Forconi, ritorna la ‘rivoluzione’

I ‘Forconi’ Atto secondo. Dopo la settimana di protesta che ha lasciato il segno i protagonisti del Movimento tornano nelle vie e nelle piazze della Sicilia. Ci saranno agricoltori, pescatori, autotrasportatori, artigiani, lavoratori edili, ma anche professionisti e cittadini comuni. Il Movimento lavorerà per coinvolgere nella protesta anche gli studenti e i pensionati. Oggi gli ultimi preparativi. Domani, a mezzanotte, prende il via l’operazione volantinaggio. La prossima settimana sarà di scena l’informazione. La strategia da adottare è stata decisa giovedì sera, a Catenanuova. Una riunione alla quale hanno preso parte i leader del Movimento di tutt’e nove le province dell’Isola.
L’avvio sarà ‘soft’. I ‘Forconi’ non hanno alcuna intenzione di far soffrire i cittadini siciliani. Al contrario, proveranno a spiegare le ragioni della protesta. E lo faranno non soltanto con i volantini, ma con i comizi di quartiere, proprio come si faceva durane le campagne elettorali negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. Gruppi di trenta-quaranta protagonisti del Movimento improvviseranno comizi nei quartieri di grandi e piccole città della Sicilia, spiegando per filo e per segno non soltanto il perché della protesta, ma anche quello che in quest’ultimo mese il governo nazionale e il governo regionale non hanno fatto.
Ovviamente, non mancheranno le azioni dimostrative di grande valenza politica e culturale. Ormai è chiaro che l’unico modo per fare pesare a Roma la protesta è il blocco delle raffinerie dislocate in Sicilia. Le raffinerie sono il simbolo dell’ ‘ascarismo’ della classe dirigente – o presunta tale – della Sicilia.
Nell’Isola – nelle raffinerie della nostra regione – si produce il 40 per cento e oltre della benzina utilizzata in tutta l’Italia. Queste raffinerie sono gestite, da sempre, da gruppi nazionali che nulla hanno a che vedere con la Sicilia. In barba allo Statuto siciliano – articolo 37 – le imposte pagate dai titolari di queste raffinerie non restano in Sicilia, ma finiscono nelle ‘casse’ delle regioni ‘ricche’ del Paese, cioè nelle regioni del Nord. Nell’Isola – e precisamente nell’aria e nel mare – resta invece l’inquinamento.
Ce n’è abbastanza, insomma, per procedere all’occupazione delle raffinerie, bloccando la benzina prodotta in Sicilia. Benzina che, sui grandi mezzi gommati, raggiunge il resto d’Italia. Ed è, del resto, l’unico modo non soltanto per attirare l’attenzione del governo nazionale e, in generale, dell’opinione pubblica, ma anche per convincere Roma ad avviare una trattativa seria per affrontare e sciogliere i nodi che oggi travagliano le famiglie e le imprese dell’Isola. Una trattativa che, ovviamente, non potrà essere attivata con un governo siciliano – quello retto da Raffaele Lombardo – screditato, governo che ha portato la Regione alla bancarotta. La trattativa, Roma, dovrà condurla direttamente con i rappresentanti dei ‘Forconi’.
La protesta riprende con dieci giorni di anticipo su quella che si dovrebbe configurare come una sorta di ‘presa della Bastiglia’. Il riferimento è alla grande manifestazione di popolo prevista per il 6 marzo a Palermo, quando i ‘Forconi’ di tulle le province siciliane si riverseranno a Palermo per iniziare il presidio dei ‘Palazzi’ della politica siciliana.
Al 6 marzo, spiegano i leader del Movimento, si dovrà arrivare – così è stato deciso nella riunione di Catenanuova – coinvolgendo la popolazione siciliana: operai, amministratori comunali (anche i sindaci del Comuni dell’Isola hanno qualcosa da dire al governo della Regione e al governo nazionale, se è vero che sono in maggioranza in ‘bolletta’, sia per i ritardi nei trasferimenti delle risorse finanziarie, sia per dissennata ‘riforma’ della gestione di acqua e rifiuti, due settori ‘regalati’ ai privati con il relativo ‘dissanguamento’ delle ‘casse’ degli stessi Comuni), lavoratori autonomi, commercianti (ai quali, il 6 marzo, verrà chiesto di abbassare simbolicamente le saracinesche per qualche ora), studenti e pensionati.
Da lunedì al prossimo 5 marzo i ‘Forconi’ proveranno, insomma, a coinvolgere la popolazione. A cominciare da studenti (delle superiori e delle quattro università siciliane) e dai pensionati.

 

 


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