Formazione, Caso Di Prima 2/ Pressioni politiche per una pratica

Prosegue la nostra ricostruzione dei fatti amministrativi che hanno portato al “siluramento” di Antonio Di Prima, funzionario della ragioneria centrale, presso l’assessorato regionale Istruzione e formazione professionale.

Dall’approfondimento dell’iter procedurale che ha portato all’emissione del mandato di pagamento in favore di un Ente cattolico emergono, in maniera sempre più chiara, le responsabilità del vertice amministrativo e politico.

Come vi abbiamo racconto nell’articolo di stamattina – ritorniamo sulle date per chiarire – da ulteriori indiscrezioni raccolte, risaltano alcuni aspetti che farebbero emergere la “pressione” esercitata, pare, dagli uffici di diretta collaborazione dell’assessore Nelli Scilabra, nei confronti del funzionario incaricato.

Ripercorriamo dunque le date di questa storia che, sottolineiamo, non è isolata. Sarebbero decine i casi riscontrati di titoli di spesa emessi ‘in frett’e furia’ senza dovizia di documentazione. Tutti sponsorizzati dalla politica.

Secondo la nostra ricostruzione frutto, lo ripetiamo, frutto di indiscrezioni attendibili, il titolo di spesa in favore dell’Ente cattolico in questione è stato caricato sul sistema informatico Sic lo scorso 18 marzo. Preliminarmente, il funzionario incaricato dai vertici politici – ripetiamo ‘in frett’e furia’ – della lavorazione del mandato di pagamento, aveva inviato la nota di “conferma polizza fideiussoria” il 13 marzo.

Il controllo di veridicità è chiesto dall’amministrazione regionale alle direzioni generali delle compagnie di assicurazione interessate, ed è stato introdotto per scongiurare l’emissione di polizze false. Il successivo 18 marzo perviene al funzionario preposto la nota di conferma da parte della compagnia assicurativa. La richiesta relativa al Documento di regolarità contributiva (Durc) viene trasmessa dall’ufficio in data 22 febbraio.

L’Inps competente per territorio trasmette il Durc non regolare il 17 aprile, protocollato presso la direzione regionale formazione professionale, il successivo 23 aprile. Questo passaggio è importante. Se questo documento non è in regola -ovvero se l’Ente non ha pagato i contributi – la Regione non può erogare alcuna somma.

Ciò significa che i ritardi accumulati non sono stati il frutto di perdita d tempo da parte degli uffici della Regione, ma la risultante di una manchevolezza, peraltro grave, dell’Ente cattolico in questione. 

A quanto si racconta, l’Ente sarebbe stato invitato a regolarizzare la posizione contributiva. Cosa che avrebbe fatto. In seguito, in data 8 maggio, il dipartimento Lavoro trasmette al funzionario incaricato dell’emissione del mandato di pagamento, copia conforme del Durc regolare. Mentre la liberatoria antimafia è stata inviata alla prefettura competente per territorio il 12 marzo.

Sulla scorta di questi elementi e, da quanto riferito nelle indiscrezioni, sotto pressione, il funzionario istruttore carica sulla piattaforma informatica il titolo di spesa in favore dell’Ente cattolico. Non avendo avuto per tempo la liberatoria antimafia, il funzionario, trascorsi i 15 giorni dalla richiesta, provvede all’erogazione attraverso la formula del “pagamento con condizione risolutiva” in applicazione dell’articolo 91 del decreto legislativo n.159 del 6 settembre 2011. Cioè, in attesa del rilascio della certificazione, l’assessorato, avendo formulato la richiesta, procede all’emissione del mandato di pagamento, fermo restando che procederà alla revoca del finanziamento qualora la certificazione antimafia non dovesse essere rilasciata.

Occorre anche precisare che, con ogni probabilità, l’indicazione partita dalla direzione generale del dipartimento Formazione professionale e dagli uffici di diretta collaborazione dell’assessore Scilabra, risponderebbe alla necessità di dare risposta immediata sia all’Ente, sia ai lavoratori.

Una maniera per placare la protesta dei dipendenti dell’Ente cattolico che manifestavano, proprio in quei giorni, in sit in spontaneo. Ed è così che il funzionario ha inserito il mandato di pagamento sulla piattaforma Sic. È evidente che, per concludere il procedimento è necessario – come già ricordato nell’articolo di stamattina – che il cartaceo affluisca presso gli uffici della ragioneria centrale. Il cartaceo deve contenere il Durc emesso regolarmente, la liberatoria antimafia e la liberatoria sulla veridicità della polizza fideiussoria emessa.

È anche evidente che il titolo di spesa può essere annullato qualora uno dei documenti (Durc, antimafia, polizza) necessari a maturare il diritto alla riscossione delle somme non dovesse risultare regolare.

Quindi sarebbe stato elargito un “contentino” ai lavoratori per rabbonirli, rinviando ogni decisione al completamento dell’iter procedurale. Una scelta condannabile per l’aspettativa inutile creata nei riguardi dei lavoratori che attendono da oltre dodici mesi gli stipendi. Un modo di agire irresponsabile, quello di indurre il funzionario all’emissione di un titolo di spesa ancor prima della conclusione dell’iter. Una vicenda che mette a nudo, in tutta la sua drammaticità, i ritardi dovuti al trasferimento sic et simpliciter di sette dirigenti e di circa cento tra funzionari, dipendenti regionali e personale della cooperativa Trinacria Onlus.

Uno svuotamento degli uffici che ha prodotto l’immobilismo della ‘macchina’ amministrativa. Da settimane i dipendenti rimasti a lavorare presso il dipartimento regionale Formazione professionale vivono in un clima pesante e angoscioso, rischiando in prima persona. Sì, proprio così, perché emerge con spudoratezza lo “scarica barile”. Un odioso atteggiamento che porta qualcuno a scaricare la responsabilità per l’inadeguatezza del ruolo su qualcun altro.

Come nel caso del funzionario della ragioneria centrale, Antonio Di Prima, esautorato senza motivo, anzi perché, con efficienza, svolgeva ogni giorno il suo lavoro. Il mandato, per la cronaca, pensavamo fosse stato liquidato, ma non è così.

Continua, insomma, il clima di confusione e terrore per nascondere l’approssimazione e l’inefficienza dell’assessore Scilabra e di tutto il codazzo di collaboratori. Insomma, l’onorevole Giuseppe Lumia vuole il potere e poi non lo sa gestire, visto che lo dà nelle mani di personale che combina solo grandi ‘casini’.

Dopo tutto questo ‘casino’, i lavoratori dell’Ente cattolico interessato da questa amara vicenda attenderanno ancora chissà per quanto tempo.

Qui si gioca con al vita di oltre 9 mila persone. Sarebbe il caso di porre fine a queste storture. Affidando le sorti della Regione siciliana a personale competente.

 


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