Formazione 2/ In default il Centro per l’impiego di Palermo?

Non solo è la farraginosità dell’avviso 20/2011 e tenere col fiato sospeso 7 mila e trecento lavoratori, anche i Servizi formativi in Sicilia seguono mostrano crepe e sacche di lacuna. In agitazione circa 2 mila operatori. Diversi i motivi che cerchiamo di chiarire. Intanto cominciamo col dire che il governo precedente, guidato dal presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha lasciato in eredità impietose criticità.

Tanto per cambiare, ritardi nelle erogazioni delle retribuzioni ed il rischio di restituzione all’Unione europea (Ue) di parte delle risorse comunitarie. Ma vi è un’altra novità che agita gli equilibri complessivi degli Uffici periferici della Regione siciliana. A Palermo si registra il default il Centro per l’Impiego (CpI). Sembrerebbe proprio così, la dichiarazione di disponibilità, atto da sempre rilasciato dai funzionari pubblici, adesso diventa incombenza che spetterebbe agli operatori (privati) degli Sportelli multifunzionali.

Almeno tale appare il tenore della nota a firma di Francesca Garoffolo, dirigente del Servizio VIII-Iniziative per l’occupazione, orientamento, tirocini formativi, apprendistato dell’assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro. La lettera recante protocollo n.35987/908/2012/L, dello scorso 19 novembre è indirizzata agli Sportelli multifunzionali (Sm) degli Enti formativi operanti presso il Centro per l’Impiego (CpI)di Palermo. Sono diverse le stranezze che possono cogliersi dalla lettura della nota. Intanto non si comprende come possa nell’arco di poche settimane cambiare lo scenario. Cerchiamo di chiarire meglio alcune questioni.

Al 20 novembre 2012 con nota a firma degli inizi di ottobre 2012 a firma del dirigente generale del dipartimento lavoro, Anna Rosa Corsello, tutti gli Sportelli multifunzionali operanti presso i Centri per l’Impiego della Sicilia avrebbero dovuto lasciare i locali. E la decisione pare sia stata assunta a seguito di precise indicazioni fornite dall’Autorità di Audit (Ada). Successivamente, registratesi le reazioni degli operatori la data è stata slittata al 20 dicembre. Ma neanche questa è la scadenza giusta.

Pare che a conclusione dell’incontro dello scorso 28 novembre, alla presenza delle parti sociali (molte delle quali tacciono ad oggi) la Corsello abbia comunicato che gli Sportelli potranno permanere dentro i Centri per l’impiego per altri tre mesi. Un iter alquanto complicato e certamente poco coerente. Se è vero tutto ciò i funzionari dell’Ada possono pazientemente attendere un po’ prima di vedere attuato il proposito espresso a conclusione dei controlli effettuati qualche settimana fa. Ma la cosa che ancor di più stupisce molti osservatori è che con la su indicata nota del 19 novembre 2012 la Garoffolo, ha messo per iscritto delle precise prescrizioni indirizzate agli operatori degli Sportelli multifunzionali, partendo proprio dalla impossibilità del Centro per l’Impiego di Palermo di provvedere agli adempimenti connessi al ricevimento dell’utenza per il rilascio della dichiarazione di disponibilità al lavoro. Un caso tutto palermitano, ci risulta che in nessun altro CpI della Sicilia si stia adottando identica procedura.

Un fatto alquanto strano. In buona sostanza nella nota si riporta il seguente chiarimento: “Un responsabile di ognuno degli Sportelli multifunzionali operanti presso il CpI di Palermo dovrà accogliere gli utenti che si presenteranno per la dichiarazione in argomento accertandone il via preliminare l’identità personale attraverso l’esibizione di un valido documento di identità del quale conserverà copia. Di seguito prenderà atto di quanto dichiarato dall’utente sotto la sua esclusiva responsabilità, implementerà la piattaforma informatica e rilascerà apposita ricevuta di quanto dichiarato”.

Ed allora ci chiediamo ma sarà possibile, con semplice nota, attribuire ai privati (operatori degli Sportelli multifunzionali) anche le procedure connesse con le dichiarazioni di disponibilità? Non si tratta forse di atti che, sottoscritti in presenza di pubblico ufficiale, sono “suscettibili di incidere sulla sfera giuridica dei terzi”? Non si tratta forse di procedimenti che costituiscono prerogativa esclusiva della funzione pubblica? Ecco questa è una delle cose accadute in questi giorni nel segmento dei Sevizi formativi che non convince tanti osservatori ed operatori che non hanno perso tempo nel segnalarci queste anomalie. Ebbene affrontare anche qualche altro noto che costituisce motivo di apprensione per i lavoratori del settore.

Appaiono inaccettabili i ritardi nell’erogazione delle spettanze agli operatori degli Sportelli multifunzionali. Oramai si attendono le retribuzioni da almeno otto mesi. Però il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) è positivo, e questo avviene mese per mese. E meno male, almeno così si evita il peggio e cioè la sospensione dell’erogazione del finanziamento. Pur tuttavia, lo abbiamo sottolineato in altro articolo, la normativa di settore e quella che regola il Durc non prevedono discrasia tra momento retributivo e momento contributivo. E una questione questa che ripetutamente evidenziamo perché appare veramente singolare che possa perpetrarsi un simile meccanismo di pagamento in presenza di finanziamento pubblico.

Un settore, quello dei Servizi formativi, entrato in crisi per la farraginosità delle procedure messe in atto dall’amministrazione attiva. Di questi tempi non ne va bene una. Non bastava la formazione professionale alle prese con un caos amministrativo dalle proprirzioni bibliche? Lo scorso 28 novembre, dicevamo, si è tenuta una riunione per chiarire alcuni aspetti della vicenda. Il dirigente generale del dipartimento Lavoro, Anna Rosa Corsello, ha affrontato le criticità del segmento, evidenziando il rischio disimpegno delle risorse comunitarie per i ritardi accumulati nella spesa. In tal senso la Corsello ha assicurato che darà un impulso alle procedure attraverso la creazione di una task-force apposita, con precise indicazioni trasferite al gruppo di rendicontatori. Una maniera per accelerare ogni procedura allo scopo di tentare di certificare il massimo della spesa entro l’anno (realisticamente ciò significa entro il 17 dicembre). Sul futuro della riforma delle politiche attive in Sicilia stendiamo un velo pietoso.

Almeno stando alle considerazioni che emergono di questi tempi sull’argomento, la confusione è l’unica costante di questa delicata fase programmatoria. La verità è che non si può più improvvisare alcunché e la via seguita fino ad oggi di un riassetto solamente amministrativo non porta da nessuna parte. Occorre, a nostro avviso, che il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, metta mano ad una incisiva riforma sia del mercato del lavoro che della disciplina legata all’erogazione dell’offerta formativa. La Sicilia continua ad essere penalizzata da scarsa capacità legislativa nel settore.


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Non solo è la farraginosità dell’avviso 20/2011 e tenere col fiato sospeso 7 mila e trecento lavoratori, anche i servizi formativi in sicilia seguono mostrano crepe e sacche di lacuna. In agitazione circa 2 mila operatori. Diversi i motivi che cerchiamo di chiarire. Intanto cominciamo col dire che il governo precedente, guidato dal presidente della regione siciliana, raffaele lombardo, ha lasciato in eredità impietose criticità.

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