen) operante sull’Avviso 20/2011. Va posto, quindi, come baluardo ad eventuale “nomina pasticciona” e lontana mille miglia da un approccio illuminato dall’etica della ragione.

Di Baldo Gucciardi, rieletto con una “vagonata di voti” (il più eletto in provincia di Trapani), sottolineiamo che è storicamente vicinissimo al senatore Nino Papania, socio di Genovese nella formazione professionale. E poi nel caso di Luigi Cocilovo (emanazione Cisl) e della Maggio (emanazione Cgil) si pone un indubbio problema: il rischio di scivolamento verso un probabile “inciucio” tra chi dovrebbe governare la formazione professionale e chi dovrebbe – in concertazione – suggerire all’assessore al ramo le linee di azione, cioè sempre gli stessi sindacati. Un modello di controllore-controllato che potrebbe rivelarsi pregiudizievole rispetto alla volontà riformatrice del neo presidente della Regione siciliana.

E poi, diciamocela fino in fondo: o si cambia regime con una chiara e trasparente discontinuità col passato, oppure consegneremo il settore definitivamente al “Caos”. Per dirla alla Pasolini, si rischia, nel settore della formazione professionale, di stratificare il ruolo politico, allontanandolo sempre più dalla realtà fatta di disagio sociale, di incertezza, precarietà del lavoro, forme moderne di schiavitù. E una politica staccata dalla realtà, come ci ricorda Pier Paolo Pasolini, “non vale niente”.

Noi, invece, a giudicare dalle parole pronunciate dal nuovo presidente della Regione, siamo convinti che Crocetta riuscirà a tracciare i contorni di una “autonomia di scelta” per il bene della Sicilia e dei siciliani anche nel settore della formazione professionale. Un settore che va riscritto. Rivedere le competenze regionali nel rispetto dell’integrazione europea ridisegnando il modello formativo siciliano.

Occorre, a nostro avviso, introdurre un nuovo approccio che programmi la formazione professionale secondo il metodo concertativo. Una programmazione che guardi ad un “sistema unico” della formazione professionale, abbandonando definitivamente la logica dei microsistemi (formazione di base, formazione per ambiti speciali, istruzione e formazione professionale, formazione superiore, progetti speciali statali, formazione continua e permanente). Il presidente Crocetta riuscirà a dare la sua impronta di radicale cambiamento? Noi ci speriamo.

 


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