Signor direttore,
buon giorno mi chiamo Giuseppe Raddusa e sono un operatore della formazione professionale. Le scrivo questa lettera perché sono veramente DISPERATO .
Lavoro in questo settore da più di 9 anni. L’Ente per cui lavoro è ARAM da febbraio 2012 ci siamo distaccati dalla sede legale di messina diventando autonomi sotto il nome di ARAMIEFP Catania. I decreti di passaggio la Regione siciliana li ha emanati solo a settembre e ottobre 2012, quindi l’Ente non ha potuto chiedere gli acconti relativi all’anno scolastico 2011/2012. Ma nel frattempo i debiti con gli enti previdenziali sono diventati più alti.
Il nostro presidente ha chiesto un aiuto alle banche, ma sembra che nessuna di questa sia disposta a dare un’anticipazione, anche perché tutto ciò che si sente dire sulla formazione professionale in Sicilia no dà garanzie. Signor direttore, le sto scrivendo perché io ho moglie e tre figli, di cui due piccoli e vivendo solo di questo le lascio immaginare in che situazione mi trovo (luce staccata, acqua quasi staccata e un imminente ordine di sfratto).
Ho cercato vanamente di mettermi in contatto con il PRESIDENTE CROCETTA e L’ASSESSORE AL RAMO NELLI SCILABRA, ma essendo personaggi pubblici e di potere non mi degnano della loro importanza. A me non interessa di chi siano le colpe, ma io ogni mattina vado a lavorare e svolgo un servizio pubblico visto che mi occupo di ragazzi in obbligo scolastico so soltanto che sono 16 MESI che non prendo lo stipendio.
Ho capito che in Sicilia una persona, per essere ascoltata, deve fare un gesto ECLATANTE, magari suicidandosi; cosi dopo che hanno ucciso la mia dignità possono uccidere anche il mio corpo e magari presentarsi ai funerali affranti, promettendo che tutto ciò non dovrà più accadere.
Mi assumo totalmente la responsabilità di quando scritto sperando che le ISTITUZIONI possano intervenire con i fatti.
Distinti saluti
RADDUSA GIUSEPPE
Egregio signor Raddusa,
comprendiamo la sua situazione difficile, e ci auguriamo che le sue parole non cadano nel vuoto. Sappia che sono in tanti, oggi, i lavoratori siciliani presi dalla disperazione. Ci sono i dipendenti della formazione professionale. Ma ci sono anche gli altro mille e 200 operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che, come lei sa, ha chiuso i battenti. Ci sono i mille e 800 dipendenti della Gesip. Ci sono i disoccupati che non si vedono, con riferimento ai tanti addetti del settore edile quasi del tutto bloccato. Ci sono le piccole imprese siciliane che non vengono pagate da quasi due anni che si vedono costrette a licenziare i propri dipendenti. L’elenco, ci creda, potrebbe continuare.
Tra questi disoccupati ci sono quelli che, bene o male, riescono a sopravvivere grazie ai cosiddetti ammortizzatori sociali, cioè con la Cassa integrazione. E ci sono quelli che, per senza percepire lo stipendio da mesi, continuano a lavorare. A questa ultima categoria appartengono tanti lavoratori della formazione professionale.
Noi la invitiamo ad avere un altro po’ di pazienza. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha detto che nessun lavoratore della formazione professionale perderà il posto di lavoro. E’ un impegno che ha assunto solennemente.
Detto questo, lo stesso Governo regionale, a nostro modesto avviso, potrebbe cominciare ad occuparsi, concretamente – in attesa di definire il rilancio del settore – dei dipendenti che non percepiscono lo stipendio da mesi. Non sappiamo quale sia la disponibilità finanziaria attuale del Governo, perché la discussione sul bilancio, all’Ars, è iniziata da poco più di una settimana. Ma crediamo che, per i casi come il suo, si dovrebbe fare – lo ribadiamo – qualcosa di concreto.
Il nostro augurio è che l’Ars e il Governo regionale intervengano direttamente nei casi come il suo.
La invitiamo comunque a non perdersi d’animo. Anzi, sarebbe opportuno censire tutti i casi come il suo – con onestà, senza metterci dentro chi può riuscire a tirare avanti, anche se con difficoltà – per chiedere al Governo e all’Ars un intervento per tamponare l’emergenza.
Cordialmente
Giulio Ambrosetti
foto di prima pagina tratta da aquattromani.altervista.org
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