Formazione, basta annunci, ora i fatti

Rivoluzione è il termine coniato da Rosario Crocetta prima e dopo la vittoria alle elezioni regionali dello scorso 28 ottobre. Poi ci sono voluti cento giorni di annunci, proclami, slogan e conferenze stampa per caratterizzare il settore della formazione professionale con un nuovo termine: terremoto!

Per la verità, la formazione professionale siciliana, bacino di voti e favori elettorali, ci ha abituati nel passato a momenti di cosiddetto “terremoto”, a volte politico con assessori defenestrati, a volte amministrativo con dirigenti generali allontanati e, in altre occasioni, anche giudiziario per i molti, troppi interventi della Procura della Corte dei Conti.

Di recente anche diverse Procure della Repubblica (Catania, Messina e Palermo) si sono interessate a certi pasticci affaristici nel settore. Anche Crocetta con la “fida” Nelli Scilabra, giovane e rampante assessore, ci ha messo del proprio. In poco meno di 4 mesi di governo, presidente e assessore hanno messo in piedi un sistema di controlli e ispezioni mai visto prima, finalizzato, a quanto pare, a stanare irregolarità. Atti coraggiosi e generosi, ma di difficile lettura.

Non deve apparire un ragionamento di schieramento o cos’altro. Il nostro giornale affronta quotidianamente le dinamiche del settore, ne registra gli umori, affronta le questioni, ospita chiunque ritenga di voler dire la sua liberamente e senza steccati, dà voce ai lavoratori, unici vessati da un sistema politico-amministrativo che fino ad oggi ha messo mano a tutto meno che a mettere in sicurezza i circa 10 mila operatori.

Non ci convincono più le bordate mediatiche del presidente della Regione siciliana e, ancora meno, quelle di un assessore senza esperienza politica e con una conoscenza davvero superficiale della formazione professionale, degli interessi, quelli veri, e degli equilibri economico-sociali.

Lo abbiamo più volte sottolineato in precedenti articoli: l’attuale assetto verticistico dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale ha tenuto distante dai tavoli i veri argomenti da affrontare per venire fuori da uno stallo che ha pregiudicato la vita di dieci mila famiglie siciliane.

Il perché non lo abbiamo ancora compreso. E non ci riferiamo alle gaffe pubbliche o alle scarne parole, spesso confuse, emerse negli interventi dell’assessore Scilabra. Può succedere, non ne facciamo meraviglia, e di certo non una colpa, ma da una giovane energica e dinamica ci saremmo aspettati un approccio diverso e più vocato allo studio delle criticità per trovare soluzioni immediate e rapide. Da qui una domanda: il settore della formazione professionale, il Governo Crocetta, intende salvarlo o no?

Abbiamo il dubbio che, sbraitando alla ricerca dei colpevoli (rispetto a cosa?), si stia radendo al suolo il sistema. Profondamente convinti che la ricerca della legalità a tutti i costi possa costituire una delle leve della rinascita della Sicilia, non possiamo sottrarci dal confronto in atto nel settore della formazione professionale che rileviamo essere sbordato troppo verso un regime di controlli su tutto e tutti.

Chiariamo. Come può accadere che, agli Enti di formazione che operano senza finalità di lucro e che svolgono in via esclusiva l’attività formativa, di istruzione e di orientamento quali soggetti demandati dalla Regione siciliana (Enti strumentali ai sensi del’articolo 4 della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976), venga contestato il mancato pagamento ai lavoratori delle retribuzioni e non si colleghi questa manchevolezza all’attesa di svariati mesi dei trasferimenti di risorse finanziarie da parte della stessa Ragione? Se l’amministrazione regionale non eroga gli acconti come potranno mai, gli Enti, approntare i pagamenti?

Eppure sono pronti massicci provvedimenti di avvio di revoca dell’accreditamento di almeno un centinaio di Enti formativi operanti in atto con l’Avviso 20/2011. Sottolineamo ovviamente che tutte le società di capitali che erogano anche servizi formativi e orientativi è giusto che siano sotto osservazione, perché, svolgendo altre attività economiche, dovrebbero poter garantire al personale impegnato nelle attività formative con regolarità la retribuzione, potendo contare su altre entrate.

Ma per gli Enti Onlus, senza finalità di lucro che esercitano, lo ripetiamo, con esclusività tale attività non è pensabile di chiuderli per irregolarità che affondano le radici proprio dalla incapacità dell’amministrazione regionale di rispettare le scadenza dei pagamenti.

Eppure il Governo Crocetta ha costruito su questo un messaggio mediatico inattaccabile, che all’esterno funziona nella misura in cui appare come il presidente della Regione che finalmente fa pulizia di uno dei settori più clientelari dell’amministrazione regionale. Governo che poi dimentica come il “socio di maggioranza”, quel Partito democratico che ha giganteggiato negli ultimi tre anni, continui a gestire la formazione professionale in Sicilia. Di fatto, il presidente Crocetta e l’assessore Scilabra, con questo gioco della parti, rischiano di favorire il Pd sulla pelle di 10 mila lavoratori.

Non molla l’osso, il Pd siciliano. Ci chiediamo: a quale pulizia fanno riferimento il presidente Crocetta e la giovane assessore alla Formazione? E ancora: com’è possibile che vengano definanziati Enti formativi con irregolarità accertate nel pagamento delle retribuzioni al proprio personale di almeno 6 mesi e non siano ancora emersi dal grigiore Enti formativi che non pagano il proprio personale da oltre un anno e mezzo?

Per non parlare di quelli che la formazione la erogano in un appartamento di cento metri quadrati e con scarse attrezzature: ne vogliamo parlare? E allora qual è il criterio alla base dell’attività ispettiva e di controllo? A cosa mira realmente il presidente Crocetta? Far emergere i mancati pagamenti al personale per corrispondenti erogazioni di finanziamento non riconosciute dalla Regione? Oppure far emergere il lavoro irregolare (lavoro “nero”) in tantissimi Enti che, con i contratti atipici, celano da almeno quattro o cinque anni un rapporto di lavoro subordinato, fatto di orari fissi per impegni quotidiani svolti nella stessa sede di lavoro?

Che succederà se, fra qualche settimana, l’assessorato regionale alla Formazione professionale dovesse essere raggiunto da una raffica di passaggi a tempo indeterminato di centinaia di lavoratori rivoltisi nel frattempo al Giudice del lavoro? Altro che 10 mila addetti (cifra che comprende anche gli operatori dei Servizi formativi), la cifra rischierebbe di lievitare per l’ennesima volta, e di tanto.

A nostro avviso, le lobby nella formazione professionale esistono, ma non sono di certo economiche. Gli unici centri di interesse rilevati sono quelli che spudoratamente afferiscono alle segreteria politiche di decine e decine di parlamentari regionali e nazionali. In questo caso non ci riferiamo solamente al Pd, ma anche agli altri partiti che nel tempo hanno gestito una fetta importante della formazione professionale siciliana.

Che il settore sia complesso lo sappiamo tutti ma, nel contempo, l’assessore Scilabra deve sapere che una cosa è semplice e di facile lettura: lo sblocco delle risorse per riconoscere ai lavoratori il “quantum” (lo stipendio) per il lavoro già espletato. Su questa partita c’è poco da riflettere.

Se poi nei Capitoli di bilancio non si trovano le risorse rese disponibili dall’Unione europea attraverso il Fondo sociale europeo, basterebbe convocare i protagonisti dello scempio amministrativo-contabile per capirne di più, a maggior ragione che risultano sotto paga dalla Regione.

In buona sostanza, sarebbe il caso di girare pagina e non perdersi in affermazioni che nessuno ricorderà fra due settimane. Poche parole, quindi, è l’ora dei fatti.

 


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